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Il Mes per la Sanità non sia una cambiale in bianco. Parla Coletto (Lega)

Sì al Mes, a patto che non sia un assegno in bianco all’Europa. A mettere le mani su quei 37 miliardi ce ne sarebbero di cose da fare per la nostra Sanità. Investimenti in macchinari, nuovi ospedali, tecnologie. Tutte cose che la spesa corrente nazionale (118 miliardi nel 2019) non copre visto che viene destinata alla manutenzione del sistema, non certo al suo rinnovamento, come avviene con la spesa in conto capitale. L’ex ministro della Salute, la pentastellata Giulia Grillo ha espresso più di un dubbio da queste colonne. A dire la verità ne ha più d’uno anche Luca Coletto, che con Grillo alla Salute era sottosegretario in quota Lega e oggi è assessore alla Sanità in Umbria.

Coletto, diciamolo una volta per tutte. La nostra sanità ha bisogno di investimenti, ci serve il Mes, che offre miliardi a costi minori rispetto al mercato. Mi dica se sbaglio.

Dipende. Potrebbe essere un’opportunità, ma non è certo che lo sia. Sul Mes personalmente sono pessimista. Dipende tutto dalle condizioni che verranno stabilite, ma non ho nessuna fiducia perché vorrei ricordare che quella che adesso può apparire a molti come un’opportunità, nei prossimi anni si potrebbe trasformare in un cappio al collo per il nostro Paese. E così quella che oggi è vista da molti come l’unica via d’uscita, per inciso vista così la definirei dunque una non scelta, per favorire la ripresa economica dell’Italia, si potrà rivelare la strada che ci costringerà a cedere pezzi importanti dell’economia italiana.

Allora anche lei la vede come una trappola…

Io sarei molto cauto nell’accettare ob torto collo questa forma di assistenza sottoposta a delle condizionalità che potrebbero verificarsi troppo stringenti. Dovremo stare attenti a verificare tutte le condizioni perché è già successo – e il caso della Grecia lo dimostra – che qualora queste non si verificassero, pagheremmo uno scotto molto elevato. E non possiamo rischiare di accorgerci troppo tardi del danno che potrebbe derivarne.

Scusi se insisto. L’Italia ha una spesa sanitaria di 118 miliardi. Non crede 36-37 miliardi senza condizioni, o quasi, potrebbero servire?

La risposta a questa domanda è correlata alla prima: se le risorse provengono dal Mes bisogna essere sicuri al 100% che siano senza, o quali siano, le condizioni. Se questi miliardi fossero realmente non subordinati a vincoli che poi nel tempo si potranno rivelare troppo rigorosi, certamente potrebbero essere utilizzati per nuovi ospedali o per reclutare nuovo personale sanitario. Vorrei però aggiungere che un altro aspetto da non sottovalutare è quello relativo alla sburocratizzazione.

Si spieghi.

In pratica va rivisto tutto l’iter di spesa alleggerendolo dalla troppa burocrazia. In questo il modello adottato per ricostruzione del Ponte di Genova potrebbe tornare utile. Per quanto riguarda i nuovi ospedali, vorrei aggiungere che la programmazione di nuovi nosocomi nel nostro Paese dovrebbe andare di pari passo con la revisione profonda della rete sanitaria, attribuendo un ruolo sempre più importante ai servizi territoriali. Fortunatamente, dal punto di vista demografico il nostro Paese si caratterizza per una popolazione longeva, di conseguenza dobbiamo porci il problema della cura delle patologie croniche creando delle strutture dedicate. Ciò vale anche per le cure oncologiche.

Parla di in nuovo modello di Sanità, insomma…

Sì. Un nuovo modello di Sanità che poggia sulla valorizzazione del ruolo dei servizi territoriali.

Coletto, domani partiranno gli Stati Generali dell’economia. Cosa si aspettano le Regioni?

Le Regioni non si aspettano nulla di buono. La gestione della pandemia ci ha dimostrato ampiamente che il titolo V della Costituzione è stato interpretato in maniera restrittiva. La parola d’ordine è stata quella della centralizzazione. Lo documenta il fatto che per l’acquisto dei dispositivi sanitari di protezione individuale e di quelli sanitari o anche per l’acquisto dei reagenti per effettuare i test molecolari, è stata incaricata un’unica società e stessa cosa vale per la distribuzione.

Mes o non Mes, allora qualcosa nella nostra Sanità non funziona ancora.

Il fatto è che questa catena lunga di comando fa perdere tempo prezioso: in Umbria i ventilatori per allestire i posti letto nelle terapie intensive sono arrivati 20 giorni fa quando, voglio aggiungere con grande sollievo di tutti, gli ospedali in Umbria si sono svuotati. Tutto questo ci ha fatto perdere tempo prezioso.



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