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Altro che tasse, nel Pnr più investimenti e meno burocrazia. Parla Cipolletta

Forse l’Europa non vuole un taglio delle tasse in cima all’agenda economica dell’Italia. Meglio puntare dritti su investimenti, crescita, infrastrutture, invece che darsi a operazioni di chirurgia fiscale. Superata la prova del Consiglio dei ministri, il cosiddetto Piano nazionale di riforme dovrà approdare su un tavolo ben più importante, quello di Ursula von del Leyen. Prima di sbloccare definitivamente i 170 miliardi tra prestiti e contributi a fondo perduto, l’Europa vuole essere del tutto convinta che l’Italia ne farà un buon uso. Quale, Formiche.net, lo ha chiesto a Innocenzo Cipolletta, economista e presidente di Assonime, l’associazione delle spa.

Cipolletta, il governo nel suo pacchetto da presentare all’Europa sembra puntare molto su una riforma fiscale. Meno Iva, meno Irpef…

Credo che la riforma fiscale sia l’ultima cosa da prendere in considerazione. Il problema fiscale, per un Paese indebitato e che si indebiterà sempre di più, deve essere un modo per ottimizzare la crescita delle risorse che lo Stato può reperire. Non mi pare un approccio così prioritario per l’Italia in questo momento.

Che cosa dovrebbe proporre l’Italia all’Europa per ottenere il massimo spazio di manovra nell’utilizzo delle risorse del Recovery Fund?

Progetti di investimento che vadano nella direzione della sostenibilità e nel supporto della domanda interna. Si badi bene, stiamo parlando del 2021, nei prossimi mesi occorrerà continuare ad aiutare la gente, questo è chiaro. Ma poi, a partire dal prossimo anno, servirà tornare a crescere e l’unico modo per crescere è puntare sugli investimenti nelle infrastrutture, nella sanità, nella sostenibilità. E persino nel buon funzionamento della burocrazia e delle amministrazioni, anche questi sono investimenti, che hanno un diretto impatto sull’economia.

Scusi se insisto, ma non crede che una riduzione dell’Iva sia in grado di rilanciare la domanda interna?

Una riduzione dell’Iva sarebbe del tutto inutile. In questo momento la gente ha paura di spendere, i soldi ci sono e le persone accumulano risparmio, una riduzione dell’Iva aiuterebbe una quota esigua di consumatori. Inoltre parliamo di una delle tasse più evase d’Italia. Semmai potremmo prendere in considerazione un accorpamento di imposte, ma una riduzione proprio no, il governo ci guadagnerebbe qualche voto dai commercianti.

Lo stesso ragionamento vale anche per l’Irpef? Anche qui il governo sembra puntarvi forte…

Per l’Irpef è diverso, serve una revisione del sistema che porti a contribuzione fiscale le rendite, che oggi sono fuori da questo perimetro. In questo caso si potrebbe pensare di ridurre l’Irpef, ma solo dopo un riassetto: oltre alle rendite di cui parlavo. Ma ci sono anche le prime case, che oggi non sono tassate. Allora dico, si può fare un riassetto fiscale e poi ridurre l’Irpef, ma solo quello.

Cipolletta parliamo dei mercati. Da tempo lo spread Btp/Bund è basso, rispetto a livelli che conosciamo bene. Merito della Bce che compra i nostri titoli. Ma quando tutto questo finirà, saremo in balìa della speculazione?

Io credo che la Bce continuerà a sostenerci per il tempo necessario a intraprendere una riduzione del debito. Ma dobbiamo iniziare a farlo adesso, perché se cominciamo a farlo quando verrà meno lo scudo della Bce, allora saranno dolori. Non sono preoccupato di questo, credo che ci sosterrà ancora per anni, ma non certo in perpetuo. Però non dobbiamo adagiarci, il percorso della riduzione del debito va intrapreso fin da subito. Però mi lasci dire una cosa…

Prego.

Non siamo gli unici ad avere un problema con il debito. Ci sono anche la Germania e la Francia, che quest’anno andrà al 130% del Pil. Dunque non pensiamo che il debito e il suo rapporto con il Pil non sia un problema solo italiano.

Le imprese che Assonime rappresenta, in che stato d’animo sono?

Insomma. Vogliono superare questo anno terribile. Si vivono momenti difficili, il problema delle aziende è quello di superare il momento. Se, come dicevo prima, ci fosse un progetto di riforma come dicevo prima, non basato sulle tasse ma sugli investimenti, starebbero molto più tranquille.

Le cito una spa, di quelle importanti. Borsa Italiana. Presto o tardi potrebbe finire ceduta dalla controllante Lse, e il governo punta a riportarla sotto il controllo italiano. Lei che ne pensa?

Non conta molto il possesso in se dell’asset, quello che davvero è importante è se si trova in un conteso extra Ue, come quello attuale visto che è a controllo inglese o invece infra-europeo. In ogni caso, non farei questioni di battaglie di bandiera.



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