Il Covid-19 è fuoriuscito da un laboratorio. Non è più soltanto l’affermazione di qualche isolato complottista, adesso a sostenerlo è quasi la metà degli italiani. La teoria più bizzarra sull’origine della pandemia che sta paralizzando il mondo intero fa capolino nell’opinione pubblica del nostro Paese finendo per diventare una tesi capace di attecchire ben oltre le nicchie cospirazioniste.
A prendere per buona la “versione del laboratorio”, come ci mostra una sbalorditiva rilevazione di Swg, è ben il 47% degli italiani. Un’ampia fetta della popolazione che merita a sua volta di essere suddivisa in due schieramenti: uno più “moderato”, convinto che si tratti di una malefatta involontaria e un altro più “estremista”, fautore di una macchinazione dolosa.
I primi (31%) attribuiscono la responsabilità alla disattenzione degli scienziati che avrebbero lasciato sfuggire per errore il virus. I secondi (16%) sono certi che quella del COVID-19 sia una vera e propria creazione da laboratorio, un’arma biologica ideata a tavolino per scopi specifici e avvolti da un alone di segretezza.
Numeri che certificano ancora una volta la fascinazione italiana (e non solo) per le sirene del complottismo. Un richiamo che suona ancor più suadente nei momenti più tragici della storia, quelli in cui si cerca sempre e comunque di spiegare l’imponderabile ricorrendo alla tesi della mano umana.
Tuttavia, derubricare le opinioni degli italiani a mero folklore popolare non basta. Sotto il manto del complottismo si nasconde una questione ben più complessa. È in corso una partita geopolitica su chi sarà il nuovo padrone del mondo dopo il Covid. Una sfida che si gioca sul crinale sempre più labile che divide percezione e realtà. Quali Paesi si sono dimostrati più solidali in questa emergenza? Quali invece hanno le responsabilità maggiori?
I nuovi equilibri mondiali passano per queste domande e l’Italia sospesa tra il tradizionale ancoraggio atlantico e i persistenti ammiccamenti cinesi è senza dubbio un osservato speciale. Ecco allora che persino l’adesione alla stramba “teoria del laboratorio” assume un’altra luce, quella di una percezione determinante per capire chi saranno i vincitori e i perdenti dell’assetto internazionale che verrà.