Giuseppe Conte vuole un consiglio da amico? Eccolo: accetti il Mes, senza pensarci due volte. Firmato, Paolo Gentiloni. L’ex premier, oggi commissario europea gli Affari Economici, è intervenuto questa mattina alla Camera, per un’audizione sulle strategie di rilancio europee. Un’occasione ghiotta per ribadire al parlamento il suo personale pensiero sul Mes, nei giorni delle prime vere tensioni tra dem e M5S proprio sul Meccanismo Salva Stati e quando manca davvero poco al decisivo Consiglio europeo di metà luglio.
“L’Italia è uno dei Paesi che avrebbe maggior interesse ai fondi del Mes, perché ha tassi di restituzione del debito più convenienti”, è stata la premessa. “Bisogna vedere se il gioco vale la candela, ma questa è una valutazione che spetta al governo italiano. Io come commissario ho sempre lavorato affinché questi prestiti fossero senza condizionalità e a condizioni molto favorevoli. Il Mes ha la stigma della condizionalità , ma noi abbiamo lavorato affinché le condizioni fossero fatte in modo anticipato, non durante l’erogazione. L’adesione politica spetta al governo, la commissione ha lavorato affinché il Trattato fosse compatibile con lo strumento, senza condizionalità”.
Il ragionamento di Gentiloni è chiaro. L’Italia ha il terzo debito mondiale e quest’anno lo stock salirà ancora visto che il rapporto tra indebitamento e Pil sfiora il 160%. In più i provvedimenti anti-covid fin qui adottati sono tutti a deficit, senza considerare che la Bce non potrà continuare in eterno a comprare i nostri titoli, un gradino sopra il livello junk. E allora perché fare altro deficit quando si possono avere soldi a prezzi migliori?
Discorso, come poc’anzi detto, legato a doppio filo con il debito, ha ricordato ai parlamentari di Montecitorio. “Il tema della sostenibilità del debito è un tema che rimane ed è uno dei problemi del futuro che l’ermergenza del Coronavirus non può cancellare. Occorre riportare il nostro debito verso una traiettoria discendente. La Commissione ha invitato tutti i Paesi a spendere e ha creato le condizioni per farlo senza dover tener conto dei vincoli che regolano i nostri bilanci”, ma prima o poi, è il senso, bisognerà rientrare nei ranghi.
Non poteva mancare un pensiero di Gentiloni alla frattura tra Paesi frugali, quelli assai dubbiosi sul Recovery Fund per intendesi, che mal vedono il prestito di denaro a Paesi (Italia e Spagna in testa) che potrebbero non essere in grado di rimborsare i fondi. “Le divergenze tra i paesi della Zona Euro sulla capacità di spesa per affrontare la crisi generata dal Coronavirus, a causa dei differenti livelli di debito, mettono in tensione la stessa Zona Euro. Un sistema come l’Unione europea non può accettare che queste differenze si accentuino, perché mettono a rischio la tenuta della Zona Euro”. Si vedrà tra due settimane. A Bruxelles.