Skip to main content

Stati generali? Missione compiuta. Ora dibattito in Parlamento. Parla Baretta

La tenuta dei conti pubblici è fondamentale per la sopravvivenza di un Paese. Ma forse assistere alla demolizione un pezzo alla volta del proprio sistema industriale è anche peggio. E allora arriva un momento in cui il pallottoliere va messo da parte per lasciar spazio a un po’ di immaginazione. Bene, allora perché non prendere seriamente in considerazione un taglio pro-tempore dell’Iva, al fine di rilanciare i consumi affossati da mesi di lockdown. In Germania l’hanno fatto per alcuni settori strategici, come il turismo. E anche in Italia, al Tesoro, ci starebbero facendo un pensierino. Solo che a differenza di Roma, Berlino ha un rapporto debito/pil che è meno della metà di quello italiano, a fine 2020 prossimo al 155%, secondo l’ultimo Def. E allora potrebbe essere un problema rinunciare a un’entrata fiscale che già ad aprile, rapporto sulle entrate tributarie alla mano e complice il lockdown, ha registrato un calo del 13,7%. Formiche.net ne ha parlato con Pier Paolo Baretta, sottosegretario al Mef in quota Pd.

Baretta, partiamo dagli Stati Generali. Ormai volgono al termine, non sono mancati momenti di confronto, anche duro, per esempio con le imprese. Facciamo un bilancio?

Dal punto di vista politico mi pare un’operazione sostanzialmente riuscita, anche se è un peccato che l’opposizione non abbia partecipato. Era un grande momento di confronto in cui le idee di tutti potevano tornare utili. In compenso di idee ne abbiamo viste tante e oggi possiamo dire che oggi il governo ha una strategia efficace per rilanciare il Paese, anche in relazione al rapporto con l’Europa.

Possiamo dunque dire che si è finalmente individuata una strategia per la Fase 3?

Mi pare di sì, gli elementi ci sono tutti. L’idea che il Paese non possa perdere questa occasione mi pare sia stato e sarà il filo conduttore delle discussioni, passate, presenti e future.

Mi permetta però di sollevare un problema. I nostri conti pubblici sono indubbiamente sotto stress, soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra debito e Pil. E poi di crescita non se ne vedrà ombra fino al 2021. Tanto debito, zero Pil, non mi pare un buon programma…

Facciamo una premessa. Stiamo vivendo una fase macroeconomica completamente diversa da quella precedente. Oggi i parametri sui conti pubblici vanno affrontati in maniera completamente diversa. Basti pensare che 3 mesi fa eravamo a un rapporto deficit/Pil al 2,2% e passare al 2,4% ci sembrava una pazzia e oggi siamo al 10%. Questo per dire che la situazione è tale per cui la affrontiamo senza il tradizionale problema dei conti. In altre parole dobbiamo fare di tutto per rilanciare l’economia, mettendo anche in conto un indebitamento che fino a quale mese fa era impensabile.

C’è chi teme che una volta finita la tempesta, tornino i vecchi vincoli europei. E noi ne saremmo ampiamente fuori… Lei cosa risponde?

Che non è assolutamente detto che questo accada. Il negoziato di questi mesi, il progressivo mutamento delle posizioni, come quella tedesca, stanno determinando un cambiamento irreversibile. Non credo che torneremo a una situazione di isolamento, con vecchi e superati vincoli. Oggi la dimensione nazionale conta poco, serve un perimetro molto più ampio.

A proposito di Germania, Berlino sta sperimentando una riduzione dell’Iva a tempo, per i settori strategici e particolarmente colpiti dalla pandemia. Il ministro Gualtieri ha aperto a questa possibilità, anche se i nostri conti non sono in salute come quelli tedeschi. Ce la possiamo permettere una misura del genere?

Vale il ragionamento di prima, vorrei essere chiaro. Ci possiamo permettere tutto quello che serve per rilanciare la nostra economia e la nostra industria e i consumi. Noi prevediamo un rimbalzo del Pil del 5% nel 2021. Questa non sarebbe la soluzione del problema ma dimostra come i nostri fondamentali reggono. La situazione è complicata non c’è dubbio, ma non dobbiamo precluderci ogni tentativo utile per tornare a crescere.

Baretta, l’altro tema di questi giorni è il Mes. Mi spiega perché se è vero che con la linea di credito pandemica ci indebiteremmo a prezzi più vantaggiosi, ci sia così tanta difficoltà ad accettarlo? E parlo anche di Spagna e Francia…

Credo che ci sia un’interpretazione di fondo che dà una percezione sbagliata. La vicenda greca ha inciso molto, il timore che dietro il Mes ci sia il trabocchetto è indubbiamente diffuso. Tuttavia questa volta siamo già una sorta di Mes, perché non c’è la condizione per la ristrutturazione del debito e già questo ci dovrebbe spingere a utilizzarlo. Abbiamo l’opportunità di usare risorse senza particolari vincoli, mi sembra giusto fare un salto verso questa direzione. Purtroppo c’è un dibattito ideologico che si frappone tra noi e il Mes.

Non crede che, a prescindere dalle posizioni, il dibattito sul Mes vada portato in Parlamento?

Sì, serve un coinvolgimento del Parlamento, mi sembra ragionevole che le grandi tematiche vengano affrontate in Parlamento. In questo periodo si è diffusa l’idea che le camere siano state esautorate. Trovo che sia un bene il fatto che il Parlamento torni ad essere un interlocutore stabile dell’azione politica.



×

Iscriviti alla newsletter