L’Italia non è pronta per una società per la rete unica, lo sarà ma solo tra qualche anno e solo quando Tim avrà terminato lo scorporo delle rete. Nel mentre, meglio che Open Fiber e l’ex Telecom continuino a lavorare in sana concorrenza,senza ansie. In questi giorni ha ripreso quota il dibattito circa una delle più importanti partite industriali degli ultimi anni, la creazione di una realtà unica in grado di gestire l’infrastruttura a 5 G e ultra-larga in Italia. Nei piani del Movimento Cinque Stelle c’è l’affidamento della rete unica a Tim, ma solo dopo un robusto ingresso dello Stato, a mezzo Cdp, così da garantire la co-gestione della rete insieme ai soci privati nell’ex Telecom. Il che vorrebbe dire nei fatti bloccare la spesso invocata fusione tra l’ex monopolista e Open Fiber, la società pubblica per la fibra, finendo per estrometterla dalla stessa corsa alla societarizzazione della rete. Ma Raffaele Tiscar, dirigente pubblico, ma soprattutto vicesegretario generale del Consiglio nel governo Renzi, titolare del dossier Telecomunicazioni negli anni in cui nasceva Open Fiber, non la vede così: i piani grillini non stanno in piedi.
IL VALORE DELLA COMPETIZIONE
Non è tempo di società per la rete unica e soprattutto non è tempo di mettere Open Fiber fuori dai giochi, è la sintesi di Tiscar. “Diciamo le cose chiaramente, ho l’impressione che l’attuale dibattito politico non parta dai fatti. E i fatti dicono che il valore di Open Fiber è quello di essere un operatore di infrastrutture e non verticalmente integrato. E l’arretratezza dell’Italia in tema di banda larga si può recuperare solo ed esclusivamente con un operatore non verticalmente integrato. Questo perché una volta privatizzata Telecom ha deciso di abbandonare il programma di sostituzione della rete in rame con la fibra ottica”, spiega Tiscar. “Per questo oggi serve ancora un operatore infrastrutturale, quale Open Fiber è. Dobbiamo ricordarci sempre che se l’Italia ha nel tempo recuperato delle posizioni nelle infrastrutture è grazie alla competizione tra diverse realtà. Io dico che c’è spazio per tutti, serve al momento mantenere una concorrenza tra le due società”.
LA (VERA) OPERAZIONE DI SISTEMA
Ma ammettiamo per un attimo che si acceleri verso la costruzione di una società della rete in capo a Tim. Tiscar solleva un problema di tempistica “Questo processo potrà avvenire solo una volta terminato lo scorporo della rete, ma per questo ci vorranno anni. E tra l’altro non sono nemmeno sicuro che accada perché a Tim la rete serve, è il suo valore e la sua forza”.
Altra questione, sempre facente parte del piano del Movimento che piace a Giuseppe Conte, l’ingresso in forze di Cassa Depositi e Prestiti in Tim. “Anche qui mi sembra che siano degli errori di valutazione. Ad oggi Cdp non ha le spalle sufficientemente grosse per portare avanti un’operazione di sistema come questa. L’unico che può portare avanti due reti e poi terzializzarle dentro una società, è Enel e non Cdp. Enel è l’unica realtà che può sviluppare le due reti, metterle dentro una società e poi piazzarla sul mercato. Ma questo rimane un sogno, non accadrà mai. La vera operazione di sistema sarebbe questa: Enel e Open Fiber insieme a Tim, ma solo una volta terminato da parte di quest’ultima lo spin off della rete, dentro una società unica. Il resto sono frottole. Ma, come ho detto, ci vorranno anni e poi non è detto che Tim si privi della sua rete, che è garanzia del suo stesso debito anche perché i suoi soci potrebbero avere da ridire. E allora nel mentre Open Fiber e Tim vadano avanti sulla loro strada competendo tra loro”.