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Perché il Mes serve all’Italia (ma non è una manna). La versione di Visco

Due scenari. Nel migliore, entro la fine del 2020 il Pil italiano cala del 9% e l’inflazione rimane a zero. Nel peggiore, con una seconda ondata del coronavirus, crolla del 13% e l’inflazione scende sotto lo zero. Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco spiega il bivio che attende il Paese in un’intervista con Bloomberg Tv. Se tornano il virus e la quarantena, bisogna aspettarsi “un’inflazione negativa per quest’anno e quello successivo, e una crescita molto lenta dopo”.

Alla direttrice Francine Lacqua dice che l’Italia, con gli aiuti da Bruxelles e da Francoforte, può vedere la luce in fondo al tunnel. Purché non li consideri alla stregua di “una manna” dal cielo. A partire dal Mes, il fondo salva-Stati dell’Ue che divide la politica italiana da mesi. “Come ho testimoniato mesi fa in Parlamento, penso che questi fondi arriveranno senza contropartite, ovviamente devono essere usati per certe ragioni, questo è l’unico requisito, ma non vedo rischi”, ha detto Visco nella videointervista. Il Mes, appunto, “non è una manna”, ma “può essere usato con efficacia e non vedo problemi sostanziali”.

“Dobbiamo essere cauti con le parole” – ha detto il numero uno di via Nazionale, riservando una stoccata neanche troppo velata alla Germania e agli altri Paesi “che si lamentano con l’Italia perché non è abbastanza frugale” e “hanno enormi surplus”.

Politica monetaria della Bce e politica fiscale però devono rimanere su due piani separati, dice Visco. A dispetto di chi ritiene che la politica di acquisti inaugurata da Francoforte possa avere come effetto collaterale quello di frenare le riforme in Italia. “L’Italia ha bisogno di riforme, siamo arrivati alla fase pre Covid-19 con un livello di reddito che non era ancora tornato prima della crisi finanziaria del 2008, non è per l’acquisto di debito pubblico da parte della Bce che le riforme sono più lente. La politica monetaria non può sostituire l’innovazione e la produttività”.

Gli strumenti messi in campo per la ripresa e avallati dalla Commissione Ue sono “i benvenuti” e dovranno restarci finché “la domanda sarà insufficiente e l’inflazione bassa”. Sono, ha detto Visco, la naturale “controparte della politica monetaria”

Il quadro italiano non è roseo. Il numero uno di Palazzo Koch parte affrontando i problemi del settore bancario. “Chiaramente ci saranno problemi con i prestiti negli anni a venire, in Italia come in altri Paesi, le garanzie statali dovrebbero in parte coprire i rischi cui le banche faranno fronte nei prossimi mesi”. Il mondo del lavoro non esce meglio dalla crisi. “Il tasso di disoccupazione non ci dice molto, anche per il blocco dei licenziamenti fino a settembre”.

Da alcune regioni, però, “arrivano alcuni segnali di miglioramento, nonostante i dati siano ancora fortemente inferiori rispetto a quelli registrati nel 2019”. Si osserva una forte eterogeneità per quanto riguarda l’impatto nei diversi settori: ci sono alcune professioni più penalizzate, come i lavoratori stagionali nei settori del turismo e delle attività ricreative, mentre altre, come i lavori pubblici e alcuni comparti manifatturieri, che sono invece più sicuri”.



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