Più banche ci sono, meglio è. Gli imprenditori italiani continuano a sperare in un sistema del credito il più plurale e concorrenziale possibile. Il dato emerge da uno studio condotto da Swg, dal titolo Concorrenza vs concentrazione, opportunità e rischi per le imprese. “I dati”, si legge nel sondaggio di Swg, “mettono in evidenza un favore netto e trasversale nei confronti di un sistema bancario plurale che vede nell’assetto concorrenziale un valore fondamentale per garantire alle imprese maggiori opportunità in termini di accesso al credito, costi e velocità di risposta, che rappresentano le principali determinanti nella scelta della pluribancarizzazione”.
Questo perché “se da un lato eventuali processi di aggregazione (oggi il numero uno della vigilanza bancaria europea, Andrea Enria, sollecita in un’intervista al Sole gli istituti a valutare fusioni per frenare l’emorragia di perdite) tra soggetti bancari e la conseguente creazione di sinergie potrebbero portare – secondo l’opinione di poco meno del 60% delle imprese interpellate – a un miglioramento del grado di efficienza delle banche e stabilità del sistema creditizio in generale, dall’altro è opinione ampia e condivisa trasversalmente che ciò è possibile solo a patto che la concentrazione non limiti la concorrenza”.
Fattore, quello della concorrenza nel settore bancario, che secondo gli esperti di Swg “diventano più che mai fondamentale in un sistema bancario – come quello italiano – che da lungo tempo soffre di un’importante crisi di fiducia soprattutto da parte della base più ampia, e fragile, del sistema produttivo (rappresentato dalle micro, piccole e medie imprese), che per loro natura sono maggiormente esposte al rischio di credito: per questa ragione, eventuali operazioni di eccessiva concentrazione e significativi mutamenti del sistema bancario, potrebbero causare effetti di restrizione dell’accesso al credito per quella che è la spina dorsale del sistema economico italiano e per la parte più fragile del Paese”.
La conclusione è insomma che più banche ci sono è meglio è, ma questo non deve impedire l’esistenza di gruppi soldi e di una certa dimensione. “La pluralità dunque si prefigura come un elemento imprescindibile e essenziale per il funzionamento del meccanismo competitivo: l’unico in grado di garantire alle imprese la possibilità di un confronto concorrenziale soprattutto in termini di accessibilità al credito e relative condizioni economiche. Questa analisi non può però prescindere da un altro tema rilevante: il rapporto tra concorrenza e solidità. La dimensione plurale del sistema bancario risulta, infatti, condizionata in modo sostanziale al concetto di solidità che – nel vissuto delle imprese – afferisce a una dimensione non meramente economica, patrimoniale e finanziaria e si colloca oggi ai primi posti tra le discriminanti di scelta dell’interlocutore creditizio. Nell’ottica concorrenziale appare dunque chiara la direzione auspicata dalle imprese: un sistema plurale e stabile guidato da alcuni grandi e solidi gruppi bancari”.