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Si scrive Rai, si legge TelePechino. Se il servizio pubblico parla cinese (troppo?)

L’opinione pubblica italiana è passata in pochissime settimane dall’essere bollata come razzista verso i cinesi all’essere filocinese come mai. Almeno a giudicare dalle ultime rilevazioni Swg per il telegiornale de La7 da cui emerge che il 36% degli intervistati risponde Cina alla domanda “Per sviluppare le proprie alleanze internazionali al di fuori dell’Europa, l’Italia dovrebbe guardare di più a chi?”. Solo il 30% indica gli Stati Uniti d’America.

Siamo dunque passati dal presunto razzismo anticinese (la stessa definizione che i diplomatici di Pechino hanno spesso utilizzato per respingere le accuse sui ritardi delle autorità) all’entusiasmo per il pugno di ferro contro il coronavirus e per un modello, quello Wuhan, che non ha ancora riscontri empirici anche soltanto per via della mancanza di trasparenza da parte delle autorità cinesi sulle cifre di contagiati e vittime.  

Perché questo cambiamento? Non soltanto perché, come denunciato da Formiche la scorsa settimana, è stata messa in moto una propaganda a suon di bot. O ancora perché, sempre come spiegato su Formiche, la macchina della propaganda cinese è penetrata nei media italiani. Ma anche perché Pechino ha potuto godere di un sostengo del tutto particolare, una grandissima e una “sproporzionata” visibilità televisiva.

L’arrivo degli aiuti cinesi all’Italia per affrontare la pandemia di coronavirus ha avuto oltre il triplo della visibilità su televisioni e radio Rai rispetto all’annuncio del presidente statunitense Donald Trump di inviare assistenza per 100 milioni di dollari al nostro Paese. E più di due volte e mezza quella assicurata al cargo russo giunto a Pratica di Mare.

Formiche ha chiesto a DataStampa, agenzia storica che cura la rassegna di molti e rilevanti enti e organismi pubblici italiani, di fornire i passaggi audiovisivi presenti nella sua banca di dati nei giorni successivi all’arrivo degli aiuti per affrontare il Covid-19 da parte delle tre potenze. Per la Cina il 13 e il 14 marzo visto che il 12 un Airbus A-350 della China Eastern proveniente da Shanghai era atterrato all’Aeroporto di Fiumicino con a bordo nove medici specializzati cinesi dall’Hubei e trenta tonnellate di materiale sanitario. Per la Russia il 23 e il 24 marzo dopo che il 22 era giunto a Pratica di Mare il primo aereo di aiuti inviati da Mosca: quello al centro dello scontro tra la Difesa russa e La Stampa. Per gli Stati Uniti, il 30 e il 31 marzo, i giorni successivi la dichiarazione dalla Casa Bianca (del 29) con cui il presidente Donald Trump aveva annunciato l’invio di strumenti e prodotti sanitari per 100 milioni di dollari all’Italia.

Queste le emittenti che compaiono nell’analisi della banca dati di DataStampa: Rai 1, Rai 2, Rai 3, Rete 4, Canale 5, Italia 1, LA7, Rai News 24, TGCOM 24, Sky TG24, TV 2000, Class Cnbc, TeleRoma 56, Rai Radio Uno, Rai Radio Due, Radio 24, RTL, Radio Capital.

Ecco i numeri. Si tratta in totale (radio e tv pubbliche e non) di dieci servizi per gli Stati Uniti, undici per la Russia e 42 per la Cina. Per quanto riguarda le emittenti Rai, nei loro due giorni gli aiuti cinesi hanno goduto da parte delle televisioni e delle radio del servizio pubblico di 1.904 secondi di visibilità, cioè oltre mezz’ora. Quelli russi, invece, 741 secondi, cioè poco più di 12 minuti. Infine, quelli statunitensi meno di 10 minuti, ossia 589 secondi.

Guardando alle sei televisioni e radio della Rai si nota l’ampia visibilità data agli aiuti cinesi. Addirittura Rai News 24, l’emittente che ha garantito più spazio (560 secondi, cioè oltre 9 minuti) è anche l’unica, assieme a Rai Radio Due a non aver dedicato alcun servizio né agli aiuti russi né a quelli statunitensi.

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Considerando, invece, anche le televisioni e le radio private il dislivello aumenta. Gli aiuti cinesi hanno avuto 9.026 secondi, cioè oltre due ore e mezza; quelli statunitensi scavalcano quelli russi, attestandosi rispettivamente a 1.204 secondi (poco più di 20 minuti) e a 969 secondi (poco più di 16 minuti). In particolare, a garantire agli aiuti cinesi oltre sette volte la visibilità di quelli statunitensi sono due lunghi speciali di TGCOM 24 da oltre mezz’ora ciascuno (andati in onda entrambi il 13 marzo), i 745 secondi (oltre 12 minuti) di LA7, i 659 secondi di Sky TG 24 (quasi 11 minuti) e i 560 di Rai News 24 (oltre 9 minuti).

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Meritano un’ultima considerazione alcuni programmi e interventi. Per quanto riguarda l’annuncio degli aiuti statunitensi, su dieci stringhe, soltanto due programmi hanno deciso di dare spazio ai ringraziamenti del ministro degli Esteri Luigi Di Maio agli alleati storici per la loro solidarietà. Nel caso, invece, degli aiuti russi, su undici stringhe, troviamo due dichiarazioni del capo della Farnesina e una sua intervista.

Grande spazio a commenti e analisi è stato, al contrario, garantito – in particolare dal servizio pubblico – agli aiuti cinesi con interviste e dichiarazioni del ministro Di Maio, di Francesco Rocca, presidente nazionale della Croce Rossa italiana, di Yang Huichuan, vice presidente della Croce Rossa cinese, di alcuni dei medici cinesi giunti in Italia oltre che di Chao Ming dell’Angi (Associazione nuova generazione italo-cinese). In una trasmissione del 13 marzo (Cinque giorni sui mercati) Class Cnbc ha ospitato il direttore delle relazioni istituzionali di ZTE Italia, una delle aziende che ha donato aiuti all’Italia ma anche una di quelle, con Huawei, nel mirino del Copasir. Si è parlato degli aiuti cinesi anche in un servizio di 2.07 minuti all’interno del programma La vita in diretta su Rai 1, programma condotto da Lorella Cuccarini e Alberto Matano.

La gratitudine verso la Cina ci sta. La domanda è: il servizio pubblico non ha per caso, un filino, esagerato?

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