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5G, no ai fornitori unici (cinesi). L’allarme della Commissione Ue

Un complimento, e un monito. L’Italia è fra i Paesi più avanti nell’implementazione della rete 5G in Europa, ma deve ancora lavorare per diversificare i fornitori e ridurre i rischi per la sicurezza. Questo il bilancio che emerge dal rapporto della Commissione Ue sulla rete 5G, che ancora una volta suona un campanello d’allarme sulla Cina.

Il documento, redatto assieme all’Enisa, l’Agenzia dell’Ue per la sicurezza cibernetica, fa un punto sullo stato dell’arte fra i Paesi membri e in particolare sull’applicazione delle linee guida europee sul 5G delineate nell’ “Eu toolbox” pubblicato lo scorso aprile.

Il report riconosce passi avanti tanto sotto il profilo della realizzazione della banda ultralarga quanto sotto quello della sicurezza. L’Italia, in particolare, figura fra i 12 “Paesi traino” per la distribuzione delle reti. “Passi da gigante” li definisce la vicepresidente della Commissione con delega al Digitale Margrethe Vestager, “il lancio tempestivo delle reti 5G è strategicamente importante per tutti gli Stati membri in quanto può aprire nuove opportunità per le imprese, trasformare i nostri settori critici e favorire i cittadini europei”.

Per Thierry Breton, Commissario al Mercato interno, il lavoro di coordinamento a livello Ue deve proseguire non solo per “garantire la sicurezza informatica del 5G” ma anche per rafforzare “la nostra autonomia tecnologica”.

Qui, sull’autonomia strategica, si gioca una delle partite-chiave del piano digitale su cui ha scommesso la Commissione di Ursula von der Leyen. Già presente nel documento programmatico di ottobre sul 5G, anche oggi dall’Ue arriva un monito sui rischi che derivano da un mercato dominato da un solo fornitore.

“È urgentemente richiesto un progresso per mitigare il rischio di una dipendenza da fornitori ad alto-rischio”, spiega il documento. Il riferimento è chiaramente indirizzato ai fornitori cinesi come Huawei e Zte che, anche grazie a prezzi ultra-competitivi, già godono in diversi Stati membri di una posizione di quasi-monopolio.

“Sono state identificare sfide nel designare e imporre strategie appropriate per diversificare i fornitori per i singoli Mno (Mobile network operators, gli operatori telco, ndr) o a livello nazionale a causa di difficoltà tecniche o operative”, recita il documento. La Commissione invita di nuovo gli Stati membri ad adottare “meccanismi di screening degli investimenti diretti esteri senza ritardare”. Sulla necessità di rafforzare i rispettivi “golden power” per passare al filtro gli investimenti cinesi (e non solo) l’esecutivo Ue si era già espresso con un Libro bianco pubblicato lo scorso 17 giugno.

Seppur annunciato, il rapporto della Commissione giunge in un momento critico nelle relazioni fra Ue e Usa. Il segretario di Stato americano Mike Pompeo è appena tornato da un tour europeo tra Londra e Copenhagen con l’obiettivo di “risvegliare” gli alleati sulla sicurezza del 5G e i rapporti con la Cina. Il 14 luglio, durante le celebrazioni per la presa della Bastiglia a Parigi, il Consigliere per la Sicurezza nazionale americano Robert O’Brien ha incontrato alcune sue controparti (per l’Italia, il consigliere di Palazzo Chigi Pietro Benassi) per invitare a una presa di posizione netta sulla rete di ultima generazione.


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