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Mari italiani più puliti post lockdown. La ricerca dell’Ispra

Chi ha scelto di trascorrere le proprie vacanze al mare, (e come ogni anno sono la maggioranza degli italiani e quest’anno ancora di più nei mari di casa nostra per le note vicende legate al Covid-19), troverà acque più pulite e ambienti più accoglienti, grazie anche alle misure predisposte per combattere l’emergenza sanitaria (quando sono messe in pratica, naturalmente, e quando vengono rispettate).

Che i nostri mari siano più puliti lo conferma una ricerca promossa dal ministero dell’Ambiente e condotta da Ispra e dalle Capitanerie di Porto, iniziata nel mese di aprile e terminata i primi di giugno, su tutte le coste italiane in 457 stazioni di prelievo. L’elemento che caratterizza le nostre acque è “la particolare trasparenza del mare con valori superiori alle medie stagionali”. In alcuni tratti della Liguria la visibilità arriva fino a 15 metri di profondità; aumenta la trasparenza anche in diverse località del Lazio. Nelle acque della Campania è diminuito anche significativamente l’inquinamento acustico, influenzando il comportamento di molti animali marini. L’Agenzia Regionale Ambiente dell’Emilia Romagna ha effettuato studi sui materiali presenti in mare utilizzando il sistema di osservazione satellitare Copernicus ed è stato possibile verificare la diminuzione delle particelle presenti in acqua rispetto agli anni precedenti, specialmente alla foce del Po. Specifiche indagini sui due principali fiumi italiani, Po e Adige, sono state effettuate dall’Agenzia del Veneto e dalla Capitaneria di Porto di Venezia.

“Lo scopo di questa indagine straordinaria – ha spiegato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa – era proprio quello di conoscere lo stato di salute dei nostri mari a ridosso del lockdown per avere evidenza scientifica di quello che i nostri occhi potevano verificare, ovvero mari più limpidi e un ambiente più pulito. Il nostro impegno ora è far sì che questi standard siano mantenuti nella costruzione di una nuova normalità green”.

Il monitoraggio straordinario ha indagato la presenza in mare di metalli, fitofarmaci, solventi e altre sostanze legate alle attività produttive, oltre che i principali parametri chimici riferiti alle sostanze organiche riversate in mare, come fosforo e azoto che sono una delle cause di eutrofizzazione delle acque marine costiere. Ebbene, in molte regioni è stata riscontrata una minore presenza di questi nutrienti rispetto agli anni passati. Le attività in mare sono state condotte grazie ai mezzi navali messi a disposizione dalle Capitanerie di Porto e dalle Agenzie Ambientali Regionali. La Guardia Costiera ha operato con personale proprio formato ad hoc, essendo la tutela dell’ambiente marino e costiero tra i principali compiti istituzionali del Corpo.

“Al lavoro di monitoraggio che il Sistema della Agenzie Regionali garantisce da anni lungo tutto l’arco costiero per assicurare la balneabilità delle acque – ha dichiarato il presidente di Ispra Stefano Laporta – quest’anno abbiamo condotto la campagna straordinaria per indagare gli effetti del lockdown. Uno studio che ci ha visti impegnati anche nel monitoraggio dell’aria, del suolo, dei rifiuti e su molti altri fronti legati alla salute dell’ambiente e dell’uomo. Un impegno profuso da una rete di oltre 10mila esperti su tutto il territorio nazionale”.

“La campagna straordinaria di monitoraggio ambientale, svolta su indicazione del ministro dell’Ambiente – ha detto il Comandante Generale delle Capitanerie di Porto Giovanni Pettorino – ha permesso non solo di fotografare lo stato dei nostri mari, ma di consolidare la collaborazione tra le Capitanerie di Porto e il Sistema Nazionale di Protezione Ambientale. Una sinergia operativa su tutto il territorio nazionale che permetterà di operare in futuro in maniera ancora più efficace per proteggere e tutelare l’ambiente marino e costiero”.

 

 

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