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La sanità può fare a meno del Mes? La risposta (e i dubbi) di Giulia Grillo

Sì al Mes, ora e subito. Perché 36/37 miliardi a tassi nettamente più vantaggiosi rispetto ai prezzi di mercato, non capitano tutti i giorni. Di questo sono ormai più che convinti nel Pd, al punto da aver predisposto un vero e proprio piano che può valere fino a 20 miliardi, in vista degli Stati Generali sull’economia convocati da Giuseppe Conte. Tra le condizioni per ottenere il Mes c’è quella di investire nella sanità. E quale occasione migliore per il partito di Nicola Zingaretti per dare nuova linfa alla nostra sanità. Perché la spesa sanitaria pubblica (118 miliardi nel 2019) è in conto corrente e dunque non finalizzata agli investimenti e allora perché non fare del Mes un boost per la sanità tricolore?

“Serve un cambio di rotta, il servizio sanitario va letto come grande driver di sviluppo e di benessere”, ha scritto pochi giorni fa sul Sole 24 Ore, Zingaretti. “Si tratta della più grande infrastruttura pubblica di questo Paese che contribuisce alla ricchezza complessiva. La spesa sanitaria, oltre che a tutela della vita, è un investimento produttivo importante e la logica dei tagli alla spesa sanitaria, sotto la pressione del risanamento finanziario, è stata una strategia sbagliata”. Va bene, ma nel Movimento Cinque Stelle che ne pensano? La contrarietà del Movimento al Mes è nota, ma forse stavolta dinnanzi a una simile occasione sarebbe opportuno mettere da parte dubbi e paure sul Mes, percepito come un cappio pronto a stringersi intorno al collo dell’Italia.

Formiche.net ha chiesto un parere a Giulia Grillo, deputata del M5S ed ex ministro della Salute nel governo Conte I. “Dalle informazioni che abbiamo oggi è difficile essere precisi sulla destinazione dei fondi del Mes. Mi spiego. Sappiamo bene che il Mes è regolato dal trattato sul funzionamento dell’Unione europea ed è difficile che un accordo tra Stati possa superare un trattato. Questo per dire che la promessa di una assenza di condizionalità nella concessione dei fondi cozza inevitabilmente contro un trattato che avrà sempre forza giuridica maggiore rispetto a un qualsiasi accordo tra Stati o altra parola e che peraltro prevede condizionalità”, spiega l’ex ministro.

“Fatta questa premessa, che già di per sé solleva un punto interrogativo sulle condizionalità, ora la questione è: i fondi del Mes possono essere utilizzati per il personale sanitario o per l’assistenza socio sanitaria o per la formazione del personale? Si tratterebbe in questo caso di spese strutturali che portano ad un’altra domanda. Come saranno finanziate negli anni seguenti quando saranno esauriti i fondi del Mes? Sull’edilizia sanitaria faccio presente che abbiamo quasi 4 miliardi di fondi ancora non spesi e già stanziati”, chiarisce Grillo.

“Dunque come si pensa di spendere 36 miliardi? Solo per farmaci e dispositivi? Sarebbe una cifra enorme specie se si considera che il nostro problema più grande e la carenza di personale sia in termini di assunzioni che si formazione che di adeguamento salariale. Insomma se mai si dovessero modificare i trattati per accedere a questi fondi senza condizionalità per cosa sarà possibile usarli? Rispondere a questa domanda è fondamentale per capire quanto possa convenire all’Italia chiedere questo prestito”.



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