La situazione economica non era facile. Il governo era in difficoltà, gran parte della popolazione scontenta. La grande epidemia aveva complicato tutto. Non stiamo raccontando gli eventi di queste settimane del 2020, ma l’inizio del 458 d.C.
In quei mesi dopo le invasioni barbariche e le guerre civili, c’erano state grandi pandemie che “cagionarono mortali malattie. Una straordinaria gonfiezza congiunta a una tosse ostinata e ad una infiammazione che si diffondeva per tutto il corpo faceva che si perdessero primariamente gli occhi e dopo la vita in tre giorni”, come raccontò Marcellino Illirico.
Al governo, c’era l’Imperatore Maggioriano, ora dai più dimenticato. Doveva assumere decisioni straordinarie per riformare lo Stato, ma soprattutto aveva bisogno di soldi, per rimettere in forze l’esercito, le opere pubbliche e la stessa città di Roma, violata dal sacco dei Vandali di Genserico.
Maggioriano non aveva a disposizione task force e non aveva la possibilità certo di convocare gli Stati generali. Ma ebbe una idea geniale. Come possiamo ancora leggere nella Novella Maioriani – De indulgentiis reliquorum, del marzo 458, l’imperatore inventò… il condono fiscale!
Eh sì. Fu la prima volta nella storia che viene documentato che l’imperatore consentì ai grandi possidenti terrieri un significativo sconto sulle tasse non pagate negli anni precedenti, pur di versare anticipatamente tutte quelle dell’anno in corso. Poi, nei secoli, il condono diventerà uno dei grandi assi di politica fiscale in tanti Regni e Stati. Come pure nella Repubblica italiana, declinato in varie forme di sanatoria valutarie o edilizie, di destra e di sinistra, da quello di Visentini a quello di Tremonti, da Fantozzi a Formica, che con il condono tombale del 1982 riuscì a incassare la cifra per allora mirabolante di 11 mila miliardi di lire.
Ora il governo Conte ha bisogno di cassa. In attesa di Mes e Bce, il nostro governo già si è indebitato abbastanza e non sa bene come fronteggiare i molti aiuti che cittadini e imprese chiedono per ripartire dopo il Covid. Una decina di miliardi farebbe davvero comodo per finanziare i tanti emendamenti che incombono sulla conversione del decreto rilancio e, nei Palazzi, serpeggia l’idea di un grande condono. Che l’Erario italiano aspetta da quasi vent’anni. Con buona pace di chi le tasse le ha sempre pagate regolarmente.