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Prima gli investimenti, poi le tasse. Parla Marco Fortis

Basterebbe poco per rimettere in moto un Paese atrofizzato da una crisi spaventosa. Investire in opere pubbliche e azzerare o quasi, la burocrazia. Poi si può anche parlare di rivoluzione fiscale, di Iva, di Irpef. Ma solo dopo. Persino lo smart working è un falso mito. Marco Fortis, economista, direttore della Fondazione Edison e docente di Economia industriale all’Università Cattolica di Milano, ha la sua personale ricetta per uscire dal guado di una recessione mai vista prima. Non è difficile, basta solo poter spendere. Perché, è il messaggio recondito, non possono fare tutto le imprese. Lo Stato tolga burocrazia e faciliti gli investimenti, al resto ci pensa il mercato.

Fortis, si parla di Iva, di Irpef, di meno tasse sul lavoro. E il ministro Gualtieri rivendica buste paga più pesanti. Lei invece parla di investimenti…

Certo. Solo con le opere pubbliche, quelle grosse, si può ripartire e compensare la caduta del Pil. Abbiamo una previsione di un Pil a -10% per quest’anno. Se non vogliamo andare al di sotto dobbiamo riattivare la domanda pubblica. Purtroppo però non vedo attualmente traccia di questo. Questa è la prima priorità.

Ce ne è una seconda?

Sì, capire che abbiamo un problema storico di produttività. Dal 2001 al 2018 siamo sempre stati ultimi nella produttività, anche nella manifattura. Ma negli ultimi anni siamo passati in testa. E allora, perché la nostra industria è riuscita a diventare la prima? Perché sono state fatte politiche economiche. Ecco, queste politiche ci vorrebbero oggi, perché non possiamo pensare che abbattendo l’Iva la gente torna a consumare. Quando si esauriranno gli ammortizzatori sociali, Iva o non Iva, la gente non comprerà nemmeno se uno gli mette i soldi in mano.

Allora abbassare l’Iva non è una buona idea…

Non si può pensare di fare miracoli solo abbassando un’imposta. Lo ripeto, non è che abbassando un’imposta si risolve come per magia la situazione e poi non abbiamo mai fatto esperimenti per la riduzione dell’Iva. Non abbiamo la benché minima prova di quello che potrebbe succedere.

E il costo del lavoro? Anche lì meglio stare fermi?

Non mi sembra che il problema principale delle nostre imprese sia il costo del lavoro troppo alto. Altrimenti come spieghiamo un surplus commerciale di 100 miliardi e una produzione industriale superiore alla Germania. E come spieghiamo che 1.500 prodotti su 5 mila tra i primi cinque Paesi al mondo sono italiani?

Insomma, la priorità è investire. Anche con i soldi dell’Europa?

Certo che sì. Dall’Europa dobbiamo prendere tutto, fino all’ultimo. Per sbloccare subito le opere, per gli investimenti. Dopo si potrà pensare alle tasse. Investimenti e burocrazia, tutto qui.

Fortis, parla della nostra Pubblica amministrazione suppongo…

Sì. Le nostre imprese la produttività, come le ho detto prima, l’hanno accresciuta ma lo Stato deve fare la sua parte, non è pensabile rimettere in moto un Paese senza procedure veloci. Voglio dire, ora che arriveranno i soldi dell’Europa, quanto dovremo aspettare per utilizzarli. Mi spiace ma a questo punto non penso che lo smart working, che reputo solo un mito, abbia giovato alla Pubblica amministrazione.

Si spieghi meglio.

Credo che lo smart working abbia ampliato il divario in termini di efficienza con gli altri Paesi. Ha provato a chiedere un’autorizzazione? Ha provato a chiedere un appuntamento per una successione? La verità è che lo smart working è una bufala colossale. Ci ha permesso di sopravvivere in un momento difficile, ma non può essere la norma. Si perde il contatto con la realtà, si azzerano le relazioni e alla fine si perde slancio nell’erogazione dei servizi. Io voglio che mi si dimostri che lo smart working ha velocizzato i tempi di risposta della Pa. Dimostratemelo e cambierò idea.

Molti osservatori indicano come settembre e ottobre i mesi cruciali per il Paese. Lei che dice?

Io sono ottimista. Abbiamo un’industria formidabile, non siamo alla canna del gas, il mondo intero è in ginocchio. Il nostro sistema produttivo ha una buona capacità di risposta, purtroppo questa capacità non ce l’ha lo Stato e non possiamo pensare che facciano tutto le imprese. Stato e politica la smettano di discutere tutti i giorni su Mes e non Mes, ma inizino davvero ad abbattere il vero cuneo, quello burocratico ora che i soldi ci sono per davvero.

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