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Il centrodestra e il doppio forno del Cav. Umori e malumori in vista delle regionali

Un classico doppio forno: uniti e legati da candidati comuni per le elezioni regionali di settembre, dove i pronostici sono davvero incoraggianti, ma con sfumature diverse (citofonare Mes e Forza Italia) circa le dinamiche nazionali, dove si moltiplicano gli inviti a Silvio Berlusconi da parte di dem e nomi noti anche con vista Colle. La strategia estiva del destracentro italiano passa da questi due elementi, nella consapevolezza che le frizioni non albergano solo tra M5s e Pd (arrivati al limite, nervoso e politico).

CAPITOLO REGIONALI

Anche per non scomporre il puzzle, composto con pazienza certosina dai vari players di centrodestra, Forza Italia per tutta la giornata di ieri ha smentito eventuali appoggi al governo. Nessuna stampella, si sono affrettati ad assicurare i maggiorenti (mentre affiorano i numeri in rosso dei conti del partito). Segno che lo zoccolo duro liberal-conservatore non riuscirebbe a digerire la eventuale liason con la linea-Letta, ovvero quella del Mes come piattaforma comune con un esecutivo sempre in grande difficoltà, come dimostrano le parole di David Sassoli (“Dove sono i dibattiti sulle grandi riforme di cui anche l’italia ha bisogno? In Europa c’è grande fiducia verso l’italia, quel che ci si aspetta è velocità di interventi. Su questo forse una concentrazione maggiore servirebbe”).

Il nodo però verte gli interessi nel breve e medio periodo. Il destracentro, alla luce delle previsioni sulle Regioni chiamate al voto, avrebbe tutto l’interesse a continuare a mostrarsi unito, senza soffiare sulle voci di scambi o di accordi. Come quella che vorrebbe una ipotetico schema con Prodi al Colle e Berlusconi senatore a vita. Di contro le numerose interlocuzioni che si stanno materializzando sulla strada dei partiti più centristi (Mediaset-Vivendi, Colle) portano evidentemente in grembo altri ragionamenti.

LE REAZIONI

Il vicepresidente in quota M5S del Parlamento Ue, Fabio Massimo Castaldo, ha sottolineato che “la possibilità che Berlusconi entri in maggioranza per noi non è accettabile. Noi siamo l’antidoto alla riproposizione del patto del Nazareno. Andare alla ricerca di strane alchimie non fa parte della nostra realtà”. Sulla stessa lunghezza d’onda l’europarlamentare grillino Dino Giarrusso: “Attenzione a non cadere nella trappola dei giornali. A che titolo intervistano Prodi che dice facciamo entrare Berlusconi al governo? Ma chi è? Ma che c’entra Prodi col governo Conte? Surreale … solo in Italia!”.

“Questa politica fa schifo – twitta Marco Rizzo, segretario generale del PCI – Ora Prodi vuole Berlusconi (e magari pure Salvini, pur di fare il Presidente della Repubblica). Si proprio Prodi, quello che diceva che con l’euro lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di più”. Pollice in su invece dal Pd, a cui piace una collaborazione istituzionale e sui temi (così come detto dall’ex Guardasigilli Piero Fassino su queste colonne ieri). Secondo il capogruppo dem al Senato, Andrea Marcucci “Berlusconi mostra senso istituzionale. Si apre fase nuova, ora dialoghiamo con Fi”.

PAESE REALE VS PARLAMENTO

Tra il Paese reale e i numeri in Parlamento, però, continua ad esserci una profonda differenza. I sondaggi che danno in testa la Lega col 26,6% (seppure in flessione) e con al quarto posto FdI devono per forza di cose confrontarsi con le forze presenti in aula, dove Forza Italia ha 59 senatori, quasi il doppio del democratici, pur riscontrando solo il 5,5% nei sondaggi. Nella camera alta si gioca un’altra partita: ultimamente ItaliaViva ha salvato al Senato la maggioranza almeno tre volte, segno che la linea Maginot resta esile. Pochi giorni fa l’addio della senatrice grillina Alessandra Riccardi al proprio gruppo ha fatto scendere la maggioranza a quota 160, quindi un senatore in meno rispetto alla maggioranza assoluta fissata a 161.

Ma nei capannelli destrorsi si discute anche di un altro passaggio: qualora queste voci di rinnovata stima tra il Professore e il Cavaliere dovessero costare qualche Regione in bilico, le reazioni sarebbero diverse rispetto alla diplomazia utilizzata fino ad oggi. Se in Emilia Romagna, per dire, la candidata dalla Lega non ha ottenuto quanto sperava anche per propri demeriti (visto che la Lista Lega è andata a un soffio dal Pd), guardando a settembre ci potrebbe essere la tentazione di non essere più così ben disposti con alleati di coalizione che annunciano unità, ma poi sono tentati dal doppio forno.

twitter@FDepalo

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