Il Conai, Consorzio Nazionale Imballaggi, terrà nel mese di giugno l’ultimo Consiglio di amministrazione della presidenza Quagliuolo e il prossimo 6 luglio l’Assemblea per il rinnovo delle cariche sociali. Nei giorni scorsi, il Consorzio è stato “audito” dalle Commissioni Ambiente di Camera e Senato, dove è in corso la discussione sul parere che le Commissioni sono chiamate ad esprimere sul decreto legislativo del governo che dovrà recepire nell’ordinamento nazionale, entro il 4 luglio, le direttive europee contenute nel cosiddetto “Pacchetto sull’economia circolare”.
Sempre in questi giorni ha fatto la sua prima uscita pubblica le neo Vicepresidente di Confindustria con delega all’ambiente, l’imprenditrice veneta Maria Cristina Piovesana. Che c’entra questo con il Conai. C’entra eccome. I nuovi vertici di Confindustria, infatti, dovranno indicare il prossimo Presidente del Consorzio, che dovrebbe essere espressione degli utilizzatori industriali; e fitte consultazioni sono in corso in Viale dell’Astronomia per le candidature dei nuovi consiglieri del cda Conai tra i quali verrà scelto il nuovo presidente.
E quanto l’Associazione degli imprenditori italiani tenga in considerazione l’attività che il Consorzio degli imballaggi ha svolto e continua a svolgere sul terreno dell’economia circolare, lo ritroviamo nelle parole della vice presidente Piovesana: ”Grazie al Sistema Conai il nostro Paese ha registrato negli anni performance di tutto rispetto nella corretta gestione degli imballaggi e dei rifiuti da esse derivati. Con il 69% del riciclo sono stati superati gli obiettivi previsti dalla nuova direttiva sugli imballaggi (quella in discussione in parlamento, ndr) del 65% al 2020 e ci si sta avvicinando a quel 70% previsto al 2030”.
“É evidente – ha concluso la vice presidente di Confindustria – che ogni fabbrica, dalle acciaierie all’industria della carta, dalle vetrerie all’industria della chimica, della plastica e del legno, dell’alimentare e del tessile, ha ormai implementato al suo interno sistemi organizzativi improntati alla circolarità. Se oggi c’è una speranza e una prospettiva per l’ambiente, la sostenibilità e l’economia circolare, quella speranza si chiama industria”.
SulLa stessa linea e con concetti analoghi si era espresso di fronte alle Commissioni parlamentari (da remoto, naturalmente) il Presidente del Conai, Giorgio Quagliuolo. I principi dell’economia circolare sono legati alla tutela dell’ambiente e diventano elementi imprescindibili per lo sviluppo sostenibile e le scelte di politica economica. Per realizzarla serve un impianto normativo chiaro ed organico. “Siamo di fronte ad un importante momento per l’evoluzione della normativa ambientale – ha detto Quagliuolo – che deve porre le basi per un concreto sviluppo dell’economia circolare e un miglioramento progressivo dell’efficienza e dell’efficacia nell’uso delle risorse. Ed è un cambio di visione che pone al centro un modello di produzione e consumo più sostenibili”.
I principi sui quali poggiare questo nuovo paradigma, secondo il Conai, riguardano l’eco-progettazione a monte dei beni e dei prodotti, un consumo più consapevole da parte di tutti e una corretta gestione a valle, quando questi prodotti diventano rifiuti. La normativa che l’Italia sta recependo è sì una normativa “ambientale”, ma che “molto a che vedere con uno sviluppo sostenibile dei modelli di produzione e consumo”. Un modello che la stessa Commissione Europea ha ribadito con l’adozione, lo scorso marzo, del nuovo Piano d’Azione per l’Economia Circolare, parte integrante del Green New Deal europeo.
“Conai – ha ribadito il presidente Quagliuolo – è a disposizione delle Istituzioni per fare ulteriori passi avanti nel rendere concreta l’economia circolare e mettere a frutto i risultati raggiunti, grazie all’esperienza delle imprese che ne fanno parte (800 mila circa, ndr) e alla consapevolezza che servono interventi mirati per superare ciò che finora ha funzionato meno, a partire dalla regolamentazione tra i Consorzi di Filiera e i sistemi autonomi, e al ruolo che lo stesso Conai può svolgere”.
Tra gli interventi proposti, cui dare immediata attuazione, “l’esigenza di sviluppare un sistema adeguato di infrastrutture per avviare il Paese alla circolarità: impianti di riciclo e di recupero energetico”, aumentare la qualità delle raccolte differenziate e superare le forti disuguaglianze che ancora esistono sul territorio nazionale, sviluppare il mercato delle materie prime seconde attraverso i tanti attesi decreti “end of waste” e dando concreto rafforzamento e attuazione al Green Public Procurement e stimolare la domanda di beni prodotti da materiali riciclati attraverso misure di eco fiscalità.