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Lavoro e infrastrutture. La partita di Conte sul Recovery Fund

Il Consiglio europeo del 19 luglio non sarà definitivo, nonostante il pressing di Angela Merkel verso i Paesi ancora refrattari ad adottare il piano Next Generation Eu. Ma quello che è certo è che i prossimi quattro mesi saranno molto impegnativi per governo guidato da Giuseppe Conte e anche per la maggioranza, costretta ad affrontare temi sui quali i partiti della coalizione hanno posizioni diverse. L’adozione dell’Italia al Recovery plan – che a differenza del Mes è data per scontata – comporta impegni precisi e stringenti da attuare entro il 15 ottobre. Un piano di riforme sulle base del quale la Commissione deciderà se e in che misura concedere il piano. I dettagli sono contenuti negli allegati alla proposta per il Recovery e resilence facility, il piano da 560 miliardi per la crescita che è il cuore della strategia europea post coronavirus.

Le riforme saranno giudicate sulla base di sette criteri: il rispetto delle raccomandazioni specifiche per paese della Ue, il contributo alla transizione ecologica e tecnologica, la durata degli effetti delle riforme (quindi no a misure una tantum), l’impatto sociale e occupazionale, la compatibilità dei costi con i progetti da adottare, tempistiche e investimenti coerenti con gli obiettivi del piano. La principale sfida per il governo è realizzare il primo punto. Nelle ultime Raccomandazioni specifiche per Paese, fortemente condizionate dall’emergenza coronavirus, si precisa che la deviazione dal Patto di Stabilità è “temporanea”. Quindi si prevede di fatto il rientro nell’obiettivo di medio termine: un percorso di diminuzione del deficit verso il pareggio di bilancio e la “sostenibilità” del debito pubblico.

Si invita l’Italia a rimettere mano alla divisione delle competenze tra potere centrale e regioni e ad attuare un sistema di protezione sociale “per i lavoratori atipici”. Altro invito impegnativo: “Attenuare l’impatto della crisi sull’occupazione, anche mediante modalità di lavoro flessibili e sostegno attivo all’occupazione”. Infine “migliorare l’efficienza del sistema giudiziario e il funzionamento della pubblica amministrazione”. La novità, assicurano fonti europee, è che l’Ue questa volta ha intenzione di monitorare l’applicazione delle sue indicazioni senza fare sconti ai Paesi membri. Gli allegati al piano prevedono un sistema di valutazione basato sulle prime tre lettere dell’alfabeto, dove una “A” sarà concessa ai paesi che hanno ampiamente rispettato le indicazioni, “B” moderatamente, e “C”, solo in parte. Per avere accesso ai fondi (fino a 173 miliardi per l’Italia tra finanziamenti e prestiti) sarà necessario non avere nessuna C e, obbligatoriamente, una A sul rispetto delle raccomandazioni specifiche per Paese e sugli investimenti ambientali e tecnologici.

Argomenti e temi che per il momento non hanno trovato spazio nel dibattito politico, ma che presto ne faranno parte. Con tutte le difficoltà che può comportare per l’attuale coalizione di governo approvare un piano che tocca molti temi politicamente sensibili: dalla disciplina di bilancio al mercato del lavoro più flessibile fino alle infrastrutture.

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