Per la Difesa europea, serve di più. I ministri di Italia, Francia, Germania e Spagna scrivono alla Commissione europea per dare slancio alle varie iniziative in campo, dalla Pesco, all’Edf. A pochi giorni dalla presentazione del “Next Generation Eu” da parte della presidente Ursula von der Leyen, il messaggio invoca per l’Unione un maggiore livello d’ambizione e di investimenti.
LA LETTERA
La lettera di Lorenzo Guerini, Annegret Kramp-Karrenbauer, Florence Parly e Margarita Robles è indirizzata all’Alto rappresentante Josep Borrell, responsabile della politica di sicurezza e difesa comune, e vice presidente della Commissione. L’obiettivo della missiva è “indicare le linee guida da perseguire al fine di rafforzare la dimensione della sicurezza e della difesa in ambito europeo”. Il riferimento è al vertice informale tra tutti i ministri della Difesa dell’Ue dello scorso 12 maggio, quando Guerini e colleghi convennero sulla necessità di rafforzare le iniziative nel campo, dalla cooperazione strutturata permanente (Pesco) al nascente Fondo europeo di Difesa (Edf).
IL CONTESTO
All’indomani di quella riunione, le stesse indicazioni giunsero anche dai capi di Stato maggiore dei Paesi membri, nella riunione del Comitato militare dell’Ue presieduta dal generale Claudio Graziano. Una linea condivisa in ambito Nato, tra esperti e addetti ai lavori, nonché ben in scia a quanto parallelamente sta accedendo nel resto del mondo: una presa di coscienza collettiva (persino in Cina) sull’esigenza di potenziare le rispettive Difese per far fronte a un mondo reso ancor più competitivo dal Covid-19.
LA DOCCIA FREDDA SULL’EDF
Eppure, mercoledì scorso, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha presentato a Strasburgo il “Next Generation Eu”, con annessa revisione del bilancio pluriennale 2021-2027. Seppur nell’ambito di numeri complessivi al rialzo (apprezzati sul Recovery fund), per il Fondo europeo di Difesa si legge una proposta di 8 miliardi di euro, in netto calo rispetto ai 13 miliardi della proposta iniziale. C’è un leggero rialzo rispetto agli ultimi dati (7 miliardi) usciti dai negoziati tra Paesi membri. Ma quella era un’altra epoca, prima della pandemia, e il settore sperava che la necessità di rivedere l’intero quadro finanziario pluriennale potesse far tornare sui 13 miliardi.
LA SENSIBILIZZAZIONE
Così non è stato (anche per il programma sulla mobilità militare), e da qui probabilmente la lettera dei quattro big della Difesa continentale, nel frattempo ben attivi su progetti di cooperazione extra-Ue, dal caccia di sesta generazione, al carro armato del futuro (non senza divergenze). “La lettera – spiega il dicastero italiano – vuole sensibilizzare tutti gli Stati membri sull’importanza della solidarietà e coesione in un momento particolarmente delicato e di crisi che ha colpito il Vecchio continente insieme al resto del mondo”. Nel documento, sono valutate “le implicazioni di sicurezza connesse alla pandemia, i cui effetti sul piano economico e sociale, potranno inasprire le situazioni di instabilità e di crisi internazionali, i cui riflessi ricadrebbero direttamente sugli Stati membri”.
L’ATTENZIONE PER LA SICUREZZA
Per questo, i quattro ministri sottolineano a Borell (affinché leggano tutti, anche i Paesi che puntano a un bilancio Ue in riduzione) l’esigenza di “rinforzare le capacità di difesa dell’Unione anche mediante gli strumenti di cooperazione rafforzata permanente (la Pesco) al fine di favorire progetti di investimento tra i partner europei e rendere più competitive le industrie della Difesa, importante leva economica nazionale per il rilancio dei Paesi anche nel post-pandemia”. Ne segue il riferimento a un Edf che potrà contribuire “al successo delle iniziative di sviluppo capacitivo dell’Unione”, solo se “opportunamente alimentato”. Si chiede un budget “ambizioso” per il fondo, affinché possa “contribuire a supportare l’economia italiana e la base tecnologica e industria della difesa europea”.
TRA CONVERGENZE E INTERESSI
Su questo, l’interesse italiano (chiarito ieri da Guerini a Montecitorio) converge con quello di Berlino, Parigi e Madrid: una maggiore capacità di investimento da parte di Bruxelles. Poi, quando partiranno i bandi, tutti nella formula del co-finanziamento, sarà una corsa a chi saprà posizionarsi meglio e investire di più. Allora, qualche convergenza verrà meno. La lettera sottolinea inoltre la collaborazione con la Nato che “resta la pietra angolare della nostra difesa collettiva”. Una specifica importante, soprattutto per Italia e Germania rispetto ai tentativi di allungo francesi sull’autonomia strategica dell’Europa. Si punta infine sulle missioni comuni, per cui si citano gli impegni nel Sahel e la nuova operazioni Irini per garantire l’embargo sulla Libia.