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Iva a tempo, cuneo fiscale permanente. La ricetta di Giampaolo Galli

C’è del caos sul fisco. Domenica il premier Giuseppe Conte ha aperto formalmente a un taglio selettivo e a tempo dell’Iva, salvo poi mostrare qualche dubbio nelle ultime ore. Oggi il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha indicato come prioritario un intervento sul costo del lavoro, alias cuneo fiscale. Posizione ribadita a grandi linee e a mezzo stampa dal sottosegretario al Tesoro, Pier Paolo Baretta, che ha messo in cima alla lista una rimodulazione dell’Irpef. Per il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, è tempo invece di avviare un vero cantiere fiscale, senza misure a goccia e soprattutto spot. Ma la verità, dove sta? Formiche.net lo ha chiesto a Giampaolo Galli, economista e animatore insieme a Carlo Cottarelli dell’Osservatorio sui conti pubblici.

Galli, il governo sembra aver informalmente aperto all’ipotesi di un taglio dell’Iva. Ma Conte ha dei dubbi mentre da più parti si invita il governo ad agire sul costo del lavoro più che sulla domanda. Ma quale è la vera priorità fiscale?

Se lo si fa, il taglio dell’Iva deve essere temporaneo. Dopo un certo tempo, diciamo sei mesi, deve rientrare, altrimenti non è efficace nel senso che non induce le persone ad anticipare i consumi. Inoltre, essendo molto costoso, metterebbe a rischio i conti pubblici. Temo che in Italia sia molto difficile ridurre una tassa e poi riaumentarla.

Stesse modalità anche per il cuneo fiscale?

Il cuneo fiscale va invece ridotto in via permanente, e quindi deve trovare una copertura adeguata. Un’accelerazione degli investimenti, in particolare nei settori della digitalizzazione e della green economy, è l’opzione preferibile perché è il modo più efficace per stimolare la domanda interna e sarebbe in linea con ciò che ci chiede l’Europa con il piano Next Generation EU.

Le finanze italiane sono sotto stress come non mai. A fine anno potremmo avere un rapporto debito/Pil al 155,7%. In tutta franchezza, possiamo davvero permetterci un taglio dell’Iva, anche se pro-tempore?

Se fosse davvero pro-tempore non ci sarebbe motivo di grande preoccupazione per il debito pubblico. In ogni caso, è vero che qualunque cosa si faccia, occorre pensare che finita l’emergenza avremo bisogno di un avanzo primario per mettere il debito su una traiettoria discendente rispetto al Pil. Oggi invece si respira un’aria di liberi tutti come se si potesse spendere senza limiti. Possiamo spendere molto nel breve periodo, anche perché l’Europa ci mette a disposizione risorse ingenti, ma nel medio termine non possiamo dimenticarci dei conti pubblici.

Il governatore di Bankitalia, Visco, ha auspicato una riforma fiscale di ampio respiro. Le chiedo se questo è il momento buono per simili operazioni o è meglio restare fermi fino alla fine della tempesta.

A volte è proprio nelle tempeste che si riescono a smuovere interessi consolidati. Il rischio è quello di fare una riforma che ha un costo anche nel lungo termine, il che sarebbe un guaio.

Galli, il nostro spread è insolitamente basso, per i valori cui siamo abituati. Solo un’illusione ottica?

Credo che il nostro spread sia basso per via degli interventi della Bce e del fatto che non si sentono più voci di esponenti politici importanti che chiedano l’uscita dall’euro. In un certo senso, è un’illusione ottica perché gli interventi della Bce non possono durare all’infinito. E perché mi pare che il populismo no-euro continui a covare sotto la cenere e potrebbe rialzare la testa nei prossimi mesi, man mano che toccheremo con mano le conseguenze sociali della crisi economica che stiamo attraversando.

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