Comunque finisca la partita tra governo e Autostrade, l’esecutivo non ne uscirà bene. A quasi due anni dal crollo del ponte Morandi, il braccio di ferro con la famiglia Benetton, azionista di Atlantia, a sua volta controllante (88%) di Autostrade, sembra volgere al termine. Nell’incontro di ieri al ministero dei Trasporti, come confermato oggi dal premier Giuseppe Conte, ha nei fatti messo la società dinnanzi a un bivio: una repentina discesa nel capitale di Autostrade degli azionisti (nella forma di una controproposta al governo da far pervenire entro il week end), oppure la revoca delle concessioni. Qualunque cosa succeda nei prossimi giorni però, c’è una certezza, dice a Formiche.net l’economista della Bocconi Carlo Alberto Carnevale Maffé. E cioè che la credibilità della politica italiana esce demolita da due anni di tira e molla su Autostrade.
Maffè, ieri l’incontro con Autostrade. A giorni la decisione del governo. E lunedì c’è un Consiglio dei ministri. Facciamo un bilancio?
Questo modo di impostare le relazioni con le grandi società non è degna di uno Stato di diritto. Non si negozia così, il governo ha portato avanti una battaglia ideologica e non giuridica, sbandierando un negoziato in piazza. Abbiamo visto ricatti, ultimatum, minacce. Di tutto insomma. E l’unico risultato di tutto questo è che lo Stato italiano è oggi un interlocutore inaffidabile.
Autostrade sembra essere finita all’angolo. Le chiedo se sia giusto essere arrivati a tanto…
No, sono stati buttati a mare i principi dello Stato di diritto. Lo dimostra anche un fatto. Il governo ha sempre associato Autostrade ai Benetton, facendo capire di voler cacciare i Benetton. Ma questo è sbagliato, inaccettabile che si identifichino come interlocutori solo i Benetton. Autostrade ha dietro Atlantia, che è una holding ed è quotata, dunque ci sono altri azionisti, risparmiatori, c’è il mercato insomma. Tutto questo è culturalmente inaccettabile, si stanno distruggendo le basi per un vero patto tra lo Stato e le aziende private.
Allora la parte del cattivo la fa solo lo Stato. Oppure ci sono anche colpe trasversali, nella gestione di questo confronto?
Anche Atlantia ha delle colpe, poteva chiudere prima questa partita. Non so come, trovo sbagliato aspettare due anni per trovare una soluzione. Il cambio di management ha influito forse su questa stasi, ma è difficile esprimere un giudizio. Siamo dinnanzi a un contratto, quello tra lo Stato e Atlantia, tra i più complessi che ci siano.
Pochi giorni fa il ministro De Micheli ha confermato la gestione del vecchio Morandi ad Autostrade. E ora il governo minaccia la revoca in pochi giorni. Non lo trova surreale?
Il ministro ha fatto esattamente quello che è previsto dalla legge, surreale e schizofrenico sarà stato il governo che ha condannato politicamente una società senza che sia arrivata una sentenza che sia una. Di questo non ne parliamo? Finché un giudice non stabilisce che quella concessione è inesistenti, è giusto che quella concessione rimanga in mano al titolare. Per questo dico che la De Micheli ha fatto benissimo, ha fatto qualcosa di sacrosanto e a dirla tutta obbligata. Lo vogliamo capire o no, che i patti si rispettano. Se non si rispettano gli accordi questo Paese è finito, finisce tutto, possibile che non lo si capisca? Questo governo ha perso tutta la sua credibilità.
Ma allora perché Conte si affanna a parlare di revoca se prima della politica deve arrivare la giustizia?
Questo è l’errore commesso finora, l’idea di ergersi a giudici supremi quando i giudici, quelli veri non hanno deciso ancora nulla. Ci rendiamo conto o no che c’è in gioco la separazione dei poteri. Non è che politicamente si può andare contro la legge, spetta a un giudice terzo dire se il contratto è valido o non è valido. Allora politicamente uno può fare quello che vuole. Io vorrei sapere di che cosa è colpevole Atlantia fino ad oggi.
Me lo dica lei…
Di nulla. Finché un giudice non lo stabilisce.
Mettiamo che la prossima settimana il governo decida per la revoca. Che cosa può succedere?
La revoca è una mossa scellerata. Così come quella norma del Milleproroghe che rivede gli indennizzi alla società che è un golpe. Detto questo, se lunedì o martedì arriva la revoca e poi un tribunale dice che il governo ha torto, ci saranno miliardi di risarcimenti che ricadranno sui contribuenti. Siamo pronti a questo? Io francamente non lo so. Non dimentichiamoci mai che non ci sono solo i Benetton, ci sono dentro risparmiatori, fondi pensione. Che cosa è successo quando, pochi giorni fa quando la Consulta detto che era giusta l’estromissione di Autostrade dalla ricostruzione del Morandi? Il titolo è crollato. Qui rischiamo, dico noi contribuenti, di perdere miliardi per una decisione che nei luoghi competenti, i tribunali, non è ancora stata presa.
Tiriamo le somme. Come ne escono Conte e il governo da tutta questa faccenda?
Male, ma non ne escono male solo loro. Ne esce male la Repubblica italiana, che si è giocata la sua affidabilità. All’estero pensano che noi cambiamo idea quando ci pare, è stata distrutta la nostra reputazione. Questa è l’immagine che stiamo dando. E mica c’è solo Autostrade, abbiamo anche visto il caso dell’Ilva, con Mittal. Anche lì, decisioni politiche più veloci della giustizia.