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Russia, Cina e investimenti. In tre giorni, tutte le sfide per Nato e Difesa europea

Con la riunione dei ministri della Difesa dell’Unione europea è iniziata oggi una tre giorni delicata per la sicurezza del Vecchio continente. Tra le incertezze sul ritiro dei militari americani dalla Germania e i timori per l’impatto del Covid-19 sulle risorse da destinare al settore, la palla passa domani alla Nato.

LA RIUNIONE PER LA DIFESA EUROPEA

Oggi, Lorenzo Guerini e i colleghi dell’Ue si sono ritrovati per fare il punto sulle varie iniziative comuni. Nonostante le preoccupazioni dei big su un livello d’ambizione troppo basso (qui la recente lettera dei ministri di Italia, Francia, Germania e Spagna a chiedere più determinazione), il vertice si è aperto sulla soddisfazione per l’annuncio di ieri della Commissione europea: il primo finanziamento dell’Ue per programmi di sviluppo di materiali d’arma (sedici in tutto). Riguarda i progetti-pilota in vista del più cospicuo European Defence Fund 2021-2027, per ora con una proposta di finanziamento da 8 miliardi di euro che sembra davvero troppo risicata.

LO STRATEGIC COMPASS

La novità del vertice di oggi, con il commissario al Mercato interno Thierry Breton e l’Alto rappresentante Josep Borrell, è la luce verde per lo Strategic Compass, un documento (voluto dalla Germania) per trovare convergenza di interessi e obiettivi tra Paesi membri, da tradurre poi in politiche e linee operative concrete. Come notava pochi giorni fa il generale Claudio Graziano, presidente del Comitato militare dell’Ue, “sarà forse uno dei momenti più importanti nella creazione di una vera Europa della Difesa”. L’impressione è che il nodo più delicato resti quello delle risorse, sia per i meccanismi dell’Ue, sia a livello nazionale.

IL MESSAGGIO DI GUERINI

“È importante che l’Edf sia adeguatamente finanziato e commisurato agli obiettivi che l’Europa della Difesa si è posta”, ha detto Guerini a margine del vertice. Poi, il focus del ministro italiano sulla necessità di coordinare gli sforzi con l’Alleanza Atlantica: “Solo attraverso una piena armonizzazione e una efficace sincronizzazione con i processi di sviluppo capacitivo della Nato, si possono conseguire risultati concreti ed in linea con il nostro livello di ambizione”. Sotto questo aspetto, ha aggiunto, “sono convinto che lo Strategic Compass possa rappresentare un valido strumento per sfruttare appieno il potenziale di tutte le iniziative di Sicurezza e Difesa dell’Unione”. Il legame con partner della Nato passa però anche dalla possibilità che essi partecipino ai progetti dell’Ue (con Usa e Uk primi interessati): “L’Italia – spiega palazzo Baracchini – continua a sostenere il principio di piena apertura a quanti vogliano aderire ai progetti con il vincolo dell’approvazione politica da parte del Consiglio”.

IL FRONTE NATO

E intanto domani la palla si sposta in campo Nato, con la due-giorni di riunioni tra i ministri della Difesa dell’Alleanza Atlantica. In cima all’agenda c’è ancora la crisi da Covid-19, contro la quale le Forze armate di tutti gli alleati hanno dato un contributo importante, anche grazie al coordinamento offerto dalla Nato. Con l’emergenza terminata, l’attenzione è ora sugli strascichi della pandemia e sui rischi da essa derivanti, con il mirino puntato ancora sull’obiettivo “resilienza”. A livello interno, il timore è duplice: da una parte, si temono tagli ai bilanci nazionali dedicati alla Difesa; dall’altra, preoccupa il rischio di strappo tra Stati Uniti e Germania che si manifesterebbe con l’ipotesi di ritiro (seppur parziale) dei militari americani dal territorio tedesco.

LE MINACCE RUSSE…

Sul fronte esterno, la preoccupazione è tutta per un mondo che si preannuncia ben più complesso e competitivo di quello pre-Covid-19. Al primo posto resta la sfida russa. In agenda ci sono le implicazioni sulla sicurezza “della crescita dell’arsenale nucleare missilistico” di Mosca, ha spiegato in conferenza stampa Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato. Dalla fine del trattato Inf, “la Russia ha continuato a modernizzare le proprie capacità missilistiche, comprese quelle ipersoniche”, ha aggiunto. Per questo, si prevede da vertice un nuovo pacchetto di politiche e misure militari volte a innalzare la deterrenza, tra nuovi investimenti in capacità anti-missilistiche e assetti all’avanguardia “come il velivolo da combattimento di quinta generazione” (sei F-35 italiani sono attualmente in Islanda per una missione di Air policing della Nato).

…E LA SFIDA CINESE

Stoltenberg ha ribadito che la Nato non ha alcuna intenzione di dispiegare nuovi missili nucleari in Europa. L’obiettivo, sulla scia delle intenzioni di Washington, è spingere i rivali a un negoziare un nuovo sistema di controllo degli armamenti. In tal senso, l’attenzione riguarda anche la Cina, entrata per la prima volta come “sfida” nell’agenda Nato nel vertice tra i capi di Stato e di governo dello scorso dicembre. E mentre “investe in nuove testate nucleari e sviluppa sistemi missilistici per il lancio da terra, mare e aria”, Pechino resta “riluttante” ad aprire ogni tipo di nuovo negoziato, ha notato Stoltenberg.

IL RITIRO USA DALLA GERMANIA

Il tema del momento resta comunque la riduzione della presenza militare americana dalla Germania. Ieri, il presidente Donald Trump ha confermato l’intenzione di ridurre il tetto massimo delle truppe nel Paese da 34.500 unità a 25 mila, utilizzando parole dure nei confronti di Berlino (i temi di frizione sono molteplici) e alimentando i dubbi sul futuro dei 9.500 militari in ripiegamento (da leggere l’analisi dell’ambasciatore Stefano Stefanini). Come di consueto, Stoltenberg ha cercato di minimizzare e di salvaguardare la tenuta dei rapporti transatlantici: “Gli Stati Uniti hanno chiarito che nessuna decisione finale è stata presa su come e quando” avverrà il ritiro, ha detto il segretario generale, ricordando inoltre l’aumento del dispiegamento americano in Europa occorso nell’ultimo anno. “Quello che conta – ha aggiunto – è mantenere una deterrenza credibile e conservare il forte legame tra nord America ed Europa”.

TRA CASA BIANCA E PENTAGONO

L’impressione è che il vertice dei prossimi giorni non dissolverà dubbi e timori. La decisione del ritiro arriva dalla Casa Bianca, e non è direttamente nelle mani di Mark Esper, il capo del Pentagono che parteciperà alla video-conferenza. Come già per i piani di ritiro da Siria e Medio Oriente, le strutture militari Usa si sono dimostrate parecchio riluttanti a mettere in atto i progetti presidenziali, per molti da leggere in chiave elettorale. Probabile dunque che, dopo i messaggi di ieri di Mike Pompeo al Consigli Esteri dell’Ue, arrivi da Esper un nuovo messaggio di solidità del legame transatlantico.

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