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Il pharma non si ferma. Tutti i trend del settore

Confermata la presidenza di Farmindustria a Massimo Scaccabarozzi, che presiede l’Associazione dal 2011. Nominati in occasione dell’Assemblea anche gli altri membri del comitato, che dovranno affrontare sotto la guida dell’ad di Janssen le nuove sfide del settore farmaceutico. Cavalcando, però, i trend positivi, dalla produzione (in costante aumento) all’occupazione, all’attrattività degli investimenti. E senza perdere terreno. Solo nel 2018 l’Italia ha conquistato il primo posto per produzione farmaceutica in Europa, superando la Germania dopo anni di testa a testa.

BENE PRODUZIONE E OCCUPAZIONE

Le sfide per il settore farmaceutico, venute fuori con forza dopo l’emergenza pandemica non ancora conclusa, non sono poche. Ma altrettante sono le opportunità, sostenute dai trend positivi che continuano a caratterizzare il settore. In primis, quello della produzione farmaceutica nazionale, che nel 2019 è cresciuta ancora. Come riportato da Il Sole 24 Ore, sono 34, infatti, i miliardi di produzione, export compreso (che ne rappresenta l’85% del totale). Notizie positive anche per l’occupazione. La farmaceutica, sempre secondo quanto riportato dalla testata di economia e finanza, infatti, è il settore che maggiormente ha influito positivamente sul mercato del lavoro, con un +10% rispetto al +5% registrato dalla media nazionale.

COVID-19: IL PHARMA NON SI FERMA

Nei primi mesi del 2020, tra l’altro, anche nel corso della pandemia e delle condizioni estremamente complesse (senza dubbio anche per via della strategicità del comparto), le imprese hanno assicurato la propria continuità operativa, seppur nel pieno rispetto delle condizioni di sicurezza dei lavoratori, limitando tra l’altro al massimo il ricorso agli ammortizzatori sociali e assicurando la piena occupazione. Ed è proprio grazie a questa continuità che è stato possibile garantire la corretta fruizione delle terapie, come riporta Il Sole 24 Ore, ai 26 milioni di persone (il 43% del totale della popolazione) che assumono abitualmente farmaci. Positive anche le ricadute anche sulla crescita economica, direttamente e attraverso l’indotto, con 17 miliardi di produzione generati in tre mesi dall’intera filiera.

LE SFIDE DEL COMPARTO

Numerose, però, anche le sfide che il comparto dovrà affrontare. Diminuisce infatti la domanda in farmacia (-4% per le confezioni nei primi 5 mesi dell’anno e -22% a maggio) e si registrano difficoltà anche per l’accesso di cure ambulatoriali e nei reparti ospedalieri (-8% per vendite dei farmaci ad uso ospedaliero nel mese di aprile).

BUONE NOTIZIE PER ATTRATTIVITÀ DEGLI INVESTIMENTI

Rimane fondamentale, però, il ruolo dell’industria farmaceutica per l’economia nazionale, che si conferma un driver per lo sviluppo economico e sociale del Paese. Rimane alta infatti l’attrattività per gli investimenti, come confermato da recenti stime riportate dal quotidiano milanese secondo cui, nei prossimi cinque anni, la farmaceutica investirà nel mondo circa mille miliardi di dollari in ricerca.

OCCUPAZIONE, MA DI QUALITÀ 

Bene anche l’occupazione, non solo nella quantità, ma anche e soprattutto nella qualità. Sono 66.500, infatti, gli addetti coinvolti nel comparto, di cui il 90% laureati e diplomati. Dominano, infine, le quote rosa del settore. Se infatti la media nazionale si attesta al 29%, nel farmaceutico balza al 43%. Stesso discorso per l’occupazione giovanile; dal 2014, infatti, si registra una costante crescita degli under35. Infine, come testimoniato da recenti dati Istat, il settore farmaceutico guadagna il primo posto sia per l’acquisizione di risorse umane con un alto tasso di nuove competenze e formazione che per il benessere lavorativo. Si conferma, tra l’altro, un comparto votato al green, con azioni di responsabilità sociale e riduzione dell’impatto ambientale.

L’ITALIA IN EUROPA: I TREND

La farmaceutica in Italia, inoltre, sembra avere un rapporto costo-benefici estremamente vantaggioso rispetto ad altri Paesi europei. Secondo recentissimi dati Ocse, infatti, la spesa pubblica pro capite risulta inferiore del 23% rispetto agli altri grandi Paesi e del 16% rispetto alla media Ue14+Regno Unito. Questo gap, considerando che la copertura del Servizio sanitario è paragonabile (se non superiore) agli altri Paesi, testimonia un livello dei prezzi più basso. In generale, inoltre, la spesa pubblica in Italia è inferiore a quella dei partner europei (-13%), ma per la farmaceutica il gap è maggiore. E anche includendo la componente privata, la spesa per farmaci in Italia resta più bassa (-8% rispetto ai grandi Paesi europei). Inoltre, dal 2009 al 2019 la spesa farmaceutica pubblica totale è cresciuta dell’1% all’anno, ovvero meno della somma tra inflazione e crescita della popolazione. E dal 2013 a oggi le imprese hanno restituito al Servizio sanitario nazionale, sotto forma di payback, 10 miliardi; un dato che lascerebbe la spesa pro capite costante al livello di 10 anni fa.

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