Si apre la Fase 2 della crisi da coronavirus e tra gli italiani cresce la spinta verso una totale riapertura delle attività produttive. La ragione? La percezione negativa della situazione economica in cui versa il Paese, da cui i cittadini pensano che non ci si riuscirà a riprendere per tanto tempo. Secondo la rilevazione di Swg relativa alla settimana 11-17 maggio, inoltre, ad essere cambiate sono anche le abitudini d’acquisto: i centri commerciali o i negozi non attirano più come prima, mentre ad essere privilegiati sono gli acquisti online. Promosso, invece, il Sistema sanitario nazionale, che per gli italiani ha risposto in modo soddisfacente da nord a ora di ripartire. sus alla pandemia da Covid-19.
L’ORA DI RIAPRIRE
Non vedono la luce in fondo al tunnel, gli italiani intervistati da Swg per indagare sui comportamenti e i vissuti personali in questi mesi di crisi, anzi percepiscono che questo tunnel sarà ancora molto lungo. Solo il 10%, infatti, crede che l’economia si riprenderà velocemente, contro un 63% di pessimisti, un dato in crescita rispetto al trend delle settimane precedenti (dal 20-26 aprile al 4-10 maggio era passato dal 64% al 58%). Nel mezzo, i Dpcm sulla Fase 2 e le prime iniziali riaperture di alcune attività produttive. Per il 64% degli intervistati, inoltre, la situazione economica del Paese è peggiorata rispetto alle due settimane precedenti, mentre solo per il 6 % è migliorata.
Nel corso della settimana che va dall’11 al 17 maggio, allora, si è consolidata la convinzione che sia necessario riaprire al più presto tutte le attività, con un dato di partenza del 43% dell’11 maggio che raggiunge il 52% il 17. Specularmente cala chi crede che invece non ci siano le condizioni di sicurezza per riaprire (dal 47% al 36%). Sebbene i timori non siano pochi, i lavoratori sembrano invece guardare con più ottimismo al loro futuro: la possibilità di essere licenziati esiste per il 47% degli intervistati, un trend in calo nel corso della settimana che parte dal 47% dell’11 maggio per scendere al 44% nell’ultimo giorno della rilevazione.
BISOGNO DI RESPIRARE
Complice anche l’arrivo della bella stagione, non stupisce la necessità da parte dei cittadini di respirare a pieni polmoni e riprendersi dallo stress emotivo dei mesi passato. L’85% degli italiani sente infatti il bisogno di stare all’aria aperta, di incontrare gli amici (76%) di fare una breve vacanza (63%) e di riposare e rilassarsi (60%). Percentuali più basse per molte attività, invece, che presuppongono la presenza in un luogo chiuso, come andare al ristorante (36%) o per negozi (32%).
Ed è proprio nella scelta tra locali all’aperto o al chiuso che gli italiani non hanno dubbi: il 55% degli intervistati andrebbe in un ristorante all’aperto (26% al chiuso) e il 42% al cinema o in un teatro all’aperto (18% al chiuso).
LA PREVALENZA DELL’ONLINE
Ad emergere con forza la propensione per una nuova abitudine che già si stava facendo strada tra gli italiani, ma che si è consolidata nei mesi di lockdown: gli acquisti online. Il 49% degli intervistati, infatti, potendo scegliere liberamente dove fare la spesa, sceglie il canale online, contro un 34% che guarda con favore ai negozi di grandi dimensioni.
L’area di percezione del pericolo per gli italiani è ancora ampia e comprende gli spostamenti in altre regioni (48%), andare da un parrucchiere o dall’estetista (44%), svolgere una pratica in un ufficio pubblico (44%).
IL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE? PROMOSSO
Da nord a sud, inoltre, gli italiani promuovono promuovono il sistema sanitario per come ha reagito all’emergenza (un voto medio di 7,1), con alcune critiche che riguardano soprattutto la fornitura di dispositivi di sicurezza al personale, la disponibilità di attrezzature e il flusso di informazioni sul virus date ai pazienti e ai loro parenti.
In prospettiva, i cittadini si sentono più sicuri a recarsi dal proprio medico di base che nelle strutture ospedaliere, mentre il pronto soccorso è quello che desta maggiore preoccupazione. Con il passare del tempo questo senso di sicurezza è destinato a crescere, ma non per tutti.
LE SFIDE PER LA SANITÀ
Le priorità per il futuro vengono individuate soprattutto in tre filoni: preparare il sistema a eventuali nuove ondate o ad altre epidemie (43%), aumentare l’investimento nei servizi sanitari (40%) e rafforzare la medicina sul territorio (37%), a scapito della concentrazione in grandi strutture regionali. Quanto ai test sierologici e tamponi vi è piena disponibilità a farli e il 25% sarebbe anche pronto a sostenerne le spese.