Il taglio dell’Irap alle imprese? Una manna dal cielo. Un po’ come il Mes. Stefano Micossi, economista e direttore generale di Assonime, l’associazione delle spa italiane promotrice di una proposta per il sostegno alle imprese (qui l’intervista al presidente Innocenzo Cipolletta) va dritto al cuore della questione, dopo l’ennesima notte di trattativa a Palazzo Chigi sul decreto Rilancio, in arrivo, forse, oggi.
MENO TASSE UGUALE PIÙ SOLDI
Prima questione, l’imposta sulle attività produttive. A giugno nessun acconto e, forse, nessun saldo a fine anno per le imprese fino a 250 milioni di fatturato. “Una bella notizia, per un motivo molto semplice. Se io a un’impresa tolgo un’uscita è come se le dessi dei soldi in più. Comprendo la necessità di liquidità in questo momento, ma se io sospendo un pagamento, sto dando liquidità alle imprese. E questo va bene, un po’ come dare un credito di imposta compensabile. Questo impatta direttamente sulla liquidità. E comunque i fondi alle imprese stanno affluendo, le banche, soprattutto quelle grosse, stanno facendo la loro parte. Forse per le piccole imprese è più difficile, ma le grandi aziende stanno ricevendo le risorse dalle banche”.
BENEDETTO MES
Micossi ha pochi dubbi anche sul Mes, che per l’Italia vale 36 miliardi di aiuti per la sanità, a zero condizioni. “Ma perché non dovremmo usare i soldi che ci vengono dati dall’Europa. La posizione che stanno tenendo certi partiti, come la Lega, sul Mes è francamente incomprensibile, quelli sono soldi che potrebbero alleggerire gli oneri delle imprese e quelle del Servizio sanitario nazionale, ma come si fa a non capire questo. Non sarebbero tutti soldi per le imprese, ma una quota potrebbe andare a loro, se soltanto qualcuno ne parlasse”. Micossi ne ha anche per la Germania, che rischia una clamorosa infrazione dopo la sentenza sul Qe. “Bisogna andarci piano, rischiamo un conflitto che può diventare incandescente, dovremmo trovare una via d’uscita onorevole per la corte tedesca, che indubbiamente ha fatto un pasticcio. Ma la vicenda è di per se pericolosa, serve prudenza”.
UN CONSIGLIO A SALVINI
Non è tutto qui, l’altra grande scommessa italiana è la famigerata Fase 2. Il governo sembra aver trovato un punto d’incontro con le regioni, per anticipare le riaperture. Ma per il numero due di Assonime, il rischio che gli sforzi fatti fin qui vengano vanificati è alto. “Il vero problema, detta fuori tra i denti, sono Lombardia e Piemonte. Noi siamo in grado di riaprire dappertutto ma non lì. E questo chi glielo dice a Salvini? Certo, parliamo delle regioni che sono il motore di questo Paese, ma il rischio che una riapertura anticipata vanifichi il tutto è alto. Poi sarebbe peggio, molto peggio”. E allora un consiglio a Salvini? “Sì, è meglio aspettare adesso invece che tornare indietro dopo. Il Covid-19 è ancora tra noi, a Salvini dico di essere lungimirante, si muove troppo tatticamente, deve guardare un po’ oltre e con maggior equilibrio”.
IRI O NON IRI
Altro, e ultimo, capitolo, il maxi fondo da 50 miliardi con cui sostenere le aziende più grandi, anche attraverso un ingresso pro-tempore dello Stato, a mezzo Cdp. “Non c’è nessuna statalizzazione in atto, il ministro Gualtieri ha idee chiare e soprattutto sane: un intervento sarebbe solo a tempo e dovrebbe avere un rendimento, rispondendo a criteri di mercato. Se lo Stato entra ed esce va bene ma se qualcuno pensa di mettere le mani sull’economia allora non va più bene. Per fortuna, chi volesse fare questo, troverà sempre un ostacolo: Roberto Gualtieri. Una buona notizia”.