Non è proprio il caso di scomodare Cassa Depositi e Prestiti per un intervento nelle Generali, a difesa di eventuali manovre ostili. A Via Goito in questo momento hanno altro a cui pensare, vista la recessione in cui sta sprofondando il Paese. E poi la salita di Leonardo Del Vecchio in Mediobanca, azionista forte nel Leone con quasi il 13%, è solo una partita di mercato, perché scomodare lo Stato? Se proprio si vuole impedire che qualcuno allunghi le mani sul gruppo di Trieste con intenzioni poco chiare, c’è sempre il Golden power, peraltro recentemente esteso al comparto bancario e assicurativo.
La vede così Alberto Clò, economista, storico consigliere dell’Eni ed ex ministro dell’Industria ai tempi del governo Dini (1995), quando ancora c’era l’Iri. Al Copasir, il Comitato per la sicurezza della Repubblica, sembra non mancare l’apprensione per le manovre in corso su Mediobanca (entro qualche settimana la Bce dovrà approvare o meno la richiesta del fondatore di Luxottica, oggi socio privato di riferimento del gruppo italo-francese Essilor-Luxottica), con vista sulle Generali (ieri Formiche.net ha raccolto il parere di Paolo Arrigoni, membro Copasir in quota Lega). Ma per Clò le cose non stanno così, serve calma e lucidità, non manovre affrettate.
“Francamente mi sembra che in questo momento Cdp abbia ben altro da fare, altro che entrare nelle Generali. Ormai noto che la Cassa viene tirata per la giacca in ogni momento, per qualsiasi cosa, l’unica cosa per la quale non l’hanno coinvolta, almeno per il momento, è il campionato di calcio. Dinnanzi a una prospettiva di una caduta del Pil nazionale che potrebbe arrivare a -11%, francamente coinvolgere Cdp in una partita di mercato mi sembra incomprensibile”, spiega Clò. Secondo l’economista insomma ammesso e non concesso che ci sia un problema Generali o molto più genericamente un rischio per i nostri asset strategici, Cdp non è la soluzione.
“Abbiamo tanti strumenti per difenderci, non possiamo fare di Cdp una panacea di ogni male, non capisco perché dobbiamo coinvolgerla nell’entrare in un azionariato che ha sì le sue dinamiche, ma in questo modo non faremmo altro che rendere politica un’operazione che è e rimane di mercato. Cdp ha dei soldi, tanti, ma non vanno impiegati in questo modo, meglio sostenere l’economia e il Paese. E poi, diciamolo chiaramente, non c’è un rischio Generali, non lo vedo. Ma ammettiamo per un attimo che questo rischio ci sia. Bene, ci sono altri strumenti per rispondere a minacce straniere, ci sono dei poteri in questo senso”, sottolinea ancora Clò.
La politica insomma, deve stare al suo posto e intervenire solo in presenza di pericoli concreti e certamente non tramite un coinvolgimento di Cdp. “Dinnanzi a una minaccia vera lo Stato può tutelarsi, d’altronde ci sono già i regolatori di mercato a vigilare. La questione va certamente seguita, ma non mi sembra il caso di intorpidire le acque. Se e quando ci saranno problemi nelle Generali allora si potranno adottare contromisure. Diverse dall’ipotesi di cui stiamo parlando, s’intende”.