Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Divisori di plexiglass? Inutili e pericolosi. La proposta di Ciccotti per tornare a scuola

Come i lettori sanno si sta cercando di far rientrare i nostri figli nelle loro classi di appartenenza ai primi di settembre 2020. Naturalmente, tale decisione didattico-formativa è strettamente legata alla evoluzione della situazione epidemiologica. In altre parole, se la pandemia passerà si potrà tornare a usufruire dei luoghi pubblici dedicati alla cultura e alla formazione – teatri, cinema, auditorium, scuole, università, musei, centri, biblioteche – con le dovute accortezze che il legislatore, sentiti gli esperti virologi emanerà.

LE PROPOSTE. LEZIONE IN PRESENZA/IN REMOTO

Per le scuole, si sono avanzate diverse proposte. Metà classe collegata “in remoto” da casa, e metà in presenza. È una proposta realizzabile. Una classe a norma misura 50mq. Mantenendo gli occupanti la classe (allievi e docenti), a distanza di sicurezza di 1mq uno dall’altro, si possono ospitare 12 allievi, il docente di materia, e l’eventuale docente di sostegno. Ossia 14 persone. Se le classi sono più piccole, come in molti plessi in Italia, o il numero degli allievi più alto (28-30), la distanza deve scendere a meno di 1m. Oppure ridurre il numero degli ospiti.

“LA MINICLASSE A 6”

Se si vuole tornare a scuola “a tutti i costi”, e in estrema sicurezza, una proposta, a mio parere, ragionevole, potrebbe esser quella della miniclasse da “6 allievi”. Ossia, 6 ragazzi in presenza, gli altri in remoto. In 5 giorni (lunedì/venerdì) tutta la classe godrebbe della possibilità di essere stata a scuola una volta a settimana. Con i due insegnanti, di materia e di sostegno, sarebbero otto le persone in classe. La “miniclasse di 6” sarà solo per i mesi sino a dicembre 2020. In attesa di vedere se il covid-19 passerà o tornerà, come alcuni virologi prospettano.

DAD FINO AL 22 DICEMBRE 2020

Sappiamo che i nostri ragazzi non riescono a non avvicinarsi l’un l’altro. Dopo la fiducia riacquistata durante l’estate e le prime settimane di scuola, qualora si rientrasse nelle aule a settembre, una volta “sicuri” che “stanno bene”, torneranno a scambiarsi la sigaretta, la bottiglietta d’acqua, il panino. Per tacere degli inevitabili testosteronici scambi comunicativi ravvicinati tra fidanzatini (etero e omo). Il virus Covid-19, se non estinto, potrebbe ripartire proprio dai locali scolastici. Ecco allora che la nostra proposta della “miniclasse da 6” sarebbe un passaggio obbligato e prudente. Per educare i nostri ragazzi al rispetto delle norme. E monitorare l’eventuale ritorno di focolai di covid-19.
Sul piano formativo il doppio binario didattico, lezione in presenza/Dad, è un arricchimento di non poco conto. Immaginate come sarebbe interessante e coinvolgente l’interazione tra i ragazzi in presenza e quelli che hanno il turno “casalingo”. I ragazzi in presenza, inoltre, possono tramite la Lim, collaborare con il docente alla lezione, come accade già in presenza, donando alla lezione, seguita da casa, un maggior coinvolgimento.

L’ENTRATA SCAGLIONATA 

Non appare funzionale, invece, l’entrata scaglionata. Se potrebbe andar bene per studenti residenti in città medio-grandi, dove vi è un collegamento bus/metro ogni 20 minuti, mal si adatta per chi abita nei piccoli centri. Coloro che provengono dai “paesi” usufruiscono di corse di autobus (corriere) concentrate nelle ore di punta (mattino e ora di pranzo-primo pomeriggio, 13.00- 14.30). Le Autolinee Regionali dei pullman non hanno mezzi e personale per corse frequenti su tutto l’arco della mattinata. I ragazzi sarebbero, comunque, costretti ad uscire presto al mattino. Del resto, anche il ragazzo di città uscirebbe lo stesso presto, per abitudine, per vedere l’amico o l’amica, per andare a studiare in un giardino, o su un muretto. Molti vagherebbero nei giardini pubblici, e intorno ai bar, sino al loro turno di entrata. I genitori, usciti per recarsi al lavoro alle cinque o alle sei del mattino, dovrebbero stare con il pensiero fisso su di loro “in giro” sino alle dieci o undici, prima di iniziare le lezioni. Con quel bel mercato di stupefacenti che abbiamo sotto la volta celeste, nelle strade, nei giardini, nei parchi, intorno ai bar e ai mercatini. Quante pattuglie di carabinieri e poliziotti in più dovremmo mobilitare?

DIVISORI IN PLEXIGLASS

Credo sia una soluzione leggermente pericolosa e poco comoda da gestire per la sanificazione.
Problemi di sicurezza. Se un ragazzo, per una spintarella ci finisce contro riportando una ferita o un danno sul viso? Quanti di questi divisori verranno danneggiati in/volontariamente?
Problemi di comodità e sicurezza. Come fare entrare le braccia di un ragazzo alto 1.80 sul banco perimetrato dal plexiglass, quando queste, normalmente, sporgono di alcuni centimetri? Come tenere bloccato uno studente dentro un cubo?
Questione di igiene. Il divisore sarà un alveare di germi (è il terminale dei: colpi tosse, starnuti, goccioline di saliva, ditate, ecc.). Per non parlare di chi ci affiggerà adesivi della squadra del cuore, scritte varie, le risposte, con l’inchiostro trasparente, alle domande per l’interrogazione. Certo, ogni giorno i solerti collaboratori scolastici (i/le “bidelli/e”) saranno impegnati a sanificare tutte le centinaia di metri quadrati di plexiglass. Che si aggiungono, ai banchi, alle sedie, alle maniglie di porte e finestre, ai bagni, e alle piastrelle di ceramica, una per una.

CARENZA DI PERSONALE

Quante ore di lavoro straordinario occorreranno? Quanto altro personale? Ci saranno coperture finanziarie? Qualcuno si stresserà o accuserà dolori alle “giunture”, reumatismi, improvvise allergie, ernie varie. Che ci aiutino i Santi Sindacati. Attualmente, in ogni scuola vi sono diversi dipendenti che usufruiscono, giustamente, sacralmente, della legge 104. (Non è infrequente che taluno ne abbia due). Altri, in queste ore, si sono prontamente dichiarati, a ragione, con tanto di certificato, lavoratori “fragili”, sia tra gli assistenti amministrativi (impiegati) che tra i collaboratori scolastici (i “bidelli”). E dunque lavoreranno da casa. (En passant: qualcuno dovrà pur spiegare al cittadino medio, che ha perso il lavoro e lo stipendio, che mansioni abbia svolto, in questi 4 mesi, il collaboratore. Il perfido di turno ha già risposto “cruciverba da casa”). Molte scuole, con il personale ridotto, si son trovate e si troveranno in situazioni serie. Chi rimane in servizio scoppia. Speriamo che il Covid-19 non si trasformi, per i soliti furbi, in un’altra occasione di fannullite. Anzi, sia l’occasione per rivedere la eccessiva elasticità che alcune leggi e norme contrattuali, involontariamente, consentono.

×

Iscriviti alla newsletter