Skip to main content

I dati sul Covid di Vò Euganeo fanno gola alla Cina. Ecco perché

Intervenendo a “24 Mattino” su Radio 24, Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di medicina molecolare e virologia all’Università di Padova, ha detto: “Se guardiamo la curva dell’epidemia che ci hanno somministrato i cinesi, è chiaro che ci hanno somministrato solo la parte finale della curva e che manca tutta la parte esponenziale. Penso che la Cina abbia mentito sull’inizio della pandemia e ha mentito sul numero dei casi, sulla mortalità, sugli asintomatici con una completa assenza di trasparenza che è invece la base della scienza, che è misura e controllo”.

Le parole alla radio non sono state le uniche critiche alla Cina espresse dal professore in questi mesi. Stavolta arrivano il giorno seguente alla pubblicazione dello studio dell’Harvard Medical School — cofirmato con la Boston University of Public Health e il Boston Children’s Hospital – secondo cui a Wuhan, focolaio della pandemia, l’epidemia potrebbe essersi sviluppata molto prima della data stabilita dalle comunicazioni Cina-Oms. Forse a settembre, quando i parcheggi degli ospedali della città si riempivano insolitamente e tra le ricerche Internet degli abitanti della zona i sintomi legati alla Covid-19 erano molto cercati.

Crisanti ha condiviso con il decisore politico, Luca Zaia, il successo del Veneto nel contenimento del coronavirus (anche se i due in questa fase hanno rapporti più freddi, ma resta la condivisione sulla posizione severa riguardo alla Cina). In particolare il medico dirige la struttura che si sta occupando di portare avanti uno degli studi che sta già facendo da benchmark globale.

Un’analisi che riguarda tutta la popolazione di Vò Euganeo, comune padovano la cui cittadinanza è stata sottoposta a controlli periodici per il tracciamento della propagazione epidemiologica fin dai primissimi giorni in cui si è scoperto SarsCoV-2 in Italia. Un lavoro che è in pubblicazione su Nature e che rappresenta uno tra i più approfonditi studi in circolazione, anche perché la popolazione di circa tremila persone del comune è un campione rappresentativo sia nelle omogeneità che nelle disomogeneità scientifiche richieste.

Tutto possibile anche perché Vò è un paese circoscrivibile che fin da quando è stato colpito dal virus, tra i primissimi lunghi in Italia, è stato isolato per decisione regionale e da lì si è approfittato per portare avanti lo studio. Il presidente Sergio Mattarella dovrebbe partecipare alla inaugurazione del prossimo anno scolastico di Vò, e in quell’occasione conferire un riconoscimento alla cittadinanza per l’esempio civico offerto. Lo studio in effetti comporta sacrifici per i cittadini, come per esempio i continui prelievi di sangue per segnare il dato sierologico, a cui vengono sottoposti anche i bambini.

Stante ciò, la dimensione del campionamento, e dunque dei dati a disposizione dell’équipe di Crisanti è eccezionale. Un’eccezionalità che crea un potenziale dal valore strategico, e dall’altro lato rappresenta un’enorme sensibilità. Per capirci: a inizio maggio, l’Fbi e il dipartimento per la Homeland Security americano hanno preparato un warning riguardo ai dati sensibili sul virus. Temono che azioni hacker e di spionaggio classico possano sottrarre informazioni virologiche, epidemiologiche, cliniche.

Averle è chiaramente un vantaggio per arrivare all’arma strategica, il vaccino, ma anche per comprendere come gestire eventuali ulteriori ondate (in un pensiero ulteriore, più fantascientifico, avere dati su un virus può voler dire averne anche su una potenziale arma). Si è visto come siano importanti le informazioni nella partita contro il morbo, perché sono queste che permettono alle amministrazioni di muoversi in anticipo rispetto a chiusure o aperture, elementi che danno un vantaggio competitivo.

Secondo il New York Times, gli americani hanno gli occhi puntati sulla Cina, e non potrebbe essere altrimenti. La pandemia ha accelerato le dinamiche da guerra fredda con cui Washington e Pechino si confrontano, ed è anche per questo che il l’avvertimento statunitense dovrebbe essere importante per la situazione euganea.

Padova è un luogo sensibile alla penetrazione cinese, sia sotto la forma del soft power che in morfologie più strutturate, come le collaborazioni dell’interporto – uno dei più importanti d’Italia, logistica di collegamento nell’entroterra di Venezia – con lo scalo di Guangzhou (cuore della Greater Bay Area, golfo geopolitico da cui il segretario del Partito comunista cinese, il capo dello stato Xi Jinping, vorrebbe spingere diversi vettori di sviluppo).

Il capoluogo veneto che custodisce i preziosi dati del professor Crisanti è stato anche uno dei primi punti di approdo degli aiuti sanitari inviati dalla Cina, quella che è stata definita “diplomazia delle mascherine”, campagna di propaganda con cui Pechino ha provato a riscrivere la storia dell’epidemia.

Equipaggiamenti medici arrivati da Guangzhou, Handan, e Xi’an, ricordava sulla Xinhua Arturo Lorenzoni, vicesindaco di Padova, sfidante di Zaia alle prossime regionali, è membro del consiglio direttivo dell’Istituto Confucio di Padova (le elezioni segnano una linea di faglia geopolitica riguardo alla Cina? ndr).

Inoltre un primo gruppo di medici cinesi è arrivato a Padova a inizio marzo, spinto dalla narrazione dell’ambasciata cinese in Italia e sponsorizzato online dall’hashtag #forzaItaliaeCina, su cui Formiche.net ha effettuato uno studio che rappresenta una dimostrazione – molto citata livello internazionale – di come la Cina abbia usato gli aiuti per propaganda.

La questione Vò è dunque una problematica di biosicurezza, sensibilità non solo italiana, inserita all’interno di un contesto delicato. Già dal 2016-2017, in Belgio sono stati segnalati dall’intelligence attività di spionaggio da parte della Cina in laboratori e centri medici. In un report ottenuto da EU Observer a inizio maggio si parlava di sospette attività spionistiche cinesi nei confronti dei paesi europei a sfondo coronavirus.

Nell’analisi dei servizi belgi si legge: “Quest’area (la guerra biologica e i vaccini, ndr) è di grande interesse per i servizi (di intelligence) cinesi. Entrambi difensivamente, perché la Cina, a causa della sua sovrappopolazione, è molto esposta alle epidemie, oltre che offensivo, poiché ha studiato l’Ebola come vettore offensivo”.



×

Iscriviti alla newsletter