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Via della Seta, così l’Italia farà sfrecciare in Europa l’auto di Xi Jinping

La Via della Seta cinese è pronta a sfrecciare in Italia, a partire dall’Emilia-Romagna. Faw Group, il più grande produttore di auto cinese (ha all’attivo 4 milioni di auto vendute in Cina e 90 miliardi di dollari di fatturato), ha annunciato un miliardo di euro in investimenti in Italia assieme a Silk Ev, start-up specializzata in ingegneria e nel design di auto con base a New York e un centro per l’innovazione a Modena, per la progettazione e produzione di vetture di alta gamma full-electric e plug-in.

A lanciare il nuovo sodalizio emiliano, primo investimento del colosso cinese fuori dalla Cina, una cerimonia pubblica (in video-conferenza) questo mercoledì mattina alla presenza del sottosegretario agli Esteri in quota M5S Manlio Di Stefano e all’assessore allo Sviluppo economico dell’Emilia Romagna Vincenzo Colla.

La presenza di Di Stefano dimostra la particolare attenzione del Movimento Cinque Stelle verso gli investimenti cinesi e il sodalizio avviato un anno fa con la firma del memorandum per la Via della Seta.

Ma sul dossier è presente anche il Mise, e il sottosegretario dem Gian Paolo Manzella. “L’investimento Faw-Silk Ev in Emilia Romagna è il segno della forza attrattiva dell’Italia – spiega a Formiche.net – L’interesse di Faw per un investimento tutto rivolto al futuro come l’auto elettrica in Italia, dimostra quanta forza attrattiva abbiamo in alcuni segmenti come l’automotive. In questo c’è anche un elemento territoriale che è parte della nostra forza. La Motor Valley emiliana fatta di tradizione, qualità ed anche di un grande rapporto tra università e industria, è in tutto il mondo simbolo di quegli ecosistemi industriali che in Europa si vogliono realizzare con la nuova politica industriale europea”.

Nel Comitato attrazione investimenti presso il Mise, continua il sottosegretario, tra i dem più vicini al segretario Nicola Zingaretti con cui collaborava da assessore allo Sviluppo economico alla Regione Lazio, “stiamo lavorando con le altre amministrazioni nazionali e le Regioni proprio per fare del paese una realtà sempre più attrattiva per investimenti di qualità che coinvolgono ricerca e innovazione, come quello annunciato oggi. È un progetto che ci stimola a pensare più in grande ed a cogliere tutte le potenzialità che abbiamo. Oggi noi attraiamo 24 miliardi di euro l’anno di investimenti esteri, una cifra ancora lontana dal nostro potenziale”.

Siglata con un memorandum lo scorso 23 aprile, la joint venture vuole trasformare la Motor Valley emiliana in una fucina dell’innovazione per il gruppo cinese. L’obiettivo, emergenza permettendo, è costruire nel giro di pochi mesi un impianto con il potenziale di creare migliaia di posti di lavoro.

L’investimento però ha un significato politico oltre che economico. Non solo perché Faw è di proprietà dello Stato cinese. Il suo fiore all’occhiello, il marchio automobilistico premium Hongqi, è un simbolo del Partito comunista cinese (Pcc).

Letteralmente “bandiera rossa”, ha sempre fabbricato lussuose limousine hi-tech per gli alti dirigenti del partito, compresi i segretari. Mao Zedong girava su una Hongqi colore beige, Deng Xiaoping ne aveva una color cammello. Un anno fa, nel marzo 2019, il presidente Xi Jinping ha solcato le strade di Roma con il suo personale modello, la Hongqi N501.

L’Italia ora può diventare un trampolino di lancio importante per la versione sportiva ed elettrica delle berline made in China. Faw Group sta puntando molto sul brand Hongqi. Ha inaugurato un centro di produzione nel capoluogo del Jilin che, scrive Stefano Carrer sul Sole 24 Ore, partirà nel 2022 e avrà una capacità di produzione fino a 200.000 vetture l’anno. Ma oltreconfine è l’Italia il tassello fondamentale per l’internazionalizzazione del brand, tanto che alcuni modelli saranno realizzati esclusivamente in Emilia.

Per di più, le nuove autovetture sportive e non del colosso cinese utilizzeranno tecnologia 5G di Huawei. Lo ha annunciato il 6 maggio il colosso della telefonia mobile di Shenzen inaugurando una partnership con un gruppo di aziende dell’automotive fra cui le cinesi Bid, T3 Mobility e Faw, per la creazione di un “ecosistema automobilistico del 5G”.

Il nuovo impianto di Faw in Emilia aggiunge dunque un tassello della presenza in Italia di Huawei in un momento in cui il campione tech cinese è al centro di un dibattito pubblico sulla sicurezza del 5G e accusato dall’intelligence americana di spionaggio per conto del Pcc.

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