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Salvini sbaglia, il Mes è utile. Parola di Giancarlo Pagliarini

Ci vuole il Mes. E se arriva la Troika come in Grecia, pazienza. Nelle ore in cui si discute ancora sul decreto Rilancio, Giancarlo Pagliarini, leghista della prima ora, storico dirigente del Carroccio di Umberto Bossi, ministro del Bilancio nel governo Berlusconi del 1994, dice la sua sull’Europa, l’Italia e le speranze di una nazione. Detto da un uomo che ha fatto un po’ la storia della Lega, fa un certo effetto.

Pagliarini, pochi giorni fa su Twitter ha scritto che non bisogna temere il Mes. Eppure in Italia c’è chi ne ha paura…

Un mistero, anche sforzandomi non riesco a capire come facciano. Io dico che il Mes ci serve, come il pane. Qualcuno ha paura che poi arrivi la Troika. Bene, le consulenze di solito si pagano, questa sarebbe anche gratis. Verrebbero qui a dirci cosa va e non va. E ci direbbero che il nostro debito deve essere sostenibile.

Il partito dal quale lei viene sostiene il contrario. Il Mes è un mostro da combattere…

Non ho parole, non so cosa pensare. Salvini parla di oro alla Patria, di prestito patriottico (trasformare parte della ricchezza degli italiani in prestito non forzoso allo Stato (esentasse, ndr), affermano che non possiamo piegarci a chiedere un prestito all’Europa. Qualcuno forse è impazzito e io non me ne sono accorto, non faccio politica dal 2007. Ma…

Ma?

Salvini lo conosco dal 1991-1992, era una persona normale, che stava crescendo. Ora mi sembra che stia sragionando, come si fa a rifiutare un prestito a tasso quasi zero?

Altra critica della Lega. L’Europa fin qui ha fatto poco, troppo poco. Lei che dice?

Balle. L’Europa ha fatto tanto, fin troppo. Consentire gli aiuti di Stato è difficile, ma lo ha fatto. Un po’ come quel padre che dà la carta di credito al figlio e gli dice di non badare a spese. Non si può pretendere di più, mi creda. Qualcuno vuole che l’Europa faccia come la Padania di una volta, come quei 56 miliardi in più che il Veneto e le altre regioni del Nord danno all’Italia. Ma questo costa caro perché impedisce alle aziende locali di investire.

Lei è stato ministro 25 anni fa. Le chiedo se l’Italia sopravviverà a questa drammatica crisi.

Bella domanda. In questi giorni si è parlato di un prestito per la ricostruzione nazionale. Ne ha parlato, come le dicevo, anche lo stesso Salvini. L’idea di un prestito patriottico, perché il debito pubblico è di gran lunga minore della ricchezza degli italiani, di ricchezza finanziaria. Questo ci dice due cose: primo, il debito italiano è sostenibile. Secondo, qualcuno vuole un prestito allo Stato attingendo dalla ricchezza delle famiglie. La cosa è nell’aria ma in tutta franchezza l’idea non mi piace.

Ma se togliamo la ricchezza alle famiglie, poi come potranno vivere?

Non saprei. Anche per questo non sono d’accordo. E comunque non mi piace l’idea di usare i risparmi per un prestito.

Pagliarini ai tempi suoi c’era ancora l’Iri. Lei oggi lo rifarebbe?

No, assolutamente. L’Iri partecipava le aziende al 100% e poi oggi non ci sono le competenze, si parla di azionista pubblico in minoranza. Non sono più tempi per l’Iri. Semmai mi piace molto l’idea di Assonime, di cui ha parlato Innocenzo Cipolletta. Quella è una bella idea, perché aiuta le imprese, senza comprarle o senza che lo Stato entri nei cda.

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