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Basta scuse, la politica trovi risposte alla crisi. Il graffio di Visco

Occhio alle scuse, in Italia è quasi uno sport nazionale. Ignazio Visco, governatore di Bankitalia, non le ha mandate a dire intervenendo nel primo pomeriggio a Villa Pamphili, sede degli Stati Generali dell’economia, convocati da Giuseppe Conte. Va bene discutere, confrontarsi, pianificare, ma poi bisogna andare a dama e rimettere in moto il Paese altrimenti è tutto inutile. Il governatore ha dunque aggirato la cornice istituzionale di Villa Pamphili per ricordare a tutti, governo in primis, la dura realtà.

BASTA CON GLI ALIBI

“Le prospettive per l’economia sono molto incerte ma questa elevata incertezza non deve costituire una scusa per non agire”, ha subito messo in chiaro il numero uno di Palazzo Koch. “L’incertezza è al contrario una ragione ulteriore per rafforzare da subito l’economia e per muoversi lungo un disegno organico di riforme, che per molti aspetti è già stato tracciato”. Insomma, nessun alibi per restare immobili dinnanzi a un’economia che va in pezzi. Ma Visco, se possibile, è stato ancora più esplicito e per un attimo è parso di sentire il governatore chiamare direttamente in causa il governo.

GUAI A PERDERE TEMPO (A VILLA PAMPHILI)

“Due settimane fa nelle Considerazioni finali ricordavo le parole pronunciate da Keynes 80 anni fa, quando suggeriva possibili modi di affrontare, sul piano economico, le difficoltà di una grande guerra. In sostanza il pensiero di Keynes era che la migliore strategia per il breve termine è quella di mettere a punto un buon piano per il medio-lungo periodo. Lo stesso Keynes che a chi suggeriva di aspettare il naturale operare delle forze di mercato rispondeva che nel lungo periodo saremo tutti morti”. E allora, “gli Stati generali dell’economia devono portare ad atti concreti per rilanciare il paese dopo l’emergenza coronavirus. Permettetemi di concludere formulando il mio più sincero auspicio che queste consultazioni nazionali possano concludersi con degli atti concreti che ci consentano di compiere quei passi avanti di cui il Paese ha più che mai bisogno”.

LA VERITÀ SUL RECOVERY FUND

Non è finita. Visco ha ribadito un concetto che già aveva espresso nelle sue Considerazioni finali, lo scorso 29 maggio. E cioè che il Recovery Fund, per quanto possa portare in dote prestiti agevolati e contributi a fondo perduto, non è e non sarà mai gratis. “I fondi europei non potranno mai essere gratuiti: un debito dell’Unione europea è un debito di tutti i paesi membri e l’Italia contribuira sempre in misura importante al finanziamento delle iniziative comunitarie, perché è la terza economia dell’Unione”.

Infine, una postilla che ci deve far sentire un poco più sollevati. E cioè che “Nel complesso, il debito privato ammonta in Italia al 110% del Pil, più basso persino di quello della Germania (al 114%), la metà di quello che si registra in Paesi come la Francia (215%) o l’Olanda (258%). Il sistema finanziario si è rafforzato negli ultimi anni e, nonostante i gravissimi effetti della doppia recessione, si trova in condizioni migliori di quelle in cui era alla vigilia della crisi finanziaria globale”.

L’AGENDA DELLA LAGARDE

Chi ha invece dettato una vera e propria agenda per l’Italia è stata Christine Lagarde, governatore della Bce, anch’essa presente a Villa Pamphili. Il Recovery Fund è solo una leva, non serve a nulla se non c’è una strategia precisa. E per il rilancio dell’economia l’Italia deve puntare sulle infrastrutture digitali, le energie rinnovabili e la modernizzazione della pubblica amministrazione. Le indicazioni della Banca centrale europea, ha sottolineato Lagarde, “nel caso dell’Italia chiedono investimenti in infrastrutture digitali per l’istruzione e la formazione, il sostegno alle energie rinnovabili, lo sviluppo di modelli di e-business e la modernizzazione della pubblica amministrazione. Queste riforme sono indispensabili per capitalizzare questo momento”. Tradotto, il Recovery fund lanciato dalla Commissione europea per superare la crisi del coronavirus “raggiungerà il suo pieno potenziale solo se sarà saldamente radicato nelle riforme strutturali concepite e attuate a livello nazionale”.



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