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Boom dei Verdi in Francia (dopo la Germania): dall’Eliseo una nuova via per l’Ue?

L’ambientalismo transalpino e l’esigenza sperimentale della politica di farsi green: cosa c’è dietro la virata verde di Macron? Un trend in crescita, dopo l’exploit in Germania. Ma les verts vanno benone anche a Parigi come dimostrano i principi cardine del nuovo esecutivo Castex (ambiente, salute, sociale) e monsieur le President li imbarca al governo con la prospettiva di disinnescare il sovranismo di Le Pen per le elezioni del 2022 all’Eliseo. Ci riuscirà? E con quale impulso al resto dell’Ue?

LES VERTS

Il primo triennio della presidenza Macron è stato oggettivamente difficile e, alla voce delusioni, ricco di inciampi (i Gillet Gialli sono la punta dell’iceberg). Ragion per cui la fase Castex è stata concepita proprio per, da un lato, affrontare una situazione socioeconomica complicatissima e, dall’altro, provare a gettare le basi per uno scatto anche politico.

È in questo verso che va letta anche la nomina dell’ecologista 45enne Barbara Pompili a nuovo ministro della transizione ecologica. Nel 2016, in qualità di segretario di Stato responsabile della biodiversità, con Ségolène Royal, era stata protagonista di una legge per la riconquista della biodiversità, della natura e dei paesaggi, introducendo il concetto di danno ecologico nel codice civile francese. Adesso è chiamata a concretizzare il lavoro della convenzione dei cittadini per il clima, con uno sguardo lungo su turbine eoliche e parchi offshore. Ovvero dovrà mettere nero su bianco le istanze dei cittadini per il clima, consegnate al capo dello stato il 21 giugno scorso e programmare la transizione ecologica da qui al 2022.

Verde è anche il Primo Cittadino di Marsiglia, Michèle Rubirola, candidata dall’unione della sinistra, dopo 25 anni targati Jean-Claude Gaudin. Una piccola rivoluzione.

PARIGI & BERLINO

Il ministro Pompili è anche il numero due nel governo, un segno che pone inequivocabilmente le tematiche green al centro dell’azione politica. E non solo per seguire il trend tedesco. Certo, in Germania la costante crescita dei Verdi ha accenti sociali prima che politici. La crisi strutturale di Cdu e soprattutto della Spd, caduta al suo minimo storico durante un anno intero di elezioni regionali, ha movimentato lo scacchiere politico relativamente al tema del lavoro, dell’industria e dell’ecologia. Se la frangia destrorsa dell’elettorato teutonico ha trovato rifugio nel 10% raggiunto da AfD, i centristi, i socialisti e gli astenuti hanno visto nei Verdi una prospettiva, facendo del partito guidato da Robert Habeck la seconda forza politica in Germania. Non solo con riverberi nella Grande Coalizione merkeliana, ma con un impulso deciso all’agenda politica europea (al netto dell’emergenza pandemica, ovviamente).

Inoltre i Verdi tedeschi saranno verosimilmente l’unico partito disposto e in grado di appoggiare maggioranza della Cdu il prossimo anno dopo le elezioni politiche con Habeck indicato come il primo potenzuale cancelliere green della storia. Significa, inoltre che almeno in quei due Paesi, conservatori e attivisti climatici, un tempo agli antipodi, stanno dialogando su una piattaforma comune che presenta ampi margini di allargamento.

TEMA LARGO

Riduzioni dei gas serra, decarbonizzazione, ecologizzazione delle abitudini di cittadini e imprese: sono solo alcuni degli obiettivi che potrebbero benissimo rappresentare un manifesto comune a più aree politiche, nella consapevolezza che la conservazione armonica dell’ambiente è un investimento per tutti. A maggior ragione in una fase di crisi sanitaria. È di tutta evidenza come al momento si tratti di alleanze di circostanza, visto che su difesa e politica estera non ci sarebbe la medesima convergenza che si ritrova nei temi green, ma è comunque un primo segno di rilievo che potrebbe espandersi anche altrove.

twitter@FDepalo

 

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