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La recessione si batte col risparmio. Parla Mario Turco (M5S)

Se c’è un antidoto a una nuova crisi del debito sovrano italiano, quello è il risparmio. Perché sarà anche vero che l’Italia ha il terzo debito pubblico mondiale e che la Bce non potrà in perpetuo comprare i nostri titoli (inclusi i junk). Ma il risparmio privato in Italia, famiglie e imprese, sfiora i 10 mila miliardi, oltre quattro volte il debito. E allora perché non indurre gli italiani a convogliare parte dei 1.600 miliardi che giacciono nei depositi bancari nell’acquisto di Btp, mediante l’apertura di c/c agevolati presso una banca pubblica? Un’idea che il Movimento Cinque Stelle sta prendendo sul serio, al punto da trasformarla in emendamenti al decreto Rilancio, come raccontato nei giorni scorsi da MF-Milano Finanza e che mira a una sorta di autonomia finanziaria, dal sapore autarchico. Perché in assenza di Pil (il rimbalzo del 2021 non compenserà le perdite del 2020), meglio preparare un buon paracadute se i mercati dovessero voltare le spalle all’Italia. Formiche.net ne ha parlato, ma non solo di questo, con uno dei primi sponsor, Mario Turco, senatore del M5S che dal 16 settembre 2019 ricopre l’incarico di sottosegretario alla Presidenza del consiglio con delega alla programmazione economica e agli investimenti.

Sottosegretario Turco, il M5S ha presentato una proposta al dl Rilancio che prevede una sorta di risparmio fatto in casa: parte dei soldi depositati nei c/c degli italiani, circa 1.600 miliardi, andrebbero a convergere sull’acquisto di Btp. Se l’Italia deve ripartire, può ripartire dal suo risparmio?

L’Italia ha necessità di offrire nuove opportunità ai suoi risparmiatori e investitori, alternative a quelle offerte dai mercati finanziari. In particolare, al fine di dare maggiore sostegno alle politiche espansive del bilancio dello Stato, è necessario, nel rispetto dell’attuale quadro normativo europeo, introdurre nuovi strumenti finanziari a supporto della liquidità delle imprese e delle famiglie, e degli investimenti pubblici. A tal riguardo, stiamo lavorando ad un Piano di autofinanziamento interno che si basa su tre direttrici.

Sarebbero?

Rendere trasferibili i crediti d’imposta e le detrazioni fiscali, e su questo aspetto abbiamo avuto delle anticipazioni di misure innovative già approvate dal governo nel dl Rilancio, creare una piattaforma elettronica in grado di gestire conti correnti di risparmio e canalizzare per l’appunto il risparmio degli italiani in forme dirette d’investimento anche temporanee costituendo, laddove fosse necessaria, una banca pubblica.

In effetti, a guardarsi indietro, una banca pubblica per gli investimenti è un’antica battaglia del M5S. A tal proposito pensare di convogliare parte dei 170 miliardi del Recovery Fund destinati all’Italia in un nuovo soggetto pubblico, sarebbe quello choc di cui il Paese ha bisogno?

Si tratta di una opportunità, che è necessario considerare, al fine di ottimizzare i 173 miliardi del Recovery Fund, che saranno in discussione prossimamente in sede di Commissione europea. Il possibile nuovo soggetto pubblico verso cui far convergere parte delle risorse europee sarebbe una scelta auspicabile per dare razionalità al piano di riconversione industriale di cui il Paese ha urgente necessità.

Insisto per un attimo sul debito. Nelle sue ultime Considerazioni finali il governatore di Bankitalia Visco ha chiarito che il nostro debito è attualmente sostenibile. Ma potrebbe non esserlo un domani, senza crescita e con pochi investimenti. Come evitare che i nodi arrivino al pettine?

Il governo saprà dare risposte adeguate così come ha dimostrato nel corso della gestione dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Con Il decreto Rilancio e con il decreto Liquidità siamo riusciti a stanziare risorse finanziarie per circa 80 miliardi, che non ha eguali nella storia post repubblicana. Siamo anche pronti a stanziare ulteriori risorse laddove ce ne fosse bisogno. Attendiamo, inoltre, ulteriori finanziamenti dall’Europa, molti dei quali peraltro a fondo perduto. Le misure introdotte, unitamente ai piani di sviluppo su cui stiamo lavorando, daranno risposte immediate e forti alla ripresa economica. Le limitazioni del debito, al momento, non devono costruire un problema per limitare le politiche di bilancio a sostegno dell’economia e delle famiglie, soprattutto se esso venisse indirizzato con maggior rigore direttamente agli stessi risparmiatori italiani.

Tutto ciò non toglie che dobbiamo tornare a crescere per contenere debito e umori dei mercati… 

Siamo consapevoli che la ripresa della crescita economica, già a partire dal mese di settembre, consentirà il rientro del deficit, che dovrà avvenire nel tempo, senza commettere gli errori del passato, allorquando furono introdotte, dopo l’anno 2011, rigide regole di austerity. Nella prospettiva di sostegno all’economia, è fondamentale accelerare la realizzazione degli investimenti pubblici. Questo troverà soluzione nel prossimo Decreto semplificazione che verrà approvato entro il mese di giugno. Saranno soprattutto queste misure a dare maggiore slancio e vigore alla crescita economica. In merito, con il Dipartimento di programmazione economica e la struttura di missione Investitalia abbiamo presentato un piano di semplificazione e accelerazione degli investimenti pubblici, che consentirà di snellire i processi autorizzativi e la gestione amministrativa delle opere pubbliche.

C’è altro nel pentolone?

Sì. Allo stesso tempo, con il sottosegretario, Riccardo Fraccaro, stiamo lavorando ad un piano di semplificazione del Cipe, comprimendo i tempi e la gestione delle autorizzazioni e della fase progettuale delle opere prioritarie e strategiche. Le misure che presto proporremo all’attenzione del governo si prefiggono di rendere più efficienti le strutture amministrative pubbliche, pur salvaguardando tutti i presidi di legalità. Sappiamo che il momento è difficile e che la risalita richiederà sacrifici, ma sappiamo che con la responsabilità di tutti supereremo anche questa emergenza inaspettata e dagli effetti ancora non chiaramente definiti.

Domanda a bruciapelo. Mediobanca, un’ operazione di libero mercato, a prima vista. Ma forse a guardare bene la faccenda è un po’ diversa. Magari c’è in gioco una certa sovranità italiana nelle aziende strategiche. Lei che idea si è fatto?

Abbiamo ampliato il Golden power per proteggere in questo momento di emergenza la proprietà italiana di aziende operanti in settori ritenuti strategici. In questo modo, abbiamo evitato il depauperamento di imprese che operano in settori fondamentali per la sicurezza o per il futuro del Paese. Allo stesso tempo, nel Decreto rilancio abbiamo introdotto diverse altre misure per evitare il rischio immediato di svendita delle nostre imprese a favore di potenziali acquirenti stranieri che potrebbero approfittare indiscriminatamente della debolezza finanziaria del nostro tessuto produttivo a seguito dell’emergenza coronavirus. La rivalutazione dell’istituto delle partecipazioni pubbliche richiede attenzioni sia sulla professionalità del management sia sulla gestione razionale di tutte le partecipazioni pubbliche, di cui sono titolari diversi soggetti pubblici.

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