Anche l’Italia ha il suo bazooka anti coronavirus. Mica solo la Germania o gli Usa. Tra i 3 e i 400 miliardi di liquidità per il sistema nazionale sotto forma di prestiti a imprese e famiglie concessi a tasso zero e garantiti dallo Stato italiano. Follia? Nemmeno per sogno. Alessio Villarosa, sottosegretario a via XX Settembre in quota M5S, spiega perché.
Villarosa un bazooka da 3-400 miliardi per famiglie e imprese in un Paese col terzo debito al mondo. Uno scherzo…
Assolutamente no. Tutto si gioca sull’effetto leva, grazie al quale si possono ottenere circa fino a 10mila euro a famiglia e 100mila a impresa, sotto forma di prestito e completamente a tasso 0. Dobbiamo metterci bene in testa una cosa: abbiamo dinnanzi a noi famiglie che si trovano a far fronte anche ai finanziamenti personali contratti nel passato o a una spesa improvvisa, e che possono essere in difficoltà ora che il reddito magari si è ridotto a causa della crisi. Per non parlare della aziende che devono pagare fornitori, affitti e tasse, che, meglio se ce lo ricordiamo, al momento abbiamo sospese e non cancellate.
Scusi, mi spiega come tradurre in pratica tutto questo?
Se noi mettiamo fino a 10mila euro per famiglia, con un prestito, otteniamo un effetto leva di 100 miliardi. Se poi ne mettiamo 100mila per 3 milioni di Pmi, sono altri 300 miliardi e arriviamo a 400. Questo, come detto, grazie all’effetto leva: ovvero soldi erogati con garanzia dello Stato che a loro volta richiamano nuovi investimenti e dunque moltiplicano il valore generato. Io ho trovato un modo per farlo, che prevede il ruolo del Mediocredito centrale. D’altronde sappiamo tutti che se pensiamo di trovare 400 miliardi dalla cassa pubblica è cosa impossibile. Dunque dobbiamo per forza lavorare ad un’alternativa. Lo Stato mette, per esempio, 10 miliardi il primo mese, per un totale di 30-40 nei mesi successivi e li trasforma in in finanziamenti. Con un una leva che va da 1-10 fino a 1-14 si ottengono quasi 3-400 miliardi in questione. La liquidità che serve al Paese, adesso e non tra un anno.
Va bene. Ma anche 30-40 miliardi non sono spiccioli per l’Italia e le sue finanze…
Qui entrano in gioco le garanzie pubbliche e i prestiti erogati, attraverso Cdp o Mediocredito centrale. E anche il sistema finanziario mi è sembrato interessato alla cosa. L’idea di base sarebbe quella di un finanziamento a tasso zero e senza costi di istruttoria fino a 10mila euro per ogni famiglia e fino a 100mila euro per ogni Pmi, con il rimborso a partire da marzo 2021 in 30 anni. La garanzia dello Stato sarebbe al 100% e a erogare le somme potrebbe essere anche la Banca del Mezzogiorno. La prima rata partirebbe dal marzo 2021 e su un prestito di 2mila euro, mettiamo caso, si pagherebbe una rata di 5 euro al mese.
Donald Trump ha architettato qualcosa di simile, negli Stati Uniti…
Sì, però questa mi piace chiamarla più manovra stile keynesiano. La Bce finalmente si sta aprendo, non certo perché ci vuole bene ma perché glielo hanno chiesto altre nazioni. E dunque nel frattempo dobbiamo anche tutelarci e iniettare liquidità nel mercato è fondamentale, e questo è un modo.
A proposito di Europa. L’operazione da lei decritta che tipo di accoglienza potrà trovare in una Unione che si è rifiutata, almeno per ora, di consentirci di usare gli eurobond?
Le dico la verità, gli eurobond sono un progetto che richiede tempo, quello di cui le sto parlando si può fare in una settimana. L’Italia e la sua industria hanno poco tempo da perder e dunque dobbiamo agire in fretta. Le famiglie hanno gli affitti da pagare e le aziende i fornitori e noi garantiamo prestiti immediati. E comunque la partita sugli eurobond non è finita, mi creda.
Non è finita? Lei è ottimista. La Germania si è messa di traverso, abbiamo chance di rovesciare il verdetto tedesco?
Io trovo francamente assurdo che pochi Paesi limitino la possibilità di uno strumento del genere. Ma più si va avanti e più vedo che questo blocco di Paesi arretra. Meglio così. Però nel mentre, il piano che le ho illustrato è la soluzione migliore e sa perché: perché non solo è veloce ma è anche immediato. Un segnale psicologico, la gente tra un po’ andrà in depressione, anche perché oltre che a rimanere senza soldi è a casa. E noi dobbiamo aiutare la gente.
Il ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli aveva lanciato una proposta simile pochi giorni fa. Prestiti trentennali…
Esattamente questo, ne abbiamo parlato io e lui proprio pochi giorni fa. L’idea dei prestiti a 30 anni è una gamba dell’operazione.
Villarosa, l’Italia è il Paese più colpito dal coronavirus. Il decreto Cura Italia da solo poteva poco o nulla. Serviva qualcosa in più?
Questa è una spinta che riguarda le piccole imprese, ai professionisti e alle partite Iva. Ma è certo che servono altre liquidità, non può bastare il Cura Italia. Tra pochi giorni il governo potrebbe varare un altro decreto tra i 40 e i 50 miliardi, e saremmo cosi a quasi 70 miliardi incluso il Cura Italia. Poi ci sarebbero i 30 di cui stiamo discutendo, che con effetto leva arrivano a 300 miliardi. Diciamo che la liquidità reale parte da 90-100 miliardi anche se poi, grazie al meccanismo che spiegavo si può arrivare a valori molto più elevati.
So che può essere fuori luogo parlare in questo momento di deficit. Però è inevitabile pensare che questa soluzione impatti sul nostro disavanzo. Avete già fatto qualche calcolo?
Li stiamo già facendo. Tra qualche giorno capiremo meglio, però tengo a precisare che ci sono risorse all’interno del bilancio che si possono utilizzare al posto del deficit e poi ci sono dei fondi messi da parte. Bisogna provarle tutte per vincere la battaglia.