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Roma dica sì al Mes, ne avrà bisogno. Firmato Ocse

Un consiglio, di quelli spassionati. L’Italia accetti il Mes, senza pensarci due volte. Mentre in Italia ancora ferve il dibattito sull’opportunità o meno di dire sì a 37 miliardi di risorse a tasso zero, con il solo vincolo dell’impiego nella sanità, da Parigi arriva un caldo invito al governo italiano, firmato dal segretario dell’Organizzazione, Angel Gurrìa. L’Italia “dovrebbe ricorrere al Mes perché ne ha bisogno, perché le condizioni sono assolutamente appropriate e perché è disponibile”, ha spiegato Gurrìa rispondendo a una domanda nel corso della presentazione dell’Economic Outlook.  “Il mio Paese, il Messico ha appena preso un miliardo di dollari dalla Banca mondiale. Questa crisi è il motivo per cui ci sono questi fondi e la linea del Mes fa parte della solidarietà Ue”.

A rafforzare la tesi dell’Ocse, il fatto che l’Italia rischia un calo del Pil per quest’anno fino al 14% se nei prossimi mesi dovesse verificarsi una nuova ondata di contagi, con conseguenti nuovi blocchi. Senza nuovi lockdown, invece, il calo del Pil italiano dovrebbe attestarsi all’11,3% con un rimbalzo più corposo il prossimo anno (+7,7%). E i conti pubblici? Parigi prevede un deficit che balzerebbe all’11,2% del Pil nel 2020, nello scenario con una sola ondata da coronavirus mentre con una seconda ondata invece il disavanzo salirebbe al 12,8% quest’anno per poi scendere al 9,7% nel 2021. Su questa base Parigi stima che il rapporto debito-Pil dell’Italia balzi al 158% quest’anno, a causa della ricaduta della crisi pandemica. Attenzione però: se si verificherà una nuova ondata di contagi il rapporto raggiungerà il 169,9%, per poi segnare il 165,5% nel 2021. Numeri mostruosi, ma per l’Ocse non è tempo di fare gli intransigenti sui parametri di finanzia pubblica. Il momento di rimettersi in carreggiata verrà e lì bisognerà farsi trovare pronti, soprattutto l’Italia.

Gurrìa è stato chiaro. Il rapporto debito-Pil dell’Italia salirà a livelli elevati con la crisi pandemica anche perché partiva da valori già alti, tuttavia “lasciatemi insistere sul fatto che questo non è il momento di applicare le regole sui conti o i limiti del 3% al deficit-Pil. Questo è il momento di mettere in campo tutto quello che si può per vincere questa guerra”. C’è anche un motivo per cui l’Italia pagherà un prezzo più alto rispetto ad altre economie: il turismo, vero asse portante del nostro Pil.

“Il settore industriale”, spiega l’Outlook, “potrebbe riprendersi rapidamente mentre è quello turistico quello più vulnerabile agli effetti di una crisi prolungata, con danni soprattutto per le piccole e medie imprese che dominano questo settore. Il manifatturiero rischia una maggiore esposizione se la recessione dovesse prolungarsi dal momento che molte aziende sono specializzate in beni di consumo e capitali ad alto valore aggiunto e con margine più elevato e quindi più sensibili all’andamento globale di redditi e investimenti”. L’Ocse riconosce infine come “le imprese e le banche italiane sono entrate in questa crisi in condizioni migliori rispetto alla crisi del 2008-2009, anche se la crisi aumenta le fragilità finanziarie che persistono, come l’esposizione delle banche ai titoli di Stato”.



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