Nulla di stupefacente, nelle previsioni economiche della Commissione europea. Lo sapevamo già. Nulla di confortante, però. Che il debito esplodesse era nelle cose. Quello dell’euroarea romperà il muro del 100%, andando oltre. Noi ce la siamo lasciata dietro da anni, quella soglia. Quei debiti, inutile farsi illusioni, resteranno a lungo e peseranno negativamente, deformando lo spazio economico nel quale viviamo. E anche in questo, purtroppo, possiamo dare lezioni. Da qui il punto è: come si riparte, come si riguadagna la ricchezza perduta?
Chi ha potuto spendere di più, perché precedentemente aveva saggiamente ridotto e governato i propri debiti, ha potuto approfittare della sospensione del patto di stabilità per curare le piaghe del sistema produttivo. Come ha potuto approfittare della sospensione delle regole sugli aiuti di Stato per rimodellare il proprio sistema e accrescere il portafoglio pubblico. Noi siamo nella condizione opposta: cresce solo il debito. Che rimane in (relativa) sicurezza solo sotto la protezione europea. I soli soldi che spendiamo hanno quella fonte. Il resto sono illusioni che sconfinano in raggiri.
Se continuassimo a progettare l’uso della liquidità esistente per il soccorso finiremmo con il constatare l’insostenibile squilibrio dei conti. A quel punto lo sguardo si sposterebbe verso il patrimonio privato, che è molto elevato, e non più con l’ipocrisia del patriottismo, ma con la cupidigia della necessità. Il fatto che tutti sentano il bisogno di negarlo è già indizio di un pericolo reale.
Per evitarlo occorre portare la liquidità esistente a investimenti. Non con lo Stato imprenditore, ma committente. La ricchezza delle persone deve continuare a dipendere dal lavoro, se si rompe il nesso dilaga la miseria. Neanche questo basterà, se non ci decidiamo a smantellare gli ostacoli che noi stessi abbiamo costruito, con codici e regolamenti che pretendono d’eliminare la corruzione e finiscono con il corrompere il mercato. Radere al suolo questa roba non significa lasciare campo libero a evasori, riciclatori e criminali, ma l’esatto opposto: evitare che siano i soli a sopravvivere e continuare a investire. Togliamo dal codice appalti tutto quello che non è esplicitamente richiesto dalle norme europee, o, detto meglio: usiamo il codice appalti europeo. Anziché chiudere le scuole e con quelle il discorso della formazione occupiamoci d’impartire istruzione anche d’estate, sempre. Il livello della nostra formazione è uno dei più potenti ostacoli alla crescita.
Facciano un atto caritatevole con noi stessi e smettiamola di credere che sia la carità, per giunta ritardata, a potere rimettere in moto l’Italia. Serve diritto, libertà e meno oneri. Cominciamo subito con bar e ristoranti: si mandavano i vigili a controllare che non mettessero una sedia fuori, mandiamoli a sgomberar per loro strade e piazze.
Inventare e adattare è quel che sappiamo fare. Mantenere e consolare è quel che a troppi piace predicare.