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Cdp in Generali? Difendiamo i nostri asset. Firmato Arrigoni (Copasir)

Cassa Depositi e Prestiti, braccio armato del Tesoro, a presidio dello Stato dentro Generali. Non una suggestione ma un piano a cui, secondo indiscrezioni di stampa, starebbe lavorando il Movimento Cinque Stelle, a pochi giorni dalla richiesta di Leonardo Del Vecchio, fondatore di Luxottica (oggi azienda italo-francese dopo la fusione con Essilor, nel 2017) di salire al 20% di Mediobanca, azionista forte del Leone con quasi il 13%.

Con Del Vecchio socio di riferimento di Piazzetta Cuccia (tra i cui azionisti di rilievo c’è un francese, il bretone Vincent Bollorè, già socio al 23% di Tim), è il ragionamento che sta prendendo piede nel governo, sponda M5S, il gruppo assicurativo che già vanta un ceo francese (Philippe Donnet), sarebbe maggiormente esposto a possibili blitz da parte di soci stranieri.

Di qui l’idea di riproporre uno schema già visto ai tempi dello scontro tra il fondo Elliott e Vivendi in Tim: un ingresso del Tesoro a mezzo Cdp (oggi azionista a ridosso del 10% in Tim), con una quota sufficiente, se non a neutralizzare, almeno a ostacolare manovre ostili sul capitale. Al Tesoro, dalle indiscrezioni raccolte, per il momento si starebbero limitando a studiare la questione con attenzione. Già in passato Cdp, tramite il Fondo Strategico, aveva rilevato nel 2012 il 4,5% del Leone di Trieste dalla Banca d’Italia, rimettendola poi sul mercato tre anni dopo. E poi l’operazione di ingresso non avrebbe nemmeno impatti sul nostro debito, dal momento che la Cassa è fuori dal perimetro della Pa.

Certo, ci sarebbe sempre il Golden power, recentemente esteso dalle grandi partecipate di Stato al comparto bancario e assicurativo, ma un ingresso diretto dello Stato farebbe forse stare più tranquilli i palazzi della politica. Non è un caso che proprio in queste settimane il Copasir, il Comitato per la sicurezza della Repubblica, stia svolgendo una serie di audizioni volte ad accertare, tra le altre cose, possibili minacce straniere per il nostro sistema finanziario (qui l’articolo con tutte le indiscrezioni sull’audizione del ceo di Unicredit, Jean-Pierre Mustier, la scorsa settimana).

E proprio un membro del Copasir, il senatore della Lega, Paolo Arrigoni, ha commentato per Formiche.net l’indiscrezione che vuole la Cassa dentro le Generali, a protezione degli interessi italiani, complice l’enorme quantità di debito pubblico in pancia al Leone, sotto forma di Btp. Arrigoni non conferma e non smentisce l’ipotesi, ma ribadisce un concetto. “Per la Lega è prioritaria la tutela degli asset strategici italiani, tra cui certamente quelli del comparto bancario e assicurativo”, spiega Arrigoni, accusando poi l’esecutivo di eccessiva disinvoltura verso minacce straniere ai nostri asset.

“Sottolineo che abbiamo anche favorito la recente estensione del perimetro di applicazione della Golden power anche a settori precedentemente esclusi, quale  appunto quello bancario e l’assicurativo, ma stiamo aspettando di capire cosa di concreto il governo, troppo tiepido, vuole fare per tutelare i nostri interessi nazionali sempre più oggetto di fenomeni di penetrazione economica straniera”.

Chissà se della questione della tutela degli asset strategici si parlerà in occasione dei prossimi Stati Generali, al via proprio domani a Villa Pamphili. Non è dato saperlo, ma Arrigoni dice ugualmente la sua sulla quattro giorni allestita dal prmier Giuseppe Conte. “Se la base di lavoro degli Stati Generali è il Piano Colao evidenzio che lì dentro ci sono molte proposte copiate, che la Lega aveva presentato come emendamenti a partire dal decreto Cura Italia, poi nel Liquidità e ora nel dl Rilancio. La disponibilità al confronto la Lega l’ha offerta subito, già da inizio emergenza Covid, e ricordo in proposito il nostro responsabile voto favorevole ai due scostamenti, il primo a marzo da 25 miliardi e il secondo a maggio da 55 miliardi, ma di tutta risposta le nostre proposte sono state praticamente tutte bocciate.  Ora il Governo molte le fa proprie. Non è un approccio serio!”

Per la Lega insomma, l’esito è scontato. “Gli Stati generali, che comunque sono per Conte e la maggioranza un modo per cercare di uscire dalle pesanti difficoltà in cui è inciampato il governo, che non riesce a dare risposte adeguate ad un Paese in seria difficoltà economica e sociale, si concluderanno con un libro dei sogni a cui non seguiranno fatti concreti”.

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