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Prevenzione, cura e riabilitazione. Le linee guida per riformare la sanità

Le analisi da svolgere sul servizio sanitario sono molteplici e impegnative per la complessità di un settore fondamentale, finalizzato alla buona salute dei cittadini. Non da meno è la questione che attiene alla riforma del sistema scolastico nazionale e universitario.

È urgente occuparsi oggi della sanità; è giusto sottolineare che in questo tempo essa è stata protagonista, al pari di altri settori, dell’utilizzo di moderne tecnologie, per cui gli strumenti della programmazione: i piani sanitari, nazionale e regionali dovranno essere ripensati, finita la fase critica da coronavirus, per offrire prestazioni sanitarie coerenti con le moderne tecniche. È scontato perciò che bisogna seguire il sentiero del potenziamento della spesa sanitaria per investimenti, essa darebbe la possibilità alle strutture territoriali ed ospedaliere di effettuare innovazioni e acquistare attrezzature funzionali a migliorare le cure ai pazienti, senza dire del risparmio economico per ricoveri e degenze in ospedale. Rendere più efficiente il livello sanitario territoriale significa spendere meno per gli ospedali, molto costosi soprattutto nei reparti specialistici e super specialistici.

È la filosofia di fondo che deve cambiare dopo la triste esperienza legata all’attuale emergenza da Covid-19. Sono necessarie idee solide, feconde, propositive da avanzare sui tavoli regionali e di competenza governativa, per riordinare, razionalizzare un servizio essenziale finalizzato a tutelare su tutto il territorio nazionale la salute dei cittadini. Garantire la salute a tutti sull’intero territorio nazionale significa necessariamente esaminare la questione dei finanziamenti, nello specifico: l’assegnazione delle quote del Fondo Sanitario Nazionale alle Regioni. Non c’è ancora un criterio di riparto condiviso, i più scaltri insistono su quello della spesa storica, considerato che i Lea (Livelli essenziali di assistenza) non sono stati mai definiti, come previsto dalla legge 502/1992. Un nodo da sciogliere, perché adottando il criterio della spesa storica il riparto penalizzerà molte Regioni, favorendone poche altre. Un danno sicuro lo subiranno quelle del Mezzogiorno.

È, quindi, necessario stabilire al più presto come si calcola il riparto del FSN: criterio della spesa storica o dei Lea? La strutturazione del sevizio sanitario deve riappropriarsi della sua iniziale peculiarità sociale, di comunità, abbandonando la visone liberista dell’azienda, largamente superata, anche alla luce della difficile contingenza che si sta attraversando. La salute come bene universale e non occasione per espandere spazi di mercato, con l’intento di realizzare maggiori profitti.

Il rapporto fondamentale ospedale-territorio va affrontato in modo chiaro, non abbandonando del tutto la filosofia che ispirò la 833/78, storica riforma, che considerava pilastri i tre momenti: prevenzione, cura e riabilitazione.

È ancora attuale, in essa vi sono indicazioni utilissime, anche alla luce dell’attuale momento di epidemia. Un’ultima riflessione va fatta per ciò che riguarda la strutturazione della governance in campo sanitario: la dipendenza regionale dei direttori generali aziendali si è rivelata poco rispondente per riordinare il servizio pubblico nella sanità. Le ipotesi avanzate, per regolamentare un nuovo, corretto e leale rapporto pubblico-privato oggi sembrano velleitarie e anacronistiche. Primum vivere deinde philosophari.



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