Guai a sprecare 80 miliardi e passa di fondi elargiti dall’Europa all’Italia, senza dare nulla in cambio. Il nostro Paese, si sa, ha vissuto lunghe stagioni di sprechi. Ma ora l’accensione del Recovery Fund impone la massima accuratezza nell’uso delle risorse. Sì, c’è il vincolo dell’investimento (il governo italiano starebbe pensando, a dire la verità, a un robusto taglio delle tasse). E per ottenere i fondi l’Italia deve prima ottenere il nulla osta da Bruxelles su un piano che indichi dove e come verranno spesi i soldi. Ma tutto questo basterà? Alberto Quadrio Curzio, economista della Cattolica di Milano e presidente dell’Accademia dei Lincei, ha una sua proposta.
Quadrio Curzio, ieri l’Italia ha ottenuto la quota maggiore degli aiuti previsti dal Recovery Fund. Come se lo spiega?
Faccio una premessa. Non chiamiamoli soldi a fondo perduto. Perché i soldi a fondo perduto non prevedono alcune rendicontazione. E qui l’Italia un minimo di rendicontazione sull’uso dei fondi, dovrà darla. Ciò chiarito, l’Italia è il Paese che forse ha subito più danni dal coronavirus, ha subito un colpo fortissimo. E poi stiamo parlando del maggiore Paese europeo con danni superiori alle altre economie, dall’Europa è arrivato un riconoscimento a tutto questo.
Germania e Francia hanno avuto meno di noi. Eppure non se la passano benissimo…
Il fatto è che parliamo di due Paesi più solidi del nostro e che hanno capito una cosa: c’è un terzo Paese, una terza grande economia in Ue, che deve ricominciare a marciare. E questa economia è l’Italia, perché l’Unione europea non può camminare su due gambe, ne servono almeno tre. E la terza siamo noi.
Ora che i soldi del Recovery Fund sono in arrivo, come evitare di sprecarli?
Difficile dirlo. Però una cosa si può fare e cioè affidarsi alle grandi imprese strategiche del nostro Paese: Leonardo, Eni, Enel, Fincantieri, Autostrade, e anche tante imprese partecipate dalla Cdp. Stiamo parlando di realtà molto forti e competitive dal punto di vista delle infrastrutture. Investire parte delle risorse con queste imprese può essere un buon modo per evitare errori e dispersione di denaro. Pensiamoci. Non è tutto però.
Prego.
Credo che l’Italia debba dotarsi di una grande piattaforma tecno-scientifica che oggi non ha e che può consentirle di prevenire anche le future epidemie. Faccio due esempi: in Germania c’è l’Embo, lo European molecular biology laboratory, che è una potentissima piattaforma per lo studio della biologia molecolare. E poi in Ue c’è il Cern, il massimo impianto per lo studio delle particelle.
Dove vuole arrivare?
All’Italia. Il piano Marcon-Merkel lo dice chiaramente: l’Europa deve avere un grande scudo per la prevenzione delle pandemie e la lotta alle pandemie passa per la ricerca, la tecnologia, il progresso e la scienza. Credo che l’Italia, che di eccellenze ne ha, dovrebbe seguire l’esempio e dotarsi di una gigantesca eccellenza, tutta sua.
Quadrio Curzio, che Europa sarà quella dopo il Recovery Fund?
Mi auguro un’Europa più sovrana e più resiliente. Vede, ci stiamo dimenticando di un grande problema, la competitività. Perché oggi l’Europa sconta problemi di dumping sociale e ambientale rispetto a tanti Paesi extra-Ue. Questo sistema deve cessare. Ora forse diventeremo tutti più forti e padroni di noi stessi.