Tutti gli errori del governo sul tavolo degli Stati Generali. Ventiquattro ore dopo le prime indiscrezioni circa il piano di Confindustria per la Fase 3, incastonate nella prefazione del volume Italia 2030, prospettive per lo sviluppo, Carlo Bonomi non ha deluso le aspettative. Varcati nel primo pomeriggio i cancelli di Villa Pamphili, il numero uno di Confindustria ha subito preso di petto la questione, mettendo sul piatto accuse e condizioni degli Industriali.
Tanto per cominciare il governo si è mosso con troppo ritardo sulla Cassa integrazione, ammortizzatore sociale che il premier Giuseppe Conte vorrebbe rifinanziare per quattro settimane. “La cassa integrazione è stata anticipata in vasta misura dalle imprese e così sarà per ulteriori 4 settimane”, ha attaccato Bonomi, parlando apertamente di “gravi ritardi”. Gli stessi registrati anche “per le procedure annunciate a sostegno liquidità”. Nella sostanza, “le misure economiche italiane si sono rivelate più problematiche di quelle europee”.
Dopo le critiche, si è passati alle condizioni necessarie quanto imprescindibili, per rilanciare un’economia fatta a pezzi dal coronavirus. Bonomi, nell’atteso confronto con Conte, ha chiesto la restituzione di 3,4 miliardi di accise pagate dalle aziende. “Chiedo immediato rispetto per la sentenza della magistratura che impone restituzione di 3,4 miliardi di accise energia, impropriamente pagate dalle imprese e trattenute dallo Stato nonostante la sentenza della Corte di Cassazione che ne impone la restituzione”.
Il riferimento è alla montagna di accise versate da molte aziende, gran parte delle quali piccole e medie, ma in realtà non dovute. Si tratta, più nel dettaglio, dell’addizionale provinciale sull’energia elettrica, abrogata nel 2012, ma che una recente sentenza della Corte di Cassazione ha nei fatti neutralizzato, sancendo che le aziende che l’hanno versata hanno diritto alla restituzione delle somme.
Non è finita. Oltre alle accise, le imprese vogliono vedere anche i loro crediti verso la Pa saldati. Anche qui Bonomi è stato perentorio. “L’impegno contro una nuova dolorosa recessione può avere successo solo se non nascondiamo colpe ed errori commessi da tutti negli ultimi 25 anni. Ora si onorino i contratti/debiti verso le imprese”. Il punto è che Confindustria “non crede in uno Stato cattivo contrapposto al privato buono. Ciò che chiediamo è una democrazia moderna con istituzioni efficienti e funzionanti, cioè con una Pa buona, come già indicato e chiesto dal Governatore (di Bankitalia, ndr)”. Conte da parte sua ha giocato di sponda, rassicurando Confindustria sulla volontà del governo di rimettere le imprese al centro dell’agenda, in quanto “pilastro della società”.
“Qualcuno crede che questo governo abbia un pregiudizio nei confronti della libera iniziativa economica. Voglio precisarlo molto chiaramente: le misure che abbiamo elaborato e inserito nei nostri provvedimenti sono dedicate al sostegno delle imprese. Da parte di questo governo c’è una costante attenzione per il sostegno alle imprese.
Per noi l’impresa è un pilastro della nostra società. Nessun pregiudizio dunque da parte del governo, possiamo avere diversità di opinioni e valutazioni, ci sta, ma qui non c`è nessun pregiudizio ideologico”. Ma basterà?