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Ecco come il Copasir vorrebbe garantire l’italianità di Piazza Affari

L’ultima parola spetta al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, e all’Antitrust. Ma nel frattempo qualcosa inizia a muoversi.

Il Copasir ha sondato la disponibilità da parte di Intesa San Paolo di entrare in una cordata con Cdp (Cassa depositi e prestiti) per riacquistare Borsa Italiana.

Sentiti in audizione a Palazzo San Macuto, il presidente del gruppo Gian Maria Gros Pietro e l’ad Carlo Messina non avrebbero confermato l’intenzione di far parte della cordata. Ma il tema è stato posto sul tavolo e il comitato ha fatto capire che sarebbe opportuno valutare la possibilità per evitare che Borsa finisca dalle mani del London Stock Exchange (Lse) a quelle dei francesi di Euronext.

Una fonte a conoscenza del dossier spiega che tutto il comitato è convinto che sia necessario “un aumento della soggettività italiana in quella compagine sociale” perché “una logica di sistema presuppone la disponibilità dei grandi player, a partire da Intesa, che è il primo italiano e il terzo europeo”.

Il presidente dell’organo parlamentare, il deputato della Lega Raffaele Volpi, aveva confidato in una recente intervista a Formiche.net l’attenzione del Copasir sulla partita per Borsa: “A prescindere dai nomi, e dal possibile coinvolgimento di Cdp, il mio personalissimo parere è che per operazioni di questo livello servano delle convergenze, alleanze con capacità contrattuali importanti che riportino un asset strategico in Italia. Non è remota la possibilità di mettere insieme un’alleanza”.

Come una parte del governo (secondo recenti indiscrezioni di Reuters, a spingere per la cordata sono soprattutto i Cinque Stelle, e fra loro Riccardo Fraccaro), anche il Copasir ritiene Piazza Affari strategica, anche perché ha al suo interno Mts, la piattaforma per il trading dei titoli di Stato italiani.

Ora il futuro di Borsa da una parte dipende dal verdetto dell’istruttoria dell’Antitrust sull’acquisizione di Refinitive da parte di Lse. Dall’altra si deciderà a Via XX Settembre, anche se, finora, il ministro non ha sciolto le riserve.

Fra gli altri temi affrontati dal Copasir nell’audizione di questa mattina, il derby fra Intesa e Unicredit. Fonti vicine al comitato fanno sapere che, all’interno del rapporto conclusivo sul ciclo di audizioni con il settore bancario e assicurativo, anche su questo l’organo potrebbe dire la sua. Non è ancora deciso se il rapporto darà vita a un’informativa parlamentare o a un documento interno.

Non poteva mancare un passaggio sull’Ops di Intesa su Ubi e in particolare sul fondo Parvus, primo azionista della banca con l’8,6% del capitale. Il comitato avrebbe espresso preoccupazione per la composizione del fondo con sede legale a Londra e fiscale nelle isole Cayman e si riserva di approfondire chi c’è dietro all’ “azionista numero uno di una delle prime banche italiane”. Gros Pietro e Messina da parte loro avrebbero difeso la bontà di “un’operazione di sistema di carattere nazionale”.

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