“L’Unione Europea dopo il coronavirus. Lezioni apprese”. È questo il titolo dell’appello lanciato dall’Associazione new europeans (www.newerupeans.net) a partire dal 9 maggio data del Settantesimo della dichiarazione Schuman che è alla base della costruzione europea. L’appello, primi firmatari l’ex ambasciatore italiano Giovanni Brauzzi e l’ex parlamentare britannico Roger Casale, è rivolto a tutte le istituzioni europee (è in corso la raccolta delle firme in Italia e in vari Paesi europei) che mira tra l’altro alla costituzione di una conferenza su un’“Unione Europea dopo coronavirus”.
Si tratta di un documento serio e costruito con cura, ricco di argomentazioni ben motivate e circostanziate, di analisi ben argomentate e di proposte mirate, che ha un retroterra, non espresso per l’understatement degli estensori, che consiste nel fatto che le istituzioni europee non sono state in grado di dare alcun tipo di risposta univoca alla pandemia, a parte la reazione in termini di politica economica.
Il documento è strutturato su 6 temi:
Sanità, un tema sul quale si sottolinea che c’erano stati per tempo gli avvisi dei rischi di una pandemia da virus, ma che non erano stati colti col giusto anticipo e in cui si auspica ci siano nuove procedure di cooperazione rafforzata anche, ove necessarie, tramite alcune modifiche specifiche del Trattato.
Economia, preso atto delle misure del Consiglio europeo del 23 aprile e auspicate misure più larghe, si chiede un pieno coinvolgimento del terzo settore, nonché ampi partenariati pubblico/privati e l’apertura di nuove strade per programmi di “economia circolare”
Sussidiarietà, si punta su un’architettura istituzionale chiara e flessibile che faccia leva su quello che è un principio fondamentale della costruzione europea, al fine di seri progressi nella dimensione sociale dell’Unione, anche e non solo in materia di salute, al di sopra e al di sotto degli Stati membri.
Educazione, intesa in tutti i sensi, dall’educazione scientifica, all’educazione civica, a quella tecnologica e digitale, che dovrà avere ulteriori ambiti di azione, perché nessuna risposta efficace al coronavirus può essere possibile senza la comprensione e la consapevolezza dei cittadini
Cittadinanza. Devono essere le persone, che sono state ovviamente le più colpite dalla pandemia, al centro dei nuovi progetti. Grazie al potenziamento digitale dei cittadini attivi che la pandemia ha comportato è fondamentale coinvolgerli nelle conversazioni che per essi contano, a livello locale, nazionale e internazionale e indurre i decisori a tutti i livelli ad ascoltarli di più. Dovrà così emergere una nozione rafforzata di “cittadinanza europea”, di cui, recita il documento “il diritto alla salute dovrebbe costituire una delle caratteristiche più qualificanti”.
Relazioni esterne, nel quadro dei nuovi assetti e dei nuovi equilibri geopolitici l’Unione Europea dovrà finalmente trovare un suo ruolo e una sua collocazione univoca, favorendo un nuovo assetto del multilateralismo ed esercitando un ruolo più dinamico ed attivo come soggetto unitario ed attivo nelle relazioni internazionali.
Nelle conclusioni l’appello rievoca due tappe fondamentali: il manifesto di Ventotene del ’41 che contribuì a plasmare l’Europa del dopoguerra e il rapporto Beveridge del ’42 che ha gettato le basi di un moderno sistema di welfare sia per il Regno Unito che per il resto d’Europa, entrambi dotati di forza visionaria, così come la dichiarazione Schuman del ’50 che è alla base della costruzione europea. L’auspicio degli estensori dell’appello è che il processo avviato di consultazione di base possa contribuire a migliorare la preparazione della conferenza sul futuro dell’Europa e che la partecipazione dei cittadini e della società civile sia il cuore delle iniziative per il rilancio del sogno europeo.
Infine, l’appello reca in allegato una prima lista di proposte puntuali anche sul piano tecnico, che vanno dal ruolo degli organismi europei per lo sviluppo dei vaccini alla formulazione di statistiche sanitarie europee più comparabili, al miglioramento del meccanismo di protezione civile dell’Ue a nuovi metodi di educazione scientifica anche attraverso l’apprendimento a distanza, a parità di condizioni dell’educazione digitale, ad altri aspetti sempre illustrati con puntualità e precisione.
Siamo quindi di fronte non al solito appello tipico di fughe in avanti da europeismo facilone, ma a quello di veri europeisti animati da forti ideali, ma conditi da sana concretezza, pragmatismo, giusto approccio empirico, che personalmente non ho avuto alcuna esitazione, come vari altri cittadini, a firmare.
Qui il link per i lettori interessati a leggere il testo integrale dell’Appello ed eventualmente a sottoscriverlo.