Le pmi sono l’ossatura del tessuto economico italiano. Per questo devono essere messe al centro della ripresa post-Covid, spiega a Formiche.net Antonio Zennaro. Trentasei anni, veneto, deputato membro del Copasir, da poco uscito dalle fila del Movimento Cinque Stelle per formare la componente del Gruppo misto “Popolo protagonista”, Zennaro spiega la sua ricetta per uscire dalle secche della crisi. E a chi già lo etichetta come esponente non secondario del “Partito di Conte” a Montecitorio, risponde che ora la priorità è la ripresa, ma anche che i “giochetti di palazzo” non lo interessano. Se però il governo dovesse cadere, l’unica opzione è “dare la parola ai cittadini”.
Zennaro, che idea si è fatto del decreto Rilancio?
L’enorme ritardo con cui il governo ha approvato il tanto atteso decreto Rilancio ha arrecato un grave danno materiale, oltre che di fiducia, soprattutto tra le categorie produttive ed economiche. Gli analisti finanziari stimano una perdita del Pil italiano nel 2020 in una forchetta tra l’8% ed il 12%, la grande tempesta in un’economia a crescita zero.
Soldi a pioggia o vera spinta fuori dalle secche?
Alcune misure sono positive, come l’ampliamento dell’ecobonus e del sismabonus, ma manca totalmente un grosso piano di investimenti e di sburocratizzazione.
Cosa manca nello specifico?
Mancano le risorse fresche ed immediate a favore del settore turistico e delle piccole e piccolissime attività commerciali. Andava dato un aiuto consistente sugli affitti, una cancellazione delle tasse e fondo perduto subito, soprattutto per il turismo, invece che una politica di bonus si dovrebbe operare con un taglio netto per l’anno fiscale 2020.
Buona parte delle risorse se ne va in Cassa integrazione e bonus. È sufficiente?
Misure di assistenzialismo puro per qualche mese non faranno invertire il trend economico, il coronavirus ha fatto da innesco “perfetto” ad una recessione mondiale che stava già iniziando.
Bel pasticcio il ritardo nella pubblicazione. Una specie di licenza di licenziare…
Su questo penso che il governo si adopererà con opportuni correttivi.
Il reddito di emergenza è il cugino povero del reddito di cittadinanza? O qualcosa di meglio?
Se non salviamo il tessuto produttivo delle piccole e medie imprese rischiamo uno scenario sudamericano per l’Italia: aziende che chiuderanno e milioni di persone che perderanno il lavoro, con un irreversibile perdita di competenze e know-how non recuperabili, la fine della classe media italiana. Forme di assistenza sulla disoccupazione devono prevedere l’obbligo di lavoro e di formazione in aziende ed enti pubblici, altrimenti sono soldi gratis che un Paese come l’Italia oggi non si può permettere.
Intanto continua la protesta sulla garanzia richiesta da Fca. Lei è d’accordo?
Andare contro Fca ora mi farebbe prendere parecchi like, ma la verità è che in Italia il settore automotive, attraverso Fca Italia, impiega migliaia di occupati e centinaia di pmi della filiera. Magari sarebbe il caso di domandarci perché tante imprese italiane hanno la sede legale all’estero, semplifichiamo il fisco e riduciamo le tasse, solo così potremmo ridiventare competitivi.
Come Copasir state vigilando sull’esposizione del tessuto economico ad azioni ostili. Le misure del governo, come il Golden Power, bastano?
Per le grandi aziende per il momento sembrerebbe di sì, mentre per le piccole e medie imprese il rischio rimane elevatissimo, ci esponiamo a uno shopping selvaggio.
Un’autorità delegata sarebbe opportuna?
Forse la creazione della figura del Consigliere per la sicurezza nazionale, delegato dal presidente del Consiglio con compiti di coordinamento e monitoraggio del tavolo sulla sicurezza economica nazionale da istituire a Palazzo Chigi, come fatto da altre nazioni, potrebbe garantire un monitoraggio superiore.
Zennaro, perché avete acceso i riflettori sulle banche?
Perché sono tra le maggiori detentrici di titolo di Stato della Repubblica ed alcune potrebbero essere soggette a scalate ostili, visto i recenti tracolli delle quotazioni in Borsa.
Nelle varie audizioni, avete anche ascoltato Cdp. Lei crede che si possa immaginare la sua trasformazione in un fondo sovrano sulla scia della Kwf tedesca?
Sarebbe la scelta auspicabile e penso che su questo tema ci sia grande convergenza tra tante forze politiche.
Il vostro rapporto su Immuni è molto severo con l’app scelta dalla Pisano. Troppo tardi per aggiustarla?
Il giudizio della relazione è una promozione con riserva, politicamente però avrei evitato di andare sul mercato e sarebbe stato più opportuno utilizzare il know-how interno, ad esempio delle nostre università, come hanno fatto altri Paesi.
C’è il rischio che i dati finiscano in mano di Paesi terzi come la Cina?
Improbabile con l’adozione delle opportune misure di sicurezza raccomandate anche dal Dis.
Da poche settimane ha abbandonato il Movimento Cinque Stelle. Perché?
Ho annunciato la mia uscita dal Movimento con un lungo post su Facebook in cui ho spiegato le ragioni della mia decisione. In sintesi la mancanza di collegialità e condivisione nella gestione dei dossier economici.
Lei sente di far parte di quello che la stampa ha ribattezzato “partito di Conte”?
Al momento i giochetti di Palazzo per far cadere il presidente del Consiglio in piena emergenza sanitaria non mi interessano. Sono molto preoccupato per il grande inverno economico che rischia di arrivare, se la politica tutta non darà risposte concrete ne sarà travolta.
Se il governo dovesse cadere, l’alternativa è il voto o la legislatura deve continuare?
Dare la parola ai cittadini è sempre una cosa giusta, la costituzione è molto chiara su questo, se nessun governo riesce ad avere la fiducia in Parlamento, non restano molte altre opzioni.