Brutti segnali dalla Germania, ma non è la fine del mondo. Da una parte la Corte costituzionale di Karlsruhe che in una sentenza tra lo storico e lo spinoso ha affermato in sostanza che i 2.600 miliardi di bond che la Bce ha cominciato a comprare cinque anni fa per scongiurare la deflazione e che hanno messo il turbo alla ripresa economica successiva sono parzialmente incostituzionali. Una simile decisione potrebbe portare, un domani, la Bundesbank, nei fatti azionista di maggioranza della Bce, a smettere di comprare titoli di debito.
Dall’altra un inatteso stop al Recovery Fund, il maxi-piano di prestiti (o sussidi?) da 1.550 miliardi il cui primo sponsor è Ursula von der Leyen. Il piano avrebbe dovuto essere presentato in questi giorni, ma la resistenza dei Paesi del Nord, Germania in testa, ha fatto slittare il tutto, nonostante la recessione conclamata del Vecchio continente. Male, ma attenti a non abbandonarsi alla disperazione, dice a Formiche.net, Alberto Quadrio Curzio, economista della Cattolica e presidente dell’Accademia dei Lincei.
Quadrio Curzio, ci risiamo con i niet tedeschi. Oggi una Corte costituzionale ha stabilito la parziale illegalità del Qe. In piena emergenza coronavirus…
Non è un bel segnale, però cerchiamo di guardare alle cose per quello che veramente sono. Tanto per cominciare la Bce avrà tre mesi di tempo per dimostrare la bontà del programma di acquisito dei titoli. E poi stiamo parlando di una Corte tedesca, che di certo non è sovrana rispetto all’Europa.
La Germania punta ancora i piedi cercando di condizionare l’Europa?
Diciamo che la giustizia costituzionale tedesca non sembra aver compreso il senso della sentenza della Corte di Giustizia europea, che ha riconosciuto nello statuto della Bce la possibilità di ricorrere al Qe. Senza dubbio il segnale è poco incoraggiante, ma di certo non possiamo pensare che la giustizia tedesca abbia posto la parole fine al Qe.
Però sappiamo quanto la Germania pesi in Europa…
Certamente, nei fatti è così. Ma dal punto di vista del metodo mettere in discussione una sentenza della Corte di giustizia europea è pericoloso. La richiesta di chiarimenti è una cosa, ma la ridiscussione del Qe è ben altra cosa. Insomma, non precipitiamo.
Va bene, ma non trova quanto meno fuori luogo mettere in discussione un programma di aiuti che vale 750 miliardi solo nel 2020 mentre l’Europa sprofonda nella recessione?
Molto fuori luogo e del tutto inopportuno in un momento come questo. Però le dico questo: non penso che Angela Merkel e la stessa Ursula von der Leyen siano contenete di questa decisione. Sono sicuro che sia l’esecutivo tedesco, sia quello comunitario hanno valutato negativamente un’uscita del genere.
Quadrio Curzio, l’altra notizia, non certo bella, è lo stop a sorpresa del Recovery Fund, la cui presentazione slitterà. Ancora una volta l’Europa è disunita e spaccata tra Nord e Sud.
Io credo che sarebbe sbagliato dire che l’Europa finora non ha fatto nulla contro la crisi. Ha approntato dei piani di emergenza, come il Sure, tanto per dirne uno. La stessa ipotesi del Recovery Fund è un passo importante, non dobbiamo buttare tutto in un colpo solo. Naturalmente prendiamo di una certa di una certa lentezza. A volte si fanno due passi indietro e uno in avanti, ma sinceramente questa volta mi sembra che l’Europa sia stata molto meno inerte rispetto alla crisi del 2008-2011.
Allora non c’è che sperare che gli sforzi fatti non vengano vanificati, fermandosi a un passo dal varo del Recovery Fund…
Non credo che l’Europa si fermerà proprio adesso. Sì, ci può essere qualche intoppo, magari sulle garanzie ai prestiti, ma non penso verrà tutto buttato. Ricordiamoci sempre di una cosa. La presidente von der Leyen ha giocato molto del suo credito sul Recovery Fund, la cui attivazione chiama in causa l’attivazione di gran parte dei punti del suo programma. C’è poi un aspetto politico, che non va tralasciato.
Quale?
Che c’è un presidente di una Commissione europea che vuoi sul Recovery Fund, vuoi sul discorso del Qe è nei fatti stata sfiduciata dal suo Paese di origine. Per questo dico che bisogna distinguere, e a Bruxelles dovrebbero farlo, da ciò che fa e decide una Corte costituzionale da quello che fa un governo nazionale o comunitario. Sarebbe grave se le due cose si mischiassero.