Un buon segnale. Forse tra qualche anno, quando tutto sarà finito, ci ricorderemo del 23 aprile 2020, giorno in cui un’Europa che sembrava finita, spompata ma soprattutto frantumata, ha ritrovato se stessa. Gustavo Piga, economista e docente a Tor Vergata, non vuole vederla in altro modo a poche ore dal termine del Consiglio Ue presieduto da Charles Michel (nella foto).
Piga, ieri abbiamo avuto la sensazione che l’Europa abbia ritrovato lo spirito di solidarietà. Ci stiamo sbagliando?
No. Ma partiamo dall’Italia, dal basso le cose si capiscono meglio. Il nostro Paese uscirà dal 2020 con un Pil a -8% ad essere ottimisti, per poi crescere del 4,7% nel 2021. In più tutto questo viene raggiunto portando il debito al 155%. Questi due numeri ci dicono essenzialmente due cose: che abbiamo bisogno di grosse somme da immettere dentro l’economia. E che lo stato delle nostre finanze ha raggiunto quasi il suo limite. Per questo abbiamo bisogno di aiuto.
Allora ieri dall’Europa è arrivato un segnale di aiuto. Possiamo apprezzare lo sforzo, ma anche il risultato…
Certamente, al netto di tutte le discussioni sul fatto che si possa trattare di aiuti a debito, quello che conta è che si sia compresa l’urgenza e la necessità del momento. E questo è successo. Finalmente si è parlato di cose vere, concrete, come il Recovery Fund, che non prevede la complessa e difficile modifica dei trattati, né le polemiche politiche del Mes legato alle condizionalità austere, che avrebbe rallentato il tutto. Se mettiamo tutto questo insieme la sensazione è che l’Europa stia finalmente ascoltando. Certo, avrebbe potuto ascoltare di più ma ricordiamoci che finora ha sempre ascoltato di meno.
Possiamo definire quella di ieri una pagina felice di storia europea?
Sì, la gente si ricorderà di questo momento, un momento in cui abbiamo iniziato a camminare insieme e nel momento della difficoltà le orecchie si sono aperte invece di rimanere chiuse. Così si cotruisce un percorso unitario, non subito ma ora la base ci può essere.
Parte dei soldi che l’Europa erogherà sarà con ogni probabilità sotto forma di prestito. Questo non rovinerà la festa?
Innanzitutto non tutti i soldi saranno a prestito, non abbiamo nemmeno certezza di questo. Ma comunque il risultato non cambia perché non stiamo parlando del 100% delle risorse. Questo aiuto che viene dall’Europa, anche se fosse al 90% a debito e non a sussidio sarà comunque un debito meno costoso e questo non è trascurabile. L’aiuto c’è, non fissiamoci sull’ottimo altrimenti ci perdiamo il meglio.
Piga, lei prima ha parlato di finanze pubbliche italiane quasi al limite. Il nostro debito pubblico rischia l’insostenibilità?
No, ma i mercati scelgono a chi dare i soldi e a noi ce lo faranno pagare più degli altri. Tra l’altro i tassi di interesse in Ue sono al minimo e questo ci consente di affrontare la questione sostenibilità con maggior tranquillità. Sappiamo che la sostenibilità del debito è fatta di due variabili: i tassi di interesse e la crescita che deve essere alta. Facendo salire la crescita italiana, con l’uso intelligente di queste risorse, si ottiene la sostenibilità del debito.
Questa sera potrebbe arrivare un downgrade per i nostri titoli pubblici… C’è da preoccuparsi?
Non credo, se il contesto è quello di cui abbiamo parlato. L’Europa si è unita e ci sta aiutando.