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Tecnologia, innovazione e welfare aziendale. Ecco la ricetta per la ripresa

Secondo un recentissimo report della Banca mondiale, il Covid potrebbe causare una contrazione del Pil globale del 5,2% e una diminuzione dei redditi pro capite pari al 3,6%. E non si prospetta un futuro più roseo nemmeno per l’Italia. Anzi. Secondo il Fondo monetario internazionale sarà fra i Paesi più colpiti dallo shock economico post coronavirus, con un crollo del Pil del 12,8% nel 2020. Leggermente più ottimistici, ma altrettanto allarmanti, i dati Istat, secondo cui nell’anno corrente registreremo una contrazione del Pil dell’8,3%. Di fronte a questi numeri, urgono azioni che mirino a una ripresa economica non solo nel breve periodo, ma anche nel lungo termine, capace di generare ricadute a pioggia sul tessuto imprenditoriale nazionale. Il Piano Colao rappresenta senza dubbio un primo passo in tal senso, ma sono ancora molti gli interrogativi sul futuro dell’Italia. “Le proposte relative al welfare aziendale contenute nella parte del Piano Colao riservata alle politiche sociali dimostra il suo ruolo di driver necessario della ripresa del Paese”, ha commentato Luca Palermo, amministratore delegato di Edenred – multinazionale operante nel settore del Welfare aziendale e degli Employee Benefits – ed esperto di economia dei servizi e di digital innovation, intervistato da Formiche.net. “Si tratta di uno strumento efficace sotto più punti di vista – ha precisato – in grado di supportare il welfare State nella copertura di bisogni che quest’ultimo, a causa della scarsità di risorse, fa ormai fatica a coprire. Risponde, infatti, anche ad una funzione economica e di rilancio dei consumi interni”.

Con il Covid-19 il mondo del lavoro ha subìto grandi cambiamenti. Conoscendo bene e da vicino il settore, quali definirebbe positivi e quali meno?

La situazione emergenziale ha portato a diversi cambiamenti: il lockdown forzato, il blocco delle attività, la permanenza obbligata a casa e l’adozione dello smartworking come unica alternativa per non fermarsi. Tecnologia e innovazione si sono dimostrate importanti alleate. La digitalizzazione ha rappresentato infatti in questo momento di difficoltà la chiave di volta, capace di renderci tutti più vicini, anche se lontani. Sono proprio le soluzioni digitali che svolgono ora un ruolo decisivo nel rilancio dell’economia, in particolare nei settori più colpiti dall’emergenza Covid-19.

Il benessere dei lavoratori ha conseguenze positive in primis sulla produttività aziendale. Un leitmotiv che ha conquistato sempre maggiore spazio, con anche importanti evidenze. A che punto siamo, in questo senso, in Italia?

Il welfare è un settore che si è sviluppato molto negli ultimi anni e oggi possiamo considerarlo un vero e proprio strumento di ripresa per le aziende, che permette di conciliare benessere e produttività attraverso un ampio paniere di beni, servizi e prestazioni. Parliamo di un’integrazione non monetaria alla retribuzione, che ha vantaggi fiscali sia per le aziende, sia per i collaboratori. Molto è stato fatto negli ultimi anni ma credo fortemente che qui ed ora si apra il vero tavolo di discussione per il suo consolidamento.

Il Piano Colao prevede, in un certo senso, un potenziamento del welfare e, in particolare, nel welfare aziendale. Che ruolo può avere nella ripresa?

Le proposte relative al welfare aziendale contenute nella parte del Piano Colao riservata alle politiche sociali dimostra il suo ruolo di driver necessario della ripresa del Paese, come già accaduto durante la stagione di crisi 2008-2015. È uno strumento efficace sotto più punti di vista, in grado di supportare il welfare State nella copertura di bisogni che quest’ultimo, a causa della scarsità di risorse, fa ormai fatica a coprire. Risponde, infatti, anche a una funzione economica e di rilancio dei consumi interni. Un esempio su tutti: il welfare aziendale può diventare uno straordinario volano per la ripresa del turismo. I dipendenti che ricevono dalle aziende il cosiddetto credito welfare possono spenderlo per le proprie vacanze, contribuendo così a drenare risorse verso un settore così provato dalla crisi.

Fra i vari provvedimenti, è stato varato un decreto che stanzia 400 milioni di euro da destinare ai comuni per sostenere le fasce più deboli attraverso lo strumento dei buoni spesa. Come giudica questa misura, da un punto di vista qualitativo e quantitativo? Che ruolo hanno avuto gli emettitori di buoni pasto in questa iniziativa?

Il provvedimento del governo ha lasciato ai comuni libertà di scelta rispetto alle modalità d’intervento e molti di loro hanno optato per il modello “buono pasto”, strumento già noto alle Pubbliche amministrazioni, utilizzabile nella rete di esercizi convenzionati per l’acquisto di beni di prima necessità.
La misura è stata sicuramente apprezzabile perché ha consentito di dare una risposta immediata e veloce all’emergenza: i buoni spesa sono stati, infatti, il primo aiuto ad arrivare concretamente nelle tasche degli italiani in difficoltà, coinvolgendo direttamente i comuni che hanno il polso del territorio e conoscono chi veramente ha bisogno di essere aiutato. Lo strumento dei voucher ha, inoltre, consentito che non venissero sprecate risorse e che i soldi pubblici venissero realmente destinati all’emergenza alimentare.

Voi, in particolare, cosa avete fatto?

Come Edenred abbiamo deciso di intervenire a supporto dei comuni italiani non appena è stata diramata l’ordinanza della protezione civile per far fronte all’emergenza Covid-19. Abbiamo così avviato un’azione straordinaria che prevedeva un incremento del 20% del valore totale dei buoni acquistati dai Comuni che hanno scelto noi, contribuendo ad aumentare il potere di spesa di Comuni e cittadini rinunciando a qualsiasi margine economico.

Tra le altre iniziative, ce n’è una particolarmente interessante messa in atto durante la piena emergenza Covid, quella dei buoni pasto solidali. Come funzionano?

Ci siamo interrogati molto su come supportare il più possibile tutti gli attori della famiglia Edenred, un ecosistema composto da aziende clienti, ristoratori, partner commerciali e cittadini. Tutti sono, anzi siamo, stati coinvolti dalla crisi economica e sanitaria. L’azione relativa ai buoni spesa è stato solo un punto di partenza: l’obiettivo è cercare il più possibile di supportare tutti i nostri stakeholder in difficoltà, soprattutto nella fase di ripresa, a partire proprio dai ristoratori che hanno vissuto un momento molto critico e hanno bisogno di ripartire. Per fornire un supporto concreto è stato creato il fondo europeo “More than Ever” che in Italia, attraverso il progetto Restart, viene destinato al settore del turismo e della ristorazione per incentivare la digitalizzazione delle industry più colpite. Riteniamo che il passaggio ad una fruizione totalmente dematerializzata e delocalizzata dei servizi sia la soluzione per avviare una nuova era della ristorazione all’insegna della libertà nelle modalità di utilizzo e della ricerca del personale benessere.

Durante il lockdown abbiamo percepito con ancora maggiore forza l’importanza che tecnologia e digitalizzazione hanno (e possono avere) nel sistema-Paese. Ho visto in tal senso state facendo molto, in primis con i buoni pasto digitali ma non solo. Quali risultati avete registrato? L’Italia è pronta per il salto verso il digitale (anche nella quotidianità)?

In Italia, le transazioni con il Buono Pasto elettronico sono più di 200 a persona all’anno, mentre quelle con carta di credito sono circa 80. Da una ricerca Bocconi è emerso inoltre che il 48% di chi in passato, prima della diffusione dei Buoni Pasto elettronici, non utilizzava spesso i pagamenti elettronici, oggi invece dichiara di utilizzarli frequentemente. Come Edenred abbiamo accelerato il processo di digitalizzazione di tutte le nostre soluzioni. In primis il buono pasto, divenuto completamente full digital e fruibile direttamente da smartphone. In questo modo abbiamo semplificato la customer experience dei nostri clienti ampliando la rete di spendibilità per provvedere alle spese alimentari restando a casa. Questa evoluzione tecnologica da un lato rafforza la filiera dei pagamenti elettronici e quindi anche la tracciabilità e la trasparenza; dall’altro, i consumatori hanno maggior potere d’acquisto e percepiscono sempre di più il buono pasto come elemento imprescindibile per la loro pausa pranzo.

Secondo le previsioni, purtroppo, il Covid avrà conseguenze gravissime sull’economia nazionale. Tre idee per stimolare la ripresa del Paese.

L’Italia ha estremo bisogno di misure mirate a perseguire una crescita sostenuta e inclusiva. Oggi più che mai, è tempo di incentivare la spesa delle famiglie indirizzandola verso gli attori economici locali che maggiormente sono stati colpiti dalla crisi. Una soluzione che mi sento di suggerire è quella di prevedere maggiori incentivi per i cosiddetti fondi prefinalizzati, da destinare ai settori più colpiti dalla crisi: viaggi e turismo, ristorazione e ospitalità, tempo libero e trasporti. Il modello potrebbe essere quello, ampiamente rodato in Italia e all’estero, di utilizzare il buono pasto per drenare subito risorse, anche limitate nel tempo, verso altri settori dell’economia locale grazie ad un incremento dei consumi da parte dei beneficiari di questo strumento.



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