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Altro che export! Così la Cina minaccia il Made in Italy. L’allarme di Bankitalia

Un attacco silenzioso ma micidiale e sistematico al sistema produttivo italiano, già alla prese con una delle peggiori crisi della sua storia. Anno dopo anno la Cina sta portando avanti una politica commerciale che rischia di creare non pochi danni alle imprese italiane, ma anche a quelle europee. La prova è nell’ultima relazione annuale dell’Unità di informazione finanziaria (Uif) di Bankitalia, il braccio armato di Via Nazionale che funge da vigilante di tutte le operazioni finanziarie che mettono quotidianamente in pericolo l’economia tricolore. Come ogni anno, la Uif ha presentato il suo rapporto annuale, fornendo informazioni preziose sulle principali minacce al nostro sistema. Primo problema, il Dragone.

DUMPING COMMERCIALE

Sotto la lente di Bankitalia, è finita innanzitutto la questione commerciale. E cioè l’importazione in Italia di materia prima a un prezzo molto più basso di quello deciso dal mercato. “Nel corso del 2019 la Uif ha promosso due nuove iniziative di analisi congiunta, tuttora in svolgimento, una delle quali è incentrata su un vasto fenomeno di frodi e riciclaggio connessi a importazioni di merci dalla Cina a prezzi ampiamente inferiori al valore reale dei beni”, si legge nel rapporto. Un problema che, come scrive la divisione diretta da Claudio Clemente, non riguarda solo l’Italia, ma altre economie avanzate in Europa.

“Già lo scorso anno”, si legge in un altro passaggio del rapporto, “si erano messi in evidenza gli imponenti flussi di bonifici dall’Italia all’Ungheria connessi all’importazione di merci tessili dalla Cina. Le analisi più recenti confermano il carattere transnazionale del fenomeno, con lo spostamento dei flussi finanziari e delle merci presso ulteriori Paesi europei (Germania, Francia, Spagna, Slovenia, Repubblica Ceca, Slovacchia) e un presumibile ulteriore cambiamento dei porti di sdoganamento”.

UNA RISPOSTA COMUNE ALLA CINA

La questione commerciale legata alla Cina è comunque all’attenzione di altri governi. “Per contrastare anche tali nuove dimensioni e modalità, la Uif ha promosso un progetto di collaborazione con le Fiu europee che prevede l’analisi congiunta del fenomeno al fine di una più completa ricostruzione dei flussi finanziari e della rete di soggetti coinvolti”. Nel dettaglio, si tratta di “nuove iniziative di analisi congiunta, tuttora in corso. Assieme alle Fiu di Francia, Germania, Spagna e Ungheria è in corso di approfondimento un vasto fenomeno di frodi e riciclaggio connessi a importazioni di merci dalla Cina, regolate con importi sotto-fatturati”.

EFFETTO LOCKDOWN

Lasciando il capitolo Cina, Bankitalia ha contabilizzato l’impatto del coronavirus, in particolare del lockdown, sul trend delle operazioni sospette. Registrando un “forte aumento delle segnalazioni di operazioni sospette tra marzo e maggio: durante l’emergenza sanitaria la Uif ha assicurato non solo la continuità dell’azione ma anzi un suo ulteriore sviluppo per assicurare la più tempestiva analisi e disseminazione delle segnalazioni di operazioni sospette collegate al Covid-19. Fra marzo e maggio il numero delle segnalazioni analizzate e trasmesse agli organi investigativi è aumentato di circa l’8% rispetto allo stesso periodo del 2019”.

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