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Il governo fra Recovery fund, Mes ma anche Mediobanca. Parla Codogno (Lse)

Il Recovery Fund sta per entrare nella sua fase operativa. Una volta che il Consiglio europeo di fine giugno avrà dato l’ok al piano da 750 miliardi allestito per salvare l’Europa, sull’Italia cominceranno a piovere goccia a goccia i 172 miliardi promessi da Bruxelles, tra prestiti e contributi a fondo perduto. Il premier Conte ieri ha posto le basi per una grande concertazione che funga da laboratorio di idee per evitare di disperdere le risorse del Recovery fund in mille rivoli. Eppure, da Londra, Lorenzo Codogno, economista e professore alla London School of Economics, fondatore della società di consulenza LC Macro Advisors ed ex capo-economista al ministero dell’Economia (ascoltato ieri alla Camera in audizione insieme all’ex ministro Giulio Tremonti) dice che forse la soluzione al problema è un’altra: una task force, ma non una delle tante.

Professore, le risorse del Recovery fund stanno per arrivare. E ieri il premier ha lanciato una sorta di chiamata a raccolta per il Sistema Italia. Un modo per non sprecare soldi, forse…

L’unico modo per non sprecare risorse è organizzare una task force di qualità. Di quelle fatte bene, non una delle tante di cui abbiamo assisitito alla nascita. Il premier ieri ha chiamato a raccolta il Sistema Italia, ed è condivisibile, ma nonostante tutto bisogna istituire un gruppo vero, robusto, con il quale organizzare e coordinare le azioni dei ministeri e degli enti locali per sfruttare questa grande opportunità. Qui c’è da fare un grande piano per l’Italia, che parta proprio dal Recovery fund.

E da dove dovrebbe partire questo piano?

Da un ripensamento della spesa pubblica, il vero punto di partenza. Non possiamo prescindere da questo. Noi paghiamo ancora enormi costi in termini di tensione sui mercati e ogni volta che ci sono tensioni le banche ne risentono, riducendo il credito all’economia. La vera riforma ora è la spesa pubblica.

Allora, tornando alla task force, abbiamo già il primo punto in agenda…

Sì. Vede, non dobbiamo pensare solo a un gruppo di persone che contano i soldi che l’Europa ci concede. Dobbiamo allargare lo spettro, pensare a un vero rilancio del Paese, ripensandolo dal basso. Certo, partendo dal sostegno europeo, ma poi in ogni caso dobbiamo cavarcela un po’ da soli.

Sempre che i fondi europei arrivino nei tempi previsti però. Si parla già di ritardi…

Difficilmente i fondi verranno resi disponibili quest’anno e sa perché? Perché l’erogazione delle risorse è legata al quadro finanziario pluriennale, il prossimo anno. I fondi saranno disponibili nel 2021, anno in cui all’Italia arriveranno circa 12 miliardi, un ammontare non elevatissimo. Però, è pur sempre un’opportunità. Ma le risorse del Recovery fund arriveranno con ritardo, su questo ho pochi dubbi.

Codogno, il governatore Visco ha detto che il nostro debito è sostenibile. Ma che in futuro potrebbe non esserlo più, se la nostra economia non si rimetterà in moto. Lei che dice?

Il debito già così com’è non è sostenibile, in condizioni normali dico. I tassi lasciano poche speranze. Tuttavia siamo in una situazione inusuale, dove la Bce tiene ancora i tassi calmierati. Quello che conta di più è il costo del finanziamento del debito sovrano: se ci sarà una ripresa economica allora il debito sarà sostenibile, ma se al contrario la ripresa non ci sarà e collateralmente saliranno i tassi finora tenuti bassi dalla Bce, allora avremo guai seri…

Insisto su Conte. Ieri il premier ha preso ancora tempo sull’accogliemento del Mes da 36 miliardi. Ha senso temporeggiare vista la situazione?

Il Mes ci serve. Non è solo auspicabile che il governo lo chieda, ma deve farlo in fretta. Il Recovery fund come detto non è immediato e nell’immediato avremo necessità di rifinanziare la scadenza di molti titoli di Stato, oltre alla questione sanità. Sono soldi che ci servono, ora. Sarebbe un errore non utilizzarlo.

La saluto su Mediobanca. Del Vecchio sale a Piazzetta Cuccia, un problema per i nostri asset strategici, si veda Generali?

Io francamente non capisco tutto questo clamore. In Italia è in atto da tempo un risiko bancario che sta ripartendo, ci sono molte aggregazioni e fusioni che devono essere fatte. Iniziare a rimescolare le carte non è necessariamente una cosa negativa. Onestamente non mi preoccuperei.

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