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Perché gli Stati Generali sono utili (e le aziende strategiche..). Parla Girotto

E venne il giorno degli Stati Generali dell’Economia. Oggi a Villa Pamphili è cominciata  la sette giorni allestita da Giuseppe Conte per individuare la rotta migliore con cui tentare di tirare fuori il Paese dalle secche della recessione da coronavirus. Imperativo, massima concretezza e nessuna perdita di tempo. Eppure l’evento che si è aperto oggi non è partito sotto i migliori auspici. Per Gianni Girotto, senatore del M5S e presidente della commissione Industria, vale la pena essere ottimisti. Le questioni sul tavolo sono tante, ripresa e sostegno alle famiglie in testa. E perché no, la difesa delle nostre aziende strategiche.

Girotto oggi si sono aperti gli Stati Generali. Impressioni?

Dal governo Conte in generale, e dopo questa terribile pandemia in particolare, è chiaro che ci si aspetta veramente moltissimo, è questo già un aspetto da considerare su quelli che saranno poi i risultati reali. Come sempre tali risultati dipenderanno dalla reale volontà di collaborare tra i vari partiti, dimenticando le rispettive differenze e mettendo da parte la pur legittima volontà di apparire e di fare campagna elettorale permanente, e dal livello e qualità di interlocuzioni che in questi giorni si svolgeranno con i corpi intermedi, cioè le associazioni datoriali, i sindacati, i professionisti e tecnici vari.

Detta così suona bene. Ma succederà davvero nei prossimi giorni?

Da una parte sarebbe sufficiente ripristinare un livello di normalità istituzionale che da decenni manca nel nostro Paese, dall’altro lato ci si deve sforzare di trovare soluzioni innovative, perché la situazione è oggettivamente straordinaria e quindi richiede anche (non solo) misure straordinarie.

Questa crisi epocale ha cambiato le abitudini degli italiani. La politica cambierà?

Mettiamola così. Rendiamoci conto che un Paese non cambia solo ed esclusivamente tramite il miglioramento della classe dirigente, ci vuole un parallelo innalzamento della cultura media della popolazione, e questo passa anche per una non più procrastinabile riforma della Rai, oltre che un ulteriore sforzo nel mondo delle scuole e delle università, per formare cittadini non solo più preparati tecnicamente, ma sopratutto più elevati moralmente, altrimenti avremo un Paese in cui semplicemente le truffe e le illegalità saranno quantitativamente uguali e solo qualitativamente più sofisticate.

Girotto, in questi giorni si è parlato del possibile ingresso di Cdp nelle Generali, a presidio dello Stato in caso di manovre ostili. Lei che ne pensa?

Credo sia una strada da approfondire e valutare attentamente. Di sicuro questa crisi ha messo in evidenza che il mercato è sì globale, mentre non lo sono diritti e condizioni di mercato. La delocalizzazione e la rincorsa verso il basso hanno reso le filiere italiane ed europee meno solide e resilienti. Quindi ben vengano nuovi approcci come questo al problema della difesa del nazionale.

Molti economisti hanno fatto notare, anche dalle colonne di questa testata, che la recessione sta indebolendo le piccole e medie imprese, rendendole facili prede. Non sarebbe il caso di pensare anche a come proteggere le aziende minori, non strategiche diciamo?

Mi è un po’ difficile immaginare, anche per puri motivi numerici, uno Stato che controlli le decisioni strategiche e le operazioni societarie di centinaia di migliaia di imprese private. Le pmi italiane sane non si svendono ai gruppi stranieri, quindi lo Stato deve fare tutto il possibile per predisporre un ambiente sano e non ostativo, quindi torniamo ai soliti concetti di tassazione adeguata, burocrazia snella, infrastrutture e servizi efficienti, un mondo bancario maggiormente skillato e predisposto al venture capital, ecc.

Gli sforzi fatti fin qui bastano?

Questo governo ha messo in atto una serie di misure per aiutare la capitalizzazione delle imprese, e sbloccato finalmente il Fondo di Innovazione di Cdp, che farà appunto venture capitale colmando una grossa lacuna in tal senso. Credo quindi che la strada da seguire sia quella di semplificare, sburocratizzare, innalzare il livello della Pa, abbassare il cuneo fiscale aumentando la lotta ad elusione ed evasione fiscale e rilanciare le filiere ad alto contenuto locale, e su questo ultimi due punti una grossa mano la darà il “superbonus edile 110%. Insomma forse basterebbe riprendere un po’ di normalità, che però in Italia manca da decenni.

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