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Caro Conte, ecco perché il Mes non va rifiutato. L’analisi del Bruno Leoni

Accettare il Mes? Perché no. Può offrire finanziamenti all’Italia per circa 36 miliardi di euro nell’ambito dei programmi di spesa anti-coronavirus. Rifiutare significa spendere, nei prossimi dieci anni, quasi 6 miliardi di euro in maggiore spesa per interessi. Tanto basta a giustificarne il ricorso, scrivono due economisti dell’Istituto Bruno Leoni, Carlo Stagnaro e Luca Fava in un paper intitolato Il Mes: un’offerta che l’Italia non può e non deve rifiutare.

“L’analisi della struttura del prestito e la stima del suo costo sarebbero elementi più che sufficienti a valutare positivamente la sottoscrizione di un prestito con il Mes. L’eliminazione delle clausole di condizionalità permette di valutare favorevolmente lo strumento anche da un punto di vista politico. I vantaggi sarebbero tangibili: il risparmio per lo Stato italiano, attivazione Mes al posto di nuove emissioni per la Repubblica per importo di euro 36 miliardi complessivi, sarebbe di 567 milioni di euro all’anno di interessi e su un arco di finanziamento circa 5,7 miliardi di euro. Con le stesse risorse, si potrebbe finanziare la fornitura di mascherine chirurgiche gli studenti di tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado per l’anno scolastico 2020/21, stimata in circa mezzo miliardo di euro”, si legge nel paper.

La tesi dei due economisti è semplice. “Intendiamo mostrare che il nostro Paese ha ogni interesse a utilizzare le risorse messe a disposizione dal Mes. Questo per una varietà di ragioni: il finanziamento avrà un costo decisamente inferiore rispetto alle alternative. L’Italia gioca un ruolo determinante all’interno della governance del Mes. Rifiutando queste risorse, si rischia di dare l’impressione di un governo ostaggio dei veti incrociati tra i partiti, e incapace di prendere decisioni razionali. Anche alla luce della sentenza della Corte costituzionale tedesca sulla legittimità delle politiche non convenzionali della Banca centrale europea, è imperativo mostrare che gli interventi di Francoforte rispondono a solide valutazioni costi-benefici e non ai capricci degli Stati membri. Quest’ultimo punto, in particolare, dovrebbe essere tenuto in conto da Roma, in quanto l’Italia è tra i massimi beneficiari dell’attuale conduzione della Bce”.

Il vero motivo per cui l’Italia dovrebbe accettare il Mes è comunque nelle condizioni degli aiuti, soprattutto quelli per la sanità. “Vengono eliminate tutte le condizionalità per avere accesso al prestito. Allo stesso tempo viene introdotto un vincolo di scopo sul finanziamento: le risorse finanziarie devono essere utilizzate per finanziare le spese (dirette e indirette) sanitarie di cura e prevenzione per la pandemia. Viene quindi creata una nuova linea di credito senza condizionalità, qui definita la Pandemic Credit Line. Si tratta di una modifica che potremmo definire storica, una modifica che innova radicalemente – per non dire che contraddice – il regolamento stesso del Mes”.

Appare quindi evidente, scrivono ancora i due economisti, “come per l’Italia l’eventuale sottoscrizione della Pandemic Credit Line del Mes rappresenti un’alternativa efficace per finanziare le spese dell’emergenza sanitaria. Inoltre, date le attuali condizioni di mercato (spread titoli italiani sopra i 200 punti base), la linea di credito del Mes rappresenti anche uno strumento efficiente di gestione del debito pubblico. Questo secondo aspetto rende l’alternativa presentata dall’Unione Europa un’offerta che il nostro Paese non può, e sotto certi aspetti che vedremo in seguito non deve, rifiutare”.



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