Skip to main content

Il Mes non serve, meglio i Btp salute. E sullo stato di emergenza… Parla Agea (M5S)

Non abbiamo bisogno del Mes, ci sono altri strumenti per traghettare l’Italia verso i fondi del Recovery Fund che arriveranno, probabilmente, nel 2021. Lo crede Laura Agea, sottosegretaria al ministero degli Affari europei raggiunta telefonicamente da Formiche.net. Risorse del Mes per finanziare le spese del settore sanitario? “Facciamo un Btp Salute e raccogliamo i fondi dal mercato”, non serve accedere al Meccanismo europeo.

Partiamo da Mes: il no del Movimento 5 Stelle sembra irremovibile…

Prima di tutto è vero che in Italia siamo sostanzialmente noi del Movimento 5 Stelle a dire no al Mes, ma tutti gli altri Paesi dell’Unione europea stanno dicendo sostanzialmente la stessa cosa. Lo sta dicendo la Francia, l’ha detto la Spagna, così come i Paesi che il Mes l’hanno utilizzato. Dopo di che credo sia uno strumento inadeguato.

Parla delle condizionalità?

Si continua a dire che le condizionalità non ci siano più, ma la base giuridica sulla quale si appoggia è l’articolo 14 del Trattato istitutivo del Mes, il quale richiama a una sorveglianza macroeconomica e ad un sistema d’allarme che, nella misura in cui uno Stato sia in sofferenza da liquidità, si attiva e inizia a programmare una serie di strumenti e azioni per far rientrare il debito del Paese che lo chiede in prima battuta, appunto per far rientrare quanto è stato richiesto al Mes. Non è cambiato niente rispetto al passato. Tra l’altro anche il presidente del Consiglio si è espresso molto chiaramente.

A cosa si riferisce?

Lo ha definito uno strumento non necessario, obsoleto e non adatto alla situazione che stiamo vivendo. Noi abbiamo degli strumenti che sono all’altezza di sostenere l’Italia in attesa che si compiano i passaggi formali e tecnici sui fondi del Recovery. Non ci dimentichiamo mai, poi, il Quantitative easing della Bce. Resto sconcertata quando sento dire che potremmo avere problemi di cassa.

Il debito italiano è sostenibile, insomma.

Esatto, il debito italiano è sostenibile e l’Italia non è un Paese che ha problemi di liquidità, anzi dirlo dà un pessimo segnale ai mercati.

Il ministro Roberto Speranza ha sottolineato, però, che la Sanità in Italia avrebbe bisogno di 20 miliardi di investimenti e che col Mes arriverebbero subito…

Io non so se ci sia resi conto di quanto le ultime aste dei nostri Btp siano andate bene e siano state positive, parlo dei Btp Italia e Btp futura. Lo strumento del Quantitative easing è stato creato e realizzato dalla Bce proprio per fornire agli Stati la liquidità necessaria per fare le misure che servono. Allora facciamo un Btp Salute dove diciamo che dobbiamo raccogliere sul mercato soldi per programmare misure correlate alla salute e vediamo quanti soldi vengono raccolti in una settimana di asta. Si ragiona in questa maniera, ci sono gli strumenti per avere la liquidità e non è il Mes.

Intanto il governo si prepara al piano nazionale delle riforme legato al Recovery Fund. Si parla sia di una task force governativa che del coinvolgimento del Parlamento con commissioni dedicate. Due strade alternative o che non si escludono?

Una strada non esclude l’altra e ne sono fermamente convinta. Il ruolo del Parlamento non è solo utile, ma necessario, il coinvolgimento delle Aule è fondamentale perché rappresentano i cittadini e lo dico anche da ex parlamentare europea.

E la task force?

La task force sarà coordinata dal ministero degli Affari europei di cui sono sottosegretaria, perché in seno alla presidenza del Consiglio c’è il Comitato interministeriale per gli Affari europei che avrà appunto il ruolo di raccordo. Auspico che la task force sia non solo un momento di coinvolgimento sotto il profilo tecnico, ma che abbia anche una forte connotazione politica, perché il momento di confronto con la società civile c’è stato durante gli Stati generali, ora è il momento di fare invece scelte politiche.

Intanto il presidente del Consiglio martedì e mercoledì chiederà a Camera e Senato il prolungamento dello stato d’emergenza. Il rischio che non passi non è così remoto…

Io mi auguro che ci sia da parte di tutti grande senso di responsabilità. Richiedere di prolungare lo stato d’emergenza significa avere la possibilità, in condizioni di rischio e di rinnovata emergenza, quella che non possiamo dire di aver superato, di poter agire con misure che diano una risposta immediata. Non sono una persona allarmista, credo che la razionalità debba guidare le azioni del decisore politico, tuttavia guardando la situazione anche esterna all’Italia credo che abbassare la guardia ora sarebbe un segno di imprudenza e poca attenzione.

Spostiamoci invece al Movimento 5 Stelle. Lei questo fine settimana ha partecipato all’evento online Villaggio Rousseau e si è parlato anche di Europa. Come hanno risposto gli iscritti al Movimento e come guardano oggi alle istituzioni europee?

Ho partecipato a un panel di circa tre ore in cui si son trattati temi di respiro internazionale. Sono stati aperti e chiusi diversi sondaggi su diversi temi, politiche economiche, energetiche, industriali e ancor agricole. Temi che competono l’Ue negli Stati membri. Devo dire che ho percepito non solo l’interesse ma, diversamente da quando ero parlamentare europea, ho sentito positività e propositività, non solo critiche.

Entrando un po’ più nello specifico?

Ad esempio, per quanto riguarda i pilastri del Recovery Fund, come digitalizzazione e Green new deal. Ecco, oggi si guarda a questi due pilastri come a qualcosa di positivo, si condivide l’approccio della Commissione su questi temi e credo sia davvero la direzione giusta. Inoltre per anni ci hanno detto che i trattati europei erano una sacra sindone intoccabile, mentre ora sono stati sospesi il Patto di stabilità e il Fiscal compact. Si è messa da parte l’austerità, insomma ci si può interrogare e immaginare come e se modificarli e questo è stato percepito.

Oggi il deputato dem Enrico Borghi è intervenuto nel dibattito sul futuro dell’alleanza M5S-Pd. Lei vede nel futuro una fusione o una eventuale possibilità di coalizione di due realtà politiche diverse?

Il termine fusioni a me non piace, perché nel fondersi ci si spersonalizza per diventare qualcosa di diverso ancora. Le diversità ci sono tra M5S e Pd, ma oggi c’è anche la responsabilità di governare in un momento mai visto prima dove appunto la responsabilità si antepone davanti a tutto. Non so, sinceramente, cosa accadrà nel prossimo futuro, ci sono troppe incognite come ad esempio la legge elettorale di cui ancora si sta discutendo. Mi auguro, però, e non per convenienza personale perché poco mi importa, che questo governo faccia il suo corso fino a fine legislatura (2023). Nell’arco di questi due anni e mezzo le cose potranno cambiare. Vedremo cosa accadrà.


×

Iscriviti alla newsletter